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Prime analisi sui pozzi del centro, ‘a naso’ il gasolio si è fermato a monte

di    -    Pubblicato il 4/04/2013                 
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URBINO – “A naso” non c’è gasolio negli altri pozzi del centro storico. Sembra essersi fermato nella cisterna della Cattedrale, dove è partito l’inquinamento, e in quella dell’Ersu, poco più a valle, nella sede di Via Veneto, per la cui vicenda ci sono procedimenti giudiziari in corso e degli indagati per omessa notifica alle autorità del sospetto danno ambientale.

Gli operatori dell’Arpa per il centro storico di Urbino

Per ora i cittadini di Urbino possono stare tranquilli, perché al di là dell’ordinanza cautelativa del 28 marzo scorso che prevede “il divieto di utilizzare l’acqua dei pozzi e cisterne” del centro storico  per 30 giorni, la prima impressione è che il gasolio si sia fermato a monte.

Ma questa sensazione “a naso” dovrà essere confermata dall’esito delle analisi. Proprio ieri pomeriggio sono cominciati i controlli di Petroltecnica (chiamata dalla Curia per le ispezioni sulle acque delle cisterne) e dell’Arpa di Pesaro, al servizio della magistratura e del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) di Ancona da cui sono partite le indagini in seguito alle lamentele e alle denunce dei cittadini. “Siamo nella fase della caratterizzazione” ha spiegato il comandante del Noe Vincenzo Marzo, “si cerca di capire qual è la fonte di inquinamento, elemento per altro già accertato, e si verificano l’estensione e la quantità della contaminazione”.

La signora Felici e Massimo Mariani dell’Arpa

Pozzo per pozzo, cartina alla mano e strumenti per il lavoro in spalla,  Massimo Mariani dell’Arpa, un’ altra operatrice, Paolo Marchesani, vigile urbano e il consulente tecnico d’ufficio (Ctu) del giudice a cui fanno capo le indagini, ripercorrono la strada che dovrebbe aver fatto il gasolio da un pozzo all’altro. “Cerchiamo pozzi che siano in discesa rispetto a quello da cui è partito l’inquinamento” ci spiega Mariani dell’Arpa. E sì, perché quasi tutte le cisterne urbinati si trovano dentro le case della gente, in proprietà private. Cisterne che un tempo erano l’unica fonte di approvvigionamento delle famiglie della città ducale.

Via Piola San Bartolo 51. Primo pozzo. Stessa via, numero civico 67, secondo pozzo. I signori Felici guidano dentro gli operatori che si mettono a lavoro, fanno i prelievi necessari, il Ctu prende appunti. Pare non ci sia nessun motivo di sospettare che il gasolio sia arrivato fin lì.

Via Budassi e via Valerio sulla carta sono disseminate di pozzi, ma quasi nessuno è accessibile, perché cementato come quello all’entrata del Museo della Città. Ce n’è, ad esempio, uno al Bosom, proprio dentro il pub. Pare sia davvero molto grande e sopra, in linea d’aria, c’è quello inquinato dell’Ersu. Ma alle cinque del pomeriggio è ancora chiuso. Un altro cementato è in via Foro Posterula. Un altro ancora accanto al Centro linguistico dell’Ateneo.

Cisterna del Cinema Ducale

Anche al Cinema Ducale, da cartina, è stata individuata una cisterna. La proprietaria fa strada fino al giardino che dà sul retro dello stabile. Lo spettacolo, pozzi a parte, non è dei migliori. Erbacce, sterpaglie ammonticchiate. Bottiglie, tegole, mattoni e, come nota Massimo Mariani dell’Arpa, anche qualche pezzo di fabbricato in amianto. In fondo c’è la cisterna. Ma è impossibile aprirla perché ben serrata e arrugginita.

Altra strada altro pozzo. Via Pozzo Nuovo, piazzetta sotto la mensa universitaria. Mentre vengono effettuati i prelievi, un anziano mostra dov’è il suo pozzo, poco distante in Via del Fiancale. Entriamo nella sua taverna, che sa di casa e di vino e gli addetti ai lavori si mettono all’opera. Probabilmente, sempre “a naso”, anche il pozzo di Isidoro è salvo dal gasolio.

Così finisce il giro. Almeno per ora. Nei giorni a venire sarà la volta di via Garibaldi e di tutte le zone individuate dagli esperti. I passaggi successivi: “Presentare il piano di caratterizzazione, che prevede ulteriori indagini, a Comune, Provincia e Regione che dovranno approvarlo”, spiega il dottor Mariani. Questo il procedimento amministrativo, mentre le indagini giudiziarie continueranno autonomamente pur servendosi dei rilievi effettuati dall’Arpa.

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