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“Ricomincio da me”: Lucia Annibali si racconta al Ducato

di    -    Pubblicato il 1/02/2014                 
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annibaliOKURBINO – Trentasei anni e due vite. Una, quella di prima,  prima del 16 aprile 2013 quando il suo ex, Luca Varani, ha deciso di punirla per averlo lasciato. Una punizione esemplare, che non avrebbe dimenticato. Una punizione per cancellarla: dell’acido in faccia. L’altra vita di Lucia è invece quella del dopo. Un dopo fatto di dolore fisico ma anche di rinascita. Ed è proprio una Lucia nuova quella che abbiamo intervistato. Una donna entusiasta della vita e decisa a combattere perché nessuna donna subisca più violenza.

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I DATI - “Parla con noi”: il centro antiviolenza di Pesaro-Urbino | Nascite in calo a Urbino
LEGGI - Il Ducato in edicola

Se tu fossi un ministro che cosa faresti per la sicurezza delle donne ?

Sarebbe bene agire su tutti i fronti. Sensibilizzare sia i ragazzi più giovani, sia le autorità come ad esempio i Carabinieri che accolgono gli sfoghi delle donne. E poi bisognerebbe agire anche sul fronte della legge perché è importante in un momento successivo alla violenza per far sentire la vittima protetta. Spesso viene un po’ dimenticata e messa da parte, si ha un po’ questa tendenza a dimenticare presto.

In cosa l’Italia è più carente, secondo te?
Siamo indietro su diversi aspetti. Per esempio i centri antiviolenza sono molto importanti e dovrebbero essere maggiormente sostenuti con dei fondi. Purtroppo sono aperti pochi giorni, poche ore a settimane e  quindi per una donna che lavora può essere difficile trovare un momento per rivolgersi a questi centri. Poi ci sono molte associazioni che si occupano di violenza contro le donne ma ci lavorano volontari e volontarie che avrebbero bisogno di un aiuto economico per potenziare la loro attività.

Qual è secondo te la causa della violenza sulle donne?
La violenza secondo me ha molte ragioni: l’ignoranza, la poca cultura, i modelli sbagliati che provengono dalla famiglia. Ci sono molte cause quanti sono i tipi di violenza: fisica, psicologica, sessuale e via dicendo. Sicuramente c’è qualcosa di fragile anche nella donna in sé quando ci si trova incastrate in certi rapporti malati. Poi è chiaro che un uomo ancor più fragile se ne approfitta. Anni fa ho partecipato ad un incontro al centro anti violenza di Pesaro durante il quale ho assistito alla proiezione di un documentario che raccontava la violenza dal punto di vista dell’uomo violento ed è stato molto interessante. Ecco, lì si vedeva benissimo che spesso la causa della violenza è la fragilità estrema di questi uomini. Sono loro i più deboli anche rispetto alla donna che subisce.

Cosa diresti ad una donna che sta subendo violenza?
Le direi di chiedere aiuto a chi ha vicino perché in queste situazioni la cosa più sbagliata è restare soli. È importante che qualcuno conosca la tua storia per sostenerti e per proteggerti. E poi le direi di chiedere un aiuto psicologico: fare un percorso di questo tipo è fondamentale per rafforzare l’autostima. Essere sicure di se stesse dà la forza che serve per uscire da questo tunnel.

Quanto c’entra l’amore con la violenza?

È una visione distorta dell’amore, un modo di amare malato. L’amore non può essere una cosa che ti fa stare male. Una persona che ti fa una cosa come quella che è successa a me, vuole solo il tuo male. Questa differenza è fondamentale e va capita anche e soprattutto dalla donna che soffre. Secondo me c’è un solo modo di amare. Non ce ne sono due o tre.

Hai avuto una reazione molto diversa dalla maggior parte delle donne vittime di violenza. Non ti sei arresa, chiusa in te stessa. Hai reagito. Come hai fatto?
Ci vuole molta forza di volontà. Bisogna credere moltissimo di potercela fare: nel mio caso, ad esempio credere di poter guarire al meglio. Bisogna avere un grande ottimismo, sperare molto e lottare ogni giorno. Io avevo già fatto un processo di liberazione da questo rapporto sbagliato, avevo già lavorato molto dal punto di vista psicologico e quel lavoro che avevo fatto allora mi ha molto aiutato a non lasciarmi abbattere da un evento così drammatico.

Come è cambiata la Lucia di oggi?
Mi sento finalmente libera. Libera di essere me stessa, di avere dei progetti per il mio futuro. Poi quando ti capita una cosa così tragica inizi anche ad apprezzare molto di più la vita: ogni piccola per me è una grande conquista. Come il fatto di poter vedere e di poter fare le cose che facevo prima, per me è come ricominciare da capo e in qualche modo riconquistare quel che avevo prima. Poi ci sono tante cose nuove, tante persone nuove… Mi sento arricchita ma soprattutto serena. Sinceramente mi sento meglio con me stessa ora di quanto non stessi prima.

Com’è cambiato il tuo rapporto con gli uomini? Come li vedi?
(ride) Beh per adesso non li vedo. Diciamo che preferisco stare senza. Ho bisogno di concentrarmi su me stessa. Sono ancora in una fase di ricostruzione del mio viso. Il mio fisico in questi mesi è stato molto sollecitato dalle cure. Comunque penso che andrà meglio la prossima volta… starò più attenta. (ride)

Le operazioni che hai subito e che continui a subire ti vengono rimborsate?
Le spese delle operazioni rientrano nella sanità pubblica però per le medicine, i tutori e le maschere che indosso devo sostenere delle spese abbastanza notevoli… speriamo che mi rimborsino qualcosa. Da quel punto di vista la vita dei miei genitori è stata stravolta perché abbiamo delle spese molto alte, anche solo l’albergo dove alloggia mia mamma quando io sono all’ospedale….
Se avessimo qualche soldo da parte faremmo molta ma molta fatica. Poi c’è anche il sostegno psicologico che io facevo prima e sto continuando a fare ora che è molto costoso. Non tutti se lo possono permettere.

Ascolta l’intervista integrale

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