URBINO – Di negozi sfitti, purtroppo, Urbino è ormai piena. Saracinesche chiuse, vetrine impolverate e pezzi di calcinaccio che imbrattano il pavimento. Capita poi di passeggiare per via Vittorio Veneto, qualche passo in giù verso piazza della Repubblica, e un occhio distratto viene colpito da una nuova insegna: “Recipe for a memory”. Una piccola libreria, qualche cuscino, bianche tazze e teiere che fumano per il tè che contengono all’interno, tanti foglietti avorio che pendono dal soffitto. Un ambiente essenziale eppure accogliente. Una boccata d’aria di novità pura.
Quattro ragazzi dell’Isia, nell’ambito del corso di Metodologia della progettazione, hanno pensato di riqualificare luoghi sfitti della città di Urbino, rendendoli luogo di scambio in cui non solo far riaffiorare la memoria ma anche in cui condividerla con altra gente con la quale è difficile entrare in contatto nella routine di tutti i giorni.
“Recipe for a memory – spiega Federico Conti Picamus, uno degli ideatori del progetto – è un esperimento di design partecipativo, che fa leva sul sociale e coinvolge in prima persona gli individui. Abbiamo avuto due suggestioni: da una parte quella derivante da un luogo sfitto che rappresenta il tema ricorrente della crisi che avanza e che per la sua trascuratezza svilisce l’immagine stessa della città; dall’altra abbiamo voluto rivitalizzare questi luoghi rendendoli luogo di incontro, al di là del loro senso commerciale”.
Ana Radovanović, un’altra degli ideatori, racconta: “La Bcc e il Comune ci hanno concesso questo edificio che prima ospitava un negozio di intimo per una settimana. Quando abbiamo cominciato a sistemare questo spazio, tutti i negozianti intorno si fermavano incuriositi. Erano felici di rivedere in attività un luogo così centrale nella città”.
Prendere parte al progetto è semplice. Basta entrare nel “negozio”, fermarsi a prendere un tè offerto dai ragazzi, mangiare qualche madeleine (che sono dei dolci francesi simili al plumcake) e lasciare scritta su un foglietto una ricetta con il ricordo a questa legato. “L’idea c’è venuta – continua Conti Picamus – da Proust che mangiando una madeleine si abbandonò ai ricordi e si ritrovò a contatto con il suo tempo perduto”.
Le gente si ferma incuriosita, si ferma ad assaporare un tè oppure prende un biglietto per poi riportarlo compilato dopo qualche ora. Entrano turisti, studenti stranieri, cittadini di Urbino di tutte le età. “Diventa un pretesto – racconta Conti Picamus – per assottigliare la barriera tra sociale e privato. Il cibo diventa un ponte per collegarsi alle persone e alle loro esperienze. È un modo che abbiamo anche noi studenti per relazionarci con la gente del luogo”.
Sarà possibile visitare l’installazione fino a domenica. Le ricette verranno raccolte dai ragazzi – oltre a Federico Conti Picamus e Ana Radovanović, hanno realizzato il progetto anche Laura Paniccià e Valentina Rocchetti – in un blog oltre che nella pagina Facebook di “Recipe for a memory”.
tutto bellissimo!!!!! ma per favore intitoliamo il tutto in lingua italiana …. che è bellissima!!!!
non è nazionalismo, nè campanilismo nè altro ancora….. è solo che abbiamo la fortuna di avere la lingua più musicale del pianeta….. che i grandi musicisti di ogni tempo hanno esaltato con le loro opere…….c’è purtroppo ora questa moda….. e la moda non è cultura, non è tradizione, non è identità….
questo mio pensiero non mi sembra nemmeno distante da quello che è il progetto…..
comunque detto questo……avete fatto davvero una bella cosa!!!!! continuate così
saluti
metella ragni