Il Parlamento europeo lo scorso 21 maggio ha approvato una risoluzione che stabilisce le norme per la libertà dei mezzi d’informazione in tutta l’Unione. Un passo importante che impone ai 27 Stati membri regole precise per garantire il diritto d’informare e di essere informati.
Pur non avendo le risoluzioni del Parlamento, si tratta di una presa di posizione importante di principi e linee guida che potrà guidare l’approvazione di regolamenti e direttive nei prossimi anni.
Il testo parte dall’assunto che il pluralismo e il giornalismo indipendente sono i cardini su cui si regge una democrazia: per questo “gli Stati membri devono rispettare, garantire, proteggere e promuovere il diritto fondamentale alla libertà d’espressione e d’informazione”. Un diritto che va tutelato dalle interferenze dei poteri forti e da qualsiasi forma di censura o limitazione. Inoltre, si sottolinea che nessuna decisione politica può limitare l’accesso ai media o condizionarne l’informazione.
La libertà dei media si difende, innanzitutto, vigilando sulla nomina dei dirigenti e dei consigli d’amministrazione del servizio pubblico e privato. “La Commissione europea deve assicurare che gli Stati garantiscano al loro interno la corretta attuazione della Carta dei diritti fondamentali”, che impone l’indipendenza e la neutralità di tutti i media. Un obiettivo ancora lontano. Nella classifica mondiale della liberta di stampa 2013, l’Italia è al 57° posto, la Grecia al 84°, la Francia al 37°, la Spagna al 36°, l’Inghilterra è al 29° e la Germania al 17°.
Altro punto fondamentale è la creazione di un sistema europeo basato sull’equilibrio tra mezzi d’informazione privati e pubblici, tema molto importante in Italia. Quest’ultimi “sono strettamente legati alle esigenze democratiche, sociali e culturali di ogni società” e per questo vanno protetti e tutelati anche attraverso l’assegnazione di fondi: “Bisogna assicurare ai media del servizio pubblico finanziamenti adeguati”, che gli permettano di essere indipendente dal mondo politico ed economico.
Altro punto che tocca da vicino l’Italia è quello in cui il Parlamento parla di corretta concorrenza tra tutti i mezzi d’informazione, che viene troppo spesso minata da conflitti d’interesse “risultanti dalla sovrapposizione di cariche politiche”. E’ necessario, inoltre, impedire la concentrazione della proprietà e l’abuso di posizione dominante.
La libertà di stampa non riguarda solo i mezzi tradizionali, ma anche “i social media e le altre forme di nuovi media”. Tutti devono poter accedere senza ostacoli all’informazione in Rete che deve essere trasparente e neutrale. Ogni Stato deve favorire in ogni modo l’alfabetizzazione digitale dei suoi cittadini.
Una parte importante della risoluzione è, infine, dedicata ai giornalisti che rischiano la loro vita per svolgere con onestà e passione questo mestiere: “Devono essere protetti da pressioni, intimidazioni, molestie, minacce e violenze”. L’Unione Europea “invita, inoltre, gli Stati membri a depenalizzare il reato di diffamazione”. In Italia, l’articolo 595 del codice penale, prevede per il giornalista che diffama la reclusione per un massimo di tre anni.