di MATTEO DE RINALDIS
URBINO – A distanza di dieci anni dal referendum consultivo di Montecopiolo e Sassofeltrio, la legge che dovrà sancire la “secessione” dei due comuni, dalla provincia di Pesaro e Urbino a quella di Rimini è arrivata alla Camera. Il dibattito è stato tutto interno al Partito democratico. Da una parte Camilla Fabbri, senatrice pesarese, relatrice della proposta di legge e Tiziano Arlotti, deputato riminese: “Accogliamo con soddisfazione e amarezza l’arrivo in aula di questa legge, abbiamo aspettato troppo tempo”. Dall’altra, Alessia Morani, nata a due passi dai comuni coinvolti e con un ruolo di rilievo nella segreteria del Pd: “Sono cambiate molte cose, sarebbe opportuno sentire nuovamente la cittadinanza”. La Morani ha inoltre denunciato problemi a livello normativo: “Non è stato rispettato l’iter legislativo”. Una mancanza a cui si è aggrappata la regione Marche, che dal 2012 “ostacola” il passaggio dei due comuni all’Emilia Romagna.
Morani: “Giusto che le Marche non si siano espresse”
“Il precedente dei sette comuni passati all’Emilia Romagna è diverso. In quel caso, la legge era stata applicata correttamente – ha detto in aula Alessia Morani – l’iter non ha rispettato l’articolo 45 della legge 352 del 1970”.
Nel caso di approvazione della proposta sottoposta a referendum, il Ministro per l’interno, entro 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale di cui al precedente comma, presenta al Parlamento il disegno di legge costituzionale o ordinaria di cui all’articolo 132 della Costituzione.
In pratica si tratta di un cavillo legislativo: entro 60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del referendum, il ministro dell’Interno deve presentare un disegno di legge per rispettare e dare corso all’articolo 132 della Costituzione. “Nessun ministro ha rispettato la procedura, mentre nel caso dei comuni dell’Alta Valmarecchia, questa era stata rispettata correttamente. In quest’ottica, è giusto che la regione Marche non si sia espressa in merito, dal momento che mancava l’iniziativa del ministro”.
Ma l’ostruzionismo della Regione è, soprattutto, dovuto a motivi culturali: “La Regione non vuole sacrificare l’entità storica del Montefeltro. Questa deve essere preservata perché rappresenta un unicum di tradizioni, culture e usanze popolari che non deve subire altre perdite dopo la perdita dei comuni della Valmarecchia nel 2009″ ha aggiunto Morani.
La parlamentare del Partito democratico, inoltre, pensa che la volontà popolare sia cambiata negli ultimi dieci anni: “I cittadini di Montecopiolo mi hanno inviato un plico con 370 firme in opposizione al passaggio alla regione Emilia-Romagna. Un numero considerevole per un paese con circa un migliaio di abitanti. Il territorio marchigiano è stato colpito duramente dalla crisi, siamo una delle regioni che ha sofferto di più a livello nazionale e sono cambiate tantissime cose. Prima di portare a termine questo Decreto, sarebbe opportuno consultare nuovamente le popolazioni”.
Arlotti: “Riminesi per tradizione e territorio”
Nel suo intervento, Arlotti, che presentò la legge in Commissioni affari costituzionali nel giugno del 2013, ha elencato i perché della vittoria del sì nei due comuni con oltre l’80%: “La volontà dei cittadini è data da motivi geografici, storici, culturali e dalla realtà della vita quotidiana. La popolazione afferma di essere riminese per tradizione, il territorio di riferimento dal punto di vista economico, sanitario e scolastico è quello della provincia di Rimini”.
Arlotti punta il dito anche contro l’immobilismo politico degli ultimi dieci anni, quando nessun ministro degli Interni si è fatto carico e ha accolto l’esito dei referendum: “Quando nel 2009 si è votato per il passaggio dei sette comuni dell’alta Valmarecchia venne approvato un ordine del giorno che impegnava il governo a dare seguito all’iter anche su Montecopiolo e Sassofeltrio. Un impegno che è stato tradito. Nel rispetto della Costituzione e dei cittadini che si sono espressi in maniera democratica – ha concluso Arlotti – auspichiamo che si voti il prima possibile e che la legge passi in Senato per arrivare alla fine della vicenda”.