di YURI ROSATI
URBINO – Massimiliano Mecozzi, il medico che seguiva la famiglia Bonifazi, è stato convocato in Procura venerdì 23 giugno. A un mese dalla morte del piccolo Francesco Bonifazi, causata da un’otite degenerata in encefalite, il procuratore Andrea Boni e il sostituto Irene Lilliu incontreranno l’omeopata per ricostruire gli ultimi giorni del bambino e i contatti tra la famiglia di Cagli e il medico pesarese.
Il punto di vista della procura
“Sia Mecozzi sia i genitori di Francesco Bonifazi sono indagati per omicidio colposo, ma ancora è presto per parlare dei risultati delle nostre inchieste”, ha detto il procuratore Andrea Boni. “Stiamo lavorando e aspettiamo i risultati della perizia medica, che non arriveranno prima di settembre, e quelli della consulenza di un tecnico informatico che ci permetteranno di ricostruire i contatti tra la famiglia e l’omeopata”.
Il procuratore non dice altro. Dopo aver sentito Maurizio Olivieri, il nonno di Francesco, che si è costituito parte civile, ieri è stata invece la volta dei genitori della vittima: Marco Bonifazi e Maristella Olivieri. “Abbiamo parlato per più di otto ore – racconta Boni – i genitori sono provati da quanto accaduto e sostengono di essersi affidati a Mecozzi perché avevano piena fiducia in lui dopo che aveva risolto altri casi simili che si erano verificati in famiglia”.
La difesa dell’omeopata
In attesa dell’interrogatorio del 23 giugno e dell’eventuale udienza preliminare i legali di Massimiliano Mecozzi, Enzo Carella e Maria Lucia Pizza, sono impegnati nelle indagini difensive con le quali puntano a dimostrare l’estraneità del medico dai fatti. “Mecozzi segue 3.000 pazienti e mai nessuno si è lamentato del suo operato – ha detto l’avvocato Carella – la morte del piccolo Francesco è un evento eccezionale, imprevisto e feroce”.
Secondo la difesa il medico non ha responsabilità: si è trattato solo di un episodio molto sfortunato per il piccolo che ci ha rimesso la vita e per il dottore che cercava di curarlo. “Il caso Mecozzi è stato persino discusso in tutte le tribune televisive: ne ha parlato Barbara D’Urso, è stato al centro di una puntata di Quinta colonna e della Vita in diretta – ha proseguito Carella – ma in nessuno di questi salotti era presente un contraddittorio che spiegasse le ragioni del dottore”.
“C’era bisogno di un capro espiatorio contro cui sfogare tutta la polemica tra medicina convenzionale e omeopatia – ha sottolineato l’avvocato – senza chiedersi se per caso le cose fossero andate diversamente e senza considerare i danni che fanno certe cure convenzionali”. Proprio sulla possibilità che la realtà dei fatti non risponda alla narrazione mediatica punteranno nell’interrogatorio di venerdì i legali del dottor Mecozzi. Che lanciano un’ultima stilettata: “Il bambino era malato da 15 giorni ma i familiari non hanno consultato un pediatra o un medico. Si sono rivolti a Mecozzi soltanto all’ultimo. Come si può pretendere che il dottore, al telefono, potesse risolvere una situazione così grave?”.