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Il Mattino in crisi taglia del 30-40% i compensi dei collaboratori

di    -    Pubblicato il 22/02/2013                 
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Il Mattino affronta di petto la crisi, tagliando i compensi dei più deboli: fino al 40% della retribuzione in meno per i collaboratori, quelli che vengono pagati tra i 50 e i 150 euro a pezzo. Una quarantina di giornalisti che – mentre si discute di equo compenso – lavoreranno sempre più per pochi spicci. Salvi solo, a quanto sembra in questa fase ancora confusa, quei collaboratori che prendevano ancora meno, 25 euro a pezzo.

Tutto è iniziato con una lettera, ricevuta nei giorni scorsi dai collaboratori esterni del quotidiani: “Ti invito a contattare l’Amministrazione del personale per conoscere e accettare la nuova proposta contrattuale”. Un modo formale per dire riduzione del compenso.

Dal 1 marzo, infatti, “per il perdurare di una grave e difficile situazione economica generale e di settore, che interessa purtroppo anche il nostro giornale” il direttore, Alessandro Barbano, ha deciso di iniziare a risparmiare partendo da lì.

Il Mattino è un giornale che, fin ora, ha contato molto sui collaboratori, soprattutto per quanto riguarda i dorsi locali di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. “Abbiamo calcolato –dice Ciro Pellegrino del Comitato giornalisti campani precari- che, in alcuni giorni, tra il 70 e l’80% delle pagine di cronaca, sono firmate dai collaboratori”. Quegli stessi collaboratori a cui è stato detto, senza alcun preavviso “o mangi questa minestra o salti questa finestra”.

La decisione va a colpire la categoria che più risente della crisi del settore e che riceve i compensi più bassi. Per i collaboratori non c’è un tariffario unico. Chi fa cronaca prende 25 euro lordi ad articolo, chi fa cultura circa 50, e “poi c’è una selva di contrattini e collaborazioni e casi in cui il compenso viene trattato singolarmente per ogni giornalista”. Quasi tutti inoltre, per poter collaborare, devono aprirsi una partita Iva che significa ulteriore riduzione del guadagno effettivo.

Pare, che i tagli non riguardino la fascia di compenso più bassa (25 euro) ma quelle tra i 50 e i 150 euro. “Alcuni colleghi – dice Pellegrino – ci hanno detto che gli stanno proponendo decurtazioni del 30/40% per chi prendeva sui 100/150 euro; ma se cominciamo ad essere felici solo perché non hanno tagliato i 25 euro, siamo messi male perché gioiamo sulla miseria”.

Non ci sono dati ufficiali sul numero dei collaboratori ‘tagliati’ ma, secondo le stime fatte dal Coordinamento a partire dalle segnalazioni ricevute dai colleghi in queste ore, pare che la lettera sia stata indirizzata a un quarantina di collaboratori.

“Tutte persone –polemizza Pellegrino- che non sono inserite in strutture strategiche tipo la provincia o i pensionati che continuano a lavorare con dei contrattini che spesso sono un terzo o la metà dello stipendio che prendevano prima, quindi circa 1000 euro. Una cifra che un collaboratore nemmeno si sogna”.

Il Mattino, come altri giornali, ha infatti un tetto massimo di articoli che un collaboratore può scrivere al mese: tra i 15 e i 20. Lo stipendio medio si aggira perciò sui 400 euro lordi. “C’è chi ritiene – dice Pellegrino – che 25 euro siano un compenso equo ma una tariffa del genere non ti da la possibilità di vivere di questo lavoro. Devi per forza associarci un’altra cosa altrimenti non campi”.

Ma associare un altro lavoro a quello di giornalista, può minacciare l’equilibrio della professione: “Questa per un giornale è un’arma a doppio taglio. Infatti se da un lato consente di risparmiare sugli stipendi, dall’altro non assicura un’informazione davvero libera perché se tu oltre a fare il giornalista fai anche, ad esempio, l’addetto stampa, se ne va molto della tua imparzialità quando ti metti alla tastiera.”

“E’ mortificante sentirsi estranei in casa propria” ha detto uno dei tagliati. “Abbiamo sentito – dice Pellegrino -colleghi sull’orlo delle lacrime” anche per l’assenza di reazione da parte del Comitato di redazione e del sindacato che, ad oggi, non si è ancora mosso”.

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