Caso Astori, quando una visita salva la vita degli atleti. Come funzionano i controlli per i non professionisti

di LORENZO PASTUGLIA

URBINO – Se ne è andato lasciando sgomenti tanti italiani, sportivi e non. Davide Astori, trentunenne capitano della Fiorentina, morto per bradiaritmia, un rallentamento del battito del cuore per un disturbo nella conduzione dell’impulso elettrico che fa contrarre il muscolo. Un decesso per cause naturali, insomma. Lo stesso che ha interessato un calciatore di Ligue 2, campionato francese equivalente alla Serie B italiana: Thomas Rodríguez, giovane di 18 anni del Tours.

In questi giorni, in molti si si sono chiesti se i controlli sportivi che vengono fatti agli sportivi, in questo caso ai calciatori, siano efficienti al 100% o se ci siano patologie che la scienza non riesce a rilevare. E cosa succede a livello amatoriale, dove gli atleti non vengono tenuti sotto un controllo stretto? Va detto che al giorno d’oggi, molti amanti dello sport non professionistico con malformazioni cardiache non vengono riconosciuti idonei all’attività agonistica. Uno di questi è Cristian Cecconi, 35 anni di Osimo, con la voglia di giocare a calcetto ma l’impossibilità di farlo.

Il capitano della Fiorentina, Davide Astori, deceduto per bradiartmia

La scoperta della malattia

A 15 anni Cristian giocava nell’Osimo Stazione, un quindicenne pieno di sogni, quelli che nascono sui campetti di periferia. Ma alla visita medico-sportiva obbligatoria per avere l’idoneità agonistica qualcosa non va: da un normale elettrocardiogramma vengono riscontrati valori anomali. Si fa visitare all’ospedale “Torrette” e da lì inizia il suo calvario perché ha la “cardiomiopatia ipertrofica” (una mutazione genetica legata a un cromosoma del Dna).

Cristian Cecconi

Poi, dopo aver contattato diversi medici sportivi della zona, Cristian va fino a Firenze, all’ospedale “Careggi”. Tanti sono i pareri discordanti che sente sulla sua patologia: “Non sapevo cosa pensare”, continua. “C’era il dottore che diceva che la malattia esisteva e mi chiedeva di evitare lo sport, chi mi consigliava di fare tanta attività fisica per allenare il cuore e chi mi ha detto di continuare solo a livello non agonistico con la ‘corsetta’ o la palestra. Avrei dovuto inoltre portare un cardiofrequenzimetro che avrebbe controllato i miei battiti”.

Dopo ulteriori esami arriva la scoperta: la sua è una patologia ereditaria, probabilmente da parte della nonna materna. Cristian smette così di fare sport tenendosi sempre sotto controllo. Troppo alto il rischio. Ancora oggi è costretto ad andare a Firenze e al “Torrette” di Ancona per i controlli. Oggi è consulente finanziario, la sua malattia è la stessa che affligge anche l’ex nuotatore e campione olimpico italiano ai Giochi olimpici di Sidney 2000, Domenico Fioravanti.

I casi urbinati del dottor Gheller

Anche nella città ducale varie persone sono state bloccate durante un controllo, come racconta il dottor Giuliano Gheller. Con un passato come cardiologo presso l’Unità coronarica dell’ospedale di Urbino, dal 2013 Gheller, 68 anni, è medico al centro di medicina sportiva “ViGi Urbino”. Più di 350 visite l’anno, circa 1.500 negli ultimi cinque: “Fra tutti i pazienti che ho visitato – dice il dottore – il 5% rappresenta i casi sospetti che mi sono capitati, il 2% erano persone non-idonee”.

I motivi possono essere molteplici: dai problemi alle valvole per “incontinenza” (il sangue ritorna indietro nel flusso) o per “stenosi” (quando c’è un restringimento e il sangue non passa) ai problemi elettrici come “l’asistolia” (mancanza di impulsi che non permettono la contrazione del cuore) o la “fibrillazione ventricolare” (troppe ‘scintille’ che mandano in agitazione il cuore impedendogli di contrarsi). Gli ultimi due fenomeni sono i più frequenti e proprio una morte naturale di tipo “elettrico” è stato la causa del decesso di Astori. La speranza di essere salvati sta nell’intervento con un defibrillatore, entro dieci minuti dall’infarto, altrimenti è troppo tardi.

Giuliano Gheller

Vari sono i casi capitati al dottor Gheller. Il più recente è di tre mesi fa. Un ragazzo di 30 anni, che chiedeva l’idoneità per giocare a calcio, presentava numerose “extrasistoli ventricolari” (spesso anche cinque di seguito) segno premonitore di una possibile fibrillazione. Il giovane viene così mandato in cardiologia all’ospedale di Urbino. Gli esami svolti consistevano in un ecocardiogramma, poi un elettrocardiogramma dinamico per 24 ore. “Nonostante i risultati non fossero particolarmente patologici – afferma Gheller – i valori non erano normali così ho deciso di non concedere l’idoneità sportiva”.

Un altro caso due anni prima ad un 25enne (anche lui alla ricerca dell’idoneità per praticare calcio) che presentava una “stenosi aortica serrata”, ovvero un restringimento della valvola che non permetteva la fuoriuscita del sangue dal ventricolo sinistro a tutto il resto dell’organismo. Dopo l’ecocardiogramma e la conferma della diagnosi, il giovane non ha più proseguito gli esami ma è stato operato per una sostituzione di una valvola nel reparto di cardiochirurgia ad Ancona.

A volte, però, l’aritmica cardiaca può essere un fenomeno passeggero, come nel caso di uno strapazzo alimentare o etilico: “Dato che lo stomaco è molto vicino al cuore e diviso solo dal diaframma – afferma il dottore – una malattia dello stomaco si può ripercuotere momentaneamente sul muscolo cardiaco anche se questo è sano. Rimossa poi la malattia gastrica torna tutto normale”. Il caso riguarda un trentaquattrenne che voleva fare atletica ma presentava “un’alitosi etilica”. Dopo essere stato visitato da Gheller, all’elettrocardiogramma a riposo erano presenti numerose extrasistoli ventricolari: “Gli ho così negato l’idoneità sportiva e – prosegue il medico – l’ho fatto tornare 10 giorni dopo. Nella visita successiva i risultati erano normali. Probabilmente, la volta prima il paziente era ubriaco”.

Anche la pressione alta può essere un ostacolo a praticare sport, persino quelli non agonistici, come la palestra. A differenza del calcio, il basket, la pallavolo o il rugby, non c’è bisogno di fare visite più approfondite ma basta un certificato di attività non agonistica (o di buona salute). È accaduto a un paziente di Gheller, 57 anni e pressione a 240/100. “Nonostante facesse già una terapia per la pressione, era una situazione troppo rischiosa e ho deciso così di non concedergli il certificato. Tante persone sono arrabbiate o dispiaciute al momento del responso negativo, ma in questi casi io non me la sento di mettere a rischio la loro vita”.

Tutti nel registro ma solo nelle Marche

Nelle Marche c’è “Registro regionale per le idoneità sportive”, un database nel quale vengono archiviati i risultati di tutti coloro che fanno una visita, sia positivi che negativi. Uno strumento utilizzato però solo nella regione, al quale possono accedere solo i medici marchigiani.

Può capitare così che qualche sportivo locale che pratica sport in Società di altre regioni – ad esempio Emilia-Romagna o Umbria – qualora non risultasse idoneo nelle Marche, provi a “fare il furbo”, facendosi visitare fuori regione per eludere il registro. In altre parti, infatti, i medici non possono accedere al registro e, nel caso la visita fosse positiva, verrebbe semplicemente rilasciato un tesserino sportivo. Una ‘falla’ in un sistema, che, per essere pienamente sicuro, dovrebbe essere esteso a tutto il Paese, per la sicurezza degli atleti non professionisti.