Di GIACOMO TIROZZI
URBINO – Gli universitari potranno avere, su richiesta, un antivirus fornito gratuitamente da Bitdefender, un’azienda che si occupa di cybersecurity. Lo ha dichiarato Marco Bernardo, professore di informatica dell’università Carlo Bo, a margine di una conferenza sulla sicurezza informatica. “La società lavora da tempo con noi – spiega il docente – abbiamo voluto servire un servizio in più agli studenti”. Le minacce informatiche sono aumentate nel corso degli anni e l’attacco del ransomware (un tipo di virus, o meglio malware, che limita l’accesso al dispositivo che infetta sottraendone le informazioni e richiedendo un riscatto) Wannacry ha messo in evidenza come la maggior parte dei sistemi sia ancora vulnerabile.
L’accordo prevede un anno di sottoscrizione del prodotto. “Entro la settimana verranno inviate alle mail istituzionali degli studenti le istruzioni per richiedere l’antimalware”, spiega il professor Bernardo. L’università sta valutando anche l’opportunità di stipulare degli accordi con l’azienda per far partecipare gli studenti a degli stage.
Alla conferenza, tenutasi nell’aula magna del collegio Raffaello, hanno partecipato anche dei manager di Bitdefender e si è parlato di cybersecurity. Ciò che è emerso è che la sicurezza informatica al 100% non esiste: bisogna avere la consapevolezza che tutto in Rete è potenzialmente vulnerabile. Quindi l’utente è responsabile di se stesso e delle informazioni che diffonde. Per Alessandro Andini, docente di Informatica all’università di Urbino, manca una corretta educazione digitale: “I principali problemi di cybersecurity provengono dall’assenza di competenze certificate e dall’utilizzo di strumenti obsoleti”. Per il professore la continua evoluzione tecnologica ha portato a un altrettanto veloce mutamento delle minacce informatiche: ciò che va bene oggi non può andare bene domani. Per questo motivo, come sottolineato anche da Pierfrancesco Squillace, territory manager di Bitdefender, la formazione in quest’ambito deve essere continua: “Più della metà delle nostre risorse sono destinate alla ricerca e allo sviluppo”.
I tipi di attacco
Gli attacchi possono essere di tipo fisico, ovvero attraverso chiavette usb, memory card e cd/dvd oppure arrivare tramite internet. In un contesto aziendale, le minacce possono provenire anche dall’interno. Spesso, come ha affermato lo stesso Andini, sono gli stessi dipendenti a costituire, molte volte involontariamente, delle minacce alle aziende per cui lavorano. Si possono scaricare dati infetti dalla propria mail personale con il pc aziendale o far uscire dati sensibili dalla società per cui si lavora. Per questo motivo, secondo il professore di Informatica, bisogna creare vari livelli di sicurezza per cui, nonostante una persona abbia accesso ai dati, non possa farne l’utilizzo che vuole. Ad esempio si può impedire di scaricare un audio oppure di fare uno screenshot.
I numeri del cybercrime
Secondo Denis Cassinerio, regional sales director di Bitdefender, l’attività criminale è parallela al mondo digitale. L’immagine puerile dell’hacker che attacca da casa sua per gioco, per sfidare il sistema non esiste più: “Tutte le informazioni che pubblichiamo online possono essere usate contro di noi” ha spiegato. Il valore del cybercrime è di 400 miliardi di dollari nel 2016, lo 0.8% del Pil mondiale. La maggior parte degli attacchi, il 72%, proviene da hacker che attaccano per ottenere del denaro in cambio delle informazioni rubate. È quanto emerge da un rapporto stilato da Clusit, l’associazione italiana per la sicurezza informatica. Secondo Cassinerio sono in crescita anche gli attacchi alle banche e alle assicurazioni, così come agli ospedali per via delle informazioni sensibili che detengono questi istituti. Dati che possono essere monetizzati.