URBINO – Nonostante i social network abbiano rivoluzionato la vita nelle ambasciate, i media tradizionali sono rimasti al centro della loro attività. “La prima cosa che faccio quando arrivo in ufficio -rivela Stephen Anderson, 42 anni, addetto stampa dell’ambasciata americana a Roma dal 2005, ospite all’Ifg di Urbino per un incontro con gli allievi – è fare la rassegna stampa per l’ambasciatore”. Il vaglio dei giornali gli ha riservato, soprattutto agli inizi del suo lavoro qui in Italia, alcune sorprese. L’aspetto più complesso per un neoarrivato è “capire che certi giornali hanno una linea editoriale netta, mentre altri un’altra: occorre tentare di individuare qual è il motivo che sta dietro la posizione di quella testata e leggere ogni volta tre o quattro giornali per mettere insieme un collage che permetta di capire bene che cos’è successo”.
Anderson individua una differenza essenziale tra stampa americana e stampa italiana. Una sottigliezza stilistica e culturale: “Mentre in America i giornalisti inseriscono tutti i dettagli della notizia nelle prime tre righe, e in molti casi non occorre leggere altro, i servizi dei giornalisti italiani iniziano girando attorno al problema, magari con belle parole. Ma costringono il lettore a dare una scorsa a tutto il documento”.
Il mezzo di comunicazione che raggiunge il numero di persone maggiori e quindi più interessante ai fini della comunicazione per l’ambasciata, resta la televisione. Ma “la tecnologia cambia e noi dobbiamo cambiare con essa”. Internet, Twitter, Facebook, i blog, i siti dei giornali, sono strumenti essenziali anche per capire il popolo dove l’ambasciata risiede, oltre che per fare comunicazione. Ecco allora che nasce il blog dell’ambasciata americana su La Stampa.it, Il Taccuino, dove l’ambasciatore racconta a modo suo le elezioni americane.
Ecco che le ambasciate di tutto il mondo sbarcano su Facebook: dalla più social, quella di Jacarta, indonesia, che conta 474.432 fan, a quella nel nostro paese, l’U.S. Embassy to Italy, con 6.000 like. Ecco che episodi come la morte di Lucio Dalla, la tragedia della Costa Concordia, l’arrivo di Lady Gaga in Italia per il Gay Pride diventano uno strumento digitale per farsi conoscere meglio e attrarre consensi social.
“Il segretario di Stato Hillary Clinton in un recente discorso – ha ricordato Anderson – raccontava come 150 anni fa il telegrafo permetteva agli ambasciatori di fare comunicazioni ogni giorno e non più ogni 4 settimane come accadeva in precedenza”. Oggi Twitter sembra lo strumento prediletto. “E’ stato molto importante per la primavera araba e per noi è uno strumento fondamentale”. Con la consapevolezza che i tempi corrono sempre più veloci e lo stesso social network dei cinguettii potrebbe essere presto superato, ad esempio da Pinterest, il neonato social media che aggrega foto e informazioni in base agli interessi personali dell’utente.
ieri ho visto il giuramento di Obama . ho ascoltato il coro dei ragazzi e delle ragazze ( inno nazionale e canti patriottici) Molto bello. Erano ragazzi e ragazze Afro-americani, afro asiatici, Anglosassoni, latino americani ma non ho visto nessuno fra i presenti con i caratteri somatici dei precolombiani ( i pellirossi per esempio)
E ppure ce ne sono…. non tanti ma ce ne sono. Perchè non c’erano ? o se c’erano perchè nessuno lo ha ricordato ? Mi piacerebbe avere notizie di queste nazioni.
Giorgioi Montanari
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