Urbino, la ragazza dice “no” ma lui non si ferma: accusato di violenza sessuale

Veduta esterna del tribunale di Urbino
Di GIACOMO TIROZZI

URBINO – Era nata come una normale amicizia sui social network, ma poi è sfociata in una accusa di violenza sessuale. Coinvolti un ragazzo e una ragazza della zona. I fatti sono avvenuti l’8 gennaio del 2015 a Urbino. La ragazza, come trascritto dal verbale dell’udienza del febbraio scorso, era favorevole ad avere solo rapporti anali. Invece l’imputato, che deve ancora essere ascoltato dal magistrato, l’avrebbe costretta a subire anche un rapporto sessuale completo contro la sua volontà. Adesso l’uomo rischia fino a dieci anni di reclusione. La prossima udienza è stata fissata per il 20 dicembre 2017 al tribunale di Urbino.

I due si conoscono tramite Facebook. La vittima accetta la richiesta di amicizia del giovane perché attratta dal fatto che frequentasse l’università di Urbino, o almeno è quanto aveva visto scritto sulla sua bacheca Facebook. L’amicizia con il passare del tempo diventa qualcosa di più. I due iniziano a sentirsi sempre più spesso fino a scambiarsi foto e video che ritraggono le parti intime della ragazza e immagini pornografiche da parte di lui. Dopo due mesi circa decidono di incontrarsi. La vittima va a casa dell’uomo dove i due consumano più rapporti, fino al momento della violenza. A testimonianza di ciò, come emerge dal verbale dell’udienza, la ragazza ha riportato delle ecchimosi sul braccio e sul petto. “La giovane considerava l’imputato come il suo ragazzo e si fidava di lui” spiega l’avvocato Francesca Santorelli, rappresentante della parte civile al processo.

Durante la sua testimonianza la giovane donna ha raccontato come questo tipo di violenza sia stato per lei un dramma, non solo per il tipo di sopruso che avrebbe subito, ma anche per gli effetti sulla realtà culturale in cui vive (la stessa del “partner”). Come risulta dal verbale dell’udienza, per la sua religione, l’Islam, bisogna arrivare illibate al matrimonio, tanto che prima di sposarsi nel suo Stato, il Marocco, bisogna presentare un certificato di verginità. In caso contrario la donna e la sua famiglia sono ripudiati dalla società. Nonostante il trauma subito e la voglia iniziale di nascondere tutto la ragazza, su consiglio della zia, ha trovato la forza di denunciare l’accaduto il giorno dopo.