Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Antivirus gratis per gli studenti dell’università di Urbino. “Ma la sicurezza informatica al 100% non esiste”

Di GIACOMO TIROZZI

URBINO – Gli universitari potranno avere, su richiesta, un antivirus fornito gratuitamente da Bitdefender, un’azienda che si occupa di cybersecurity. Lo ha dichiarato Marco Bernardo, professore di informatica dell’università Carlo Bo, a margine di una conferenza sulla sicurezza informatica.  “La società lavora da tempo con noi – spiega il docente – abbiamo voluto servire un servizio in più agli studenti”. Le minacce informatiche sono aumentate nel corso degli anni e l’attacco del ransomware (un tipo di virus, o meglio malware, che limita l’accesso al dispositivo che infetta sottraendone le informazioni e richiedendo un riscatto) Wannacry ha messo in evidenza come la maggior parte dei sistemi sia ancora vulnerabile.

L’accordo prevede un anno di sottoscrizione del prodotto. “Entro la settimana verranno inviate alle mail istituzionali degli studenti le istruzioni per richiedere l’antimalware”, spiega il professor Bernardo. L’università sta valutando anche l’opportunità di stipulare degli accordi con l’azienda per far partecipare gli studenti a degli stage.

Alla conferenza, tenutasi nell’aula magna del collegio Raffaello, hanno partecipato anche dei manager di Bitdefender e si è parlato di cybersecurity. Ciò che è emerso è che la sicurezza informatica al 100% non esiste: bisogna avere la consapevolezza che tutto in Rete è potenzialmente vulnerabile. Quindi l’utente è responsabile di se stesso e delle informazioni che diffonde. Per Alessandro Andini, docente di Informatica all’università di Urbino, manca una corretta educazione digitale: “I principali problemi di cybersecurity provengono dall’assenza di competenze certificate e dall’utilizzo di strumenti obsoleti”. Per il professore la continua evoluzione tecnologica ha portato a un altrettanto veloce mutamento delle minacce informatiche: ciò che va bene oggi non può andare bene domani. Per questo motivo, come sottolineato anche da Pierfrancesco Squillace, territory manager di Bitdefender, la formazione in quest’ambito deve essere continua: “Più della metà delle nostre risorse sono destinate alla ricerca e allo sviluppo”.

I tipi di attacco

Gli attacchi possono essere di tipo fisico, ovvero attraverso chiavette usb, memory card e cd/dvd oppure arrivare tramite internet. In un contesto aziendale, le minacce possono provenire anche dall’interno. Spesso, come ha affermato lo stesso Andini, sono gli stessi dipendenti a costituire, molte volte involontariamente, delle minacce alle aziende per cui lavorano. Si possono scaricare  dati infetti dalla propria mail personale con il pc aziendale o far uscire dati sensibili dalla società per cui si lavora. Per questo motivo, secondo il professore di Informatica, bisogna creare vari livelli di sicurezza per cui, nonostante una persona abbia accesso ai dati, non possa farne l’utilizzo che vuole. Ad esempio si può impedire di scaricare un audio oppure di fare uno screenshot.

I numeri del cybercrime

Secondo Denis Cassinerio, regional sales director di Bitdefender,  l’attività criminale è parallela al mondo digitale. L’immagine puerile dell’hacker che attacca da casa sua per gioco, per sfidare il sistema non esiste più: “Tutte le informazioni che pubblichiamo online possono essere usate contro di noi” ha spiegato. Il valore del cybercrime è di 400 miliardi di dollari nel 2016, lo 0.8% del Pil mondiale. La maggior parte degli attacchi, il 72%, proviene da hacker che attaccano per ottenere del denaro in cambio delle informazioni rubate. È quanto emerge da un rapporto stilato da Clusit, l’associazione italiana per la sicurezza informatica. Secondo Cassinerio sono in crescita anche gli attacchi alle banche e alle assicurazioni, così come agli ospedali per via delle informazioni sensibili che detengono questi istituti. Dati che possono essere monetizzati.