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Crisi Rcs, l’acquisto (sbagliato) del gruppo Recoletos

di    -    Pubblicato il 18/03/2013                 
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L’acquisto del gruppo editoriale spagnolo Recoletos è la causa della grande crisi che ha investito il gruppo Rcs, almeno secondo le ricostruzioni effettuate dai giornalisti e dal Comitato di redazione del Corriere della seraQuella decisione ha causato l’indebitamento dell’azienda, che oggi ammonta a 880 milioni di euro.

Il Cdr e la redazione del Corriere hanno messo sotto la lente d’ingrandimento quell’acquisto, facendo una vera e propria inchiesta pubblicata poi sul giornale stesso, sotto forma di comunicati sindacale. Un’operazione, si legge, iniziata nel 2006 sotto l’ombra di intrecci di interessi tra azionisti del gruppo Rcs e venditori, una mancata trasparenza che è costata all’azienda una multa di 200mila euro da parte della Consob.

Ma facciamo un passo indietro, sempre seguendo l’analisi del Corriere.  Nel 2006 l’Rcs MediaGroup era una società in attivo con un utile netto pari a 219 milioni di euro e un indebitamento vicino allo zero. Il gruppo editoriale Recoletos invece, presente in Spagna con importanti testate tra cui il primo quotidiano economico Expansiòn e il primo quotidiano sportivo Marca, nel 2006 aveva un patrimonio netto di 35 milioni di euro e debiti per 272 milioni. Controllata dall’inglese Pearson, casa editrice del Financial Times, viene venduta prima alla finanziaria Retos Cartera che ne compra, per 743 milioni di euro, il 79% delle quote. Già in questo primo passaggio di consegne si registra un sovrapprezzo del 19% rispetto al reale valore di mercato del gruppo spagnolo. Un sovrapprezzo che cresce ulteriormente quando entra in gioco il gruppo Rcs che acquista il 100% delle quote di Recoletos per 1,1 miliardi di euro, ma con un perimetro aziendale ridotto perché non entra in possesso della testata free press Què!

L’operazione di acquisizione viene portata a termine nell’aprile del 2007, nonostante due mesi prima la Deutsche Bank ne avesse rilevato i rischi: “Deboli investimenti pubblicitari, aumento dei costi del lavoro e sovrapprezzo nell’operazione di acquisizione e fusione”. E nonostante la disapprovazione dell’allora amministratore delegato Vittorio Colao che si dimise lasciando il posto a Antonello Perricone.

Quello che segue è storia, con due stati di crisi varati nei quattro anni successivi all’acquisizione Recoletos e una grave situazione attuale in cui al forte indebitamento si uniscono le perdite dovute alla diminuzione dei ricavi pubblicitari. Un momento difficile per il gruppo Rcs dove un ruolo fondamentale è giocato dell’attuale amministratore delegato Pietro Scott Jovane, a lui il compito di ottenere un notevole aumento di capitale dai soci azionisti, rinegoziare un debito elevatissimo e fronteggiare la reale crisi industriale.

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