URBINO – Con l’arrivo dei mezzi digitali il nostro modo di leggere è cambiato perdendo attenzione e accuratezza. Meno capacità di comprendere ma anche meno capacità di memorizzare perché quello che allena la nostra memoria è il riferimento spaziale preciso: le parole sul libro o sul giornale sono collocate in uno spazio tridimensionale e grazie a questo noi riusciamo a orientarci.
Tutto il contrario di quello che secondo Marco Belpoliti – docente di sociologia della letteratura e letteratura italiana all’università di Bergamo – succede sul Web. Belpoliti parla dal tavolo del Festival del giornalismo culturale di Urbino: “Quando si legge qualcosa su un sito si passa da una cosa all’altra, si transita, si è nomadi. Il testo elettronico tiene le cose fuori di se e proprio in virtù di ciò riesce a espandersi, come se tutto funzionasse come un grande ipertesto: le cose non sono lì, sono altrove”.
Una caratteristica che trasforma i lettori di Internet in “lettori in affitto”: “Sono nel web ma non so dove sono di preciso”. Vago, mi muovo e così facendo perdo la relazione fisica tra l’azione di leggere e il supporto fisico su cui lo faccio.
“L’invenzione del touch – afferma Belpoliti – è, ad esempio, un tentativo di reintrodurre una sorta di terza dimensione”. Tocco il mio tablet e così imito il gesto fisico di sfogliare le pagine. Un tentativo riuscito solo parzialmente perché le informazioni nel web sono accessibili senza sforzo “e questo toglie attenzione e accuratezza alla mia lettura”. “Secondo una recente ricerca statunitense più tempo si passa a leggere su uno schermo, meno ci si concentra su ogni piccola parte del testo. Su quei particolari che Calvino in “Se una notte d’inverno un viaggiatore” definiva come una “materia puntiforme e pulviscolare”.
Un meccanismo che viene spiegato bene dall’immagine del copista del filosofo tedesco Walter Benjamin: “il copista era l’unico che riusciva a cogliere il vero senso di un testo, esattamente come chi percorre una strada rispetto a chi la sorvola dall’alto”.
Scendere in profondità, camminare lentamente sporcandosi le scarpe con la polvere del sentiero, affondare lo sguardo è, secondo Belpoliti, il vero compito del lettore e dell’operatore culturale 2.0. Un compito difficile ma non per questo meno affascinante.