URBINO – Si produce e si vende sempre meno, specialmente nel pesarese. Sono questi i segni particolari della crisi economica nella provincia, che emergono dall’ultima analisi trimestrale di Confindustria Pesaro-Urbino. Un pesarese che ha smesso di produrre con lo stesso ritmo di prima, che subisce costi di gestione sempre maggiori e che non riesce a vendere più come in passato, specialmente all’estero (-6,1%). C’è calo sia nella produzione del materiale (-1,6% rispetto al 2010) che nella vendita del prodotto (-3,0%).
CHI RESISTE. I settori che si salvano da questa flessione sono quelli della gomma-plastica e il tessile. Per il mercato estero resiste anche il settore dei minerali non metalliferi. “La gomma-plastica è un settore – precisa il Centro Studi Confindustria – con clientela fissa e stabile. Questo perché sono poche le aziende che se ne occupano e quindi l’andamento positivo anche di una sola incide positivamente nei dati trimestrali”.
DISOCCUPAZIONE. Una conseguenza della crisi economica sono i posti di lavoro che diminuiscono a vistosamente. Nell’ultimo trimestre 2011 nella sola provincia di Pesaro-Urbino l’occupazione è scesa del 4,4%. Dal 2010 al 2011 diminuiscono invece le ore di cassa integrazione (-18,6%), cifra che però aumenta già nei primi mesi di questo 2012 (vedi articolo sotto) . Le imprese manifatturiere attive hanno fatto registrare una leggera diminuzione della produzione, -0,8% rispetto al 2010. “La crisi si è spostata nella distribuzione – aggiunge Domenico Passeri, direttore Confesercenti Urbino – ora a soffrire sono anche le aziende a gestione familiare, che non riescono più a sostenere i costi di produzione”.
CROLLO DEL MATTONE. Uno dei settori più colpiti è senz’altro l’edilizia. Negativi i risultati sia dal punto di vista produttivo che occupazionale. Aumenta il livello di cassa integrazione, le ore di CIG sfiorano gli attuali 108 milioni, triplicando rispetto al 2008. Secondo Confindustria il settore edile negli ultimi cinque anni ha perso in termini reali il 24,1%. Si è ritornati in pratica ai livelli di produzione di metà anni 90’. Il calo è dovuto anche alla diminuzione dei permessi per costruire. Le imprese edili attive nel duemilaundici erano 6.292, (-0,5% rispetto all’anno precedente).
Ecco qui alcuni settori che risentono della crisi:
settore | produzione | vendite |
---|---|---|
mobile legno | -4,6% | -10,6% |
tessile | 3,5% | -10,2% |
meccanica | -4,3% | -11,3% |
(dati ultimo trimestre 2011-2010 Confindustria Pesaro Urbino)
MODA NON VENDE. Tessile e abbigliamento sono i reparti che resistono, arrivando perfino a chiudere positivamente il 2011. Una nota positiva, ma solo dal punto di vista produttivo. Sale al 3,5% la produzione, mentre invece è negativo l’andamento delle vendite con un calo del -10,2%. Nonostante ciò però aumentano le imprese attive nel settore moda, 702 nel 2011 (+3,7% rispetto al 2010).
CARENZE. I problemi che non facilitano la vita di imprese provinciali secondo Confindustria sono essenzialmente due: la burocrazia, che frena e costa alle attività, e le infrastrutture materiali carenti, come ad esempio la mancanza di un secondo casello autostradale, che non aiuta nei collegamenti e trasporti. “Ci sono molte piccole aziende che da sole non riescono a uscire dalla crisi – commenta Confindustria Pesaro Urbino – quello che si deve fare è favorire le aggregazioni, creare contratti di rete fra aziende, questo per renderle pronte ad affrontare il mercato estero”.
SOLUZIONI. Una idea la sia può trovare sul sito www.inretesipuo.it che raccoglie tutti i progetti di aggregazione imprenditoriale nel territorio, sotto Confindustria, CNA e Confartigianato Imprese della Provincia di Pesaro Urbino. “Fare rete è l’unica via d’uscita. Le attività più grandi ci riescono, perché avvantaggiate strutturalmente – commenta Passeri – Quello che possono fare i più piccoli è unirsi per settori e aree, ma per questo c’è bisogno anche di sostegni economici”.