Fusione Urbino-Tavoleto, Gambini prepara il ricorso al Tar contro la regione Marche

Urbino (a sinistra) e Tavoleto (a destra)
di JACOPO SALVADORI

URBINO – Aveva promesso di fare ricorso contro la regione Marche e così sarà. Il comune di Urbino si affiderà al Tribunale amministrativo regionale per la mancata fusione con il comune di Tavoleto. Nella determina n. 15 del 5 febbraio 2016, la giunta ducale chiede l’annullamento del decreto dell’ 11 dicembre 2015 che ha sospeso il referendum consultivo, previsto per il 13 dicembre 2015, e che ha bloccato l’iter per la fusione per incorporazione, un passo indispensabile per impedire il fallimento economico di Tavoleto.

Secondo la Legge Delrio, infatti, il referendum deve si deve svolgere all’inizio dell’iter di incorporamento, mentre nel caso di Urbino-Tavoleto è avvenuto dopo la decisione dei due consigli comunali.

Nella determina si legge che l’unico ricorrente è il Comune di Urbino senza Tavoleto, contrariamente a quanto ha dichiarato lo scorso 27 gennaio il sindaco Maurizio Gambini. “Non ne so nulla – spiega al Ducato il sindaco di Tavoleto Nello Gresta – Il sindaco di Urbino mi aveva accennato che voleva fare un’azione, una verifica, ma non ne so nulla, non so nemmeno in che termini la voglia impostare. Non ho avuto in merito informazioni ufficiali, quindi aspetto che magari mi dica qualcosa (Gambini, ndr). È da un po’ di tempo che sui giornali il sindaco di Urbino dice di voler fare un’azione nei confronti di quel provvedimento, però poi non abbiamo concordato niente di comune”.  L’azione legale costerà 7.945,60 euro, sottratti dal bilancio provvisorio 2016.

Inizialmente, l’idea dei due sindaci era quella di indire un nuovo referendum entro gennaio ma non si è concretizzata. Se la fusione non dovesse andare in porto entro il 31 marzo, data in cui dovrà presentare il bilancio preventivo per il 2016, il comune di Tavoleto rischia il default: “Il rischio è concreto – ha spiegato Gambini – non so quali possibilità abbia Tavoleto di superare questo momento, ma sicuramente non possiamo andare oltre la fine di marzo”.