di ELISABETTA BARBADORO
URBINO – Una scena tragicomica questa mattina nell’aula della Sezione Penale del Tribunale di Urbino: era in corso il dibattimento del processo per violenza privata a carico di Renato Romiti, accusato da un vicino di casa, Adolfo Ragnoni, di avergli rivolto ripetutamente minacce e insulti. L’imputato, secondo l’accusa, impediva da anni il passaggio con l’automobile a Ragnoni nell’unica via di accesso all’abitazione, una strada interpoderale nei pressi di Fossombrone, situata in prossimità del campo agricolo di Romiti. Il vicino di casa, sentito come testimone, ha raccontato di essere costretto da anni da Romiti a camminare per circa 400 metri in salita per raggiungere la sua abitazione perché l’imputato aveva piantato due paletti d’acciaio per impedirgli l’accesso.
Il rapporto tra i due era già molto teso dal 2010, quando è cominciato l’ostruzionismo dell’uno nei confronti dell’altro, sfociato poi in un processo civile conclusosi con una sentenza a favore di Ragnoni.
L’astio tra i due contendenti deve però aver contagiato i rispettivi avvocati che, sotto gli occhi del giudice, hanno alzato i toni e litigato a gran voce, accusandosi reciprocamente di maleducazione. A sedare la lite è dovuta intervenire il Pubblico Ministero Enrica Pederzoli, che, alzandosi in piedi, ha invitato alla calma i legali delle parti.