La vendetta tedesca nel luglio del 1944: le rappresaglie della Torre e dell’Orsaiola

La guerra non è solo quella delle trincee e dei bombardamenti, ma è anche quella che viene a prenderti dentro casa. Che uccide tutti senza criterio: donne, anziani e bambini. Nella zona di Urbino è successo nel giro di pochi giorni: dal 5 al 14 luglio del 1944.

La rappresaglia della Torre. Il 5 del mese i partigiani decidono di dar vita a un atto dimostrativo: vogliono far saltare il ponte di Tre Archi, sulla strada che collega Urbania e Piobbico. In quel momento arriva da Apecchio un sidecar di un maresciallo delle SS. I partigiani lo uccidono e il soldato che è con lui morirà il giorno dopo. L’alba del 6 luglio ha inizio la rappresaglia tedesca.

A raccontarlo è don Sergio Campana, diventato il parroco della Torre pochi mesi dopo: “Hanno iniziato a seguire le tracce dei partigiani con i cani ma hanno risparmiato ‘Mamma Cesira’ che aveva dato da mangiare ai tedeschi – racconta don Sergio – subito dopo hanno fucilato quattro uomini e dato fuoco alle loro case”.

La risalita tedesca continua dando fuoco a tutte le case che trovano per strada. In undici si rifugiano dentro una stalla: vengono stanati e fucilati. Francesco Canti viene colpito a una gamba, cade a terra e sviene: “Non per il dolore ma per aver visto la sua casa in fiamme con i figli dentro – continua ancora don Sergio – i tedeschi passano a dare il colpo di grazia, ma Francesco è coperto da altri cadaveri e così si salva”.

Intanto Carmela Canti, la madre di quei bambini, chiede pietà ai tedeschi spiegando che lì dentro ci sono i suoi figli avvolti dalle fiamme, nel letto. I soldati non conoscono l’italiano e non capiscono quello che dice la donna: le danno un colpo sui denti col calcio del fucile. L’unico in grado di salvare i bimbi è il loro fratello maggiore, Giuseppe Canti, di 8 anni: “È entrato in casa e ha liberato la sorellina di un anno e il fratello di due”, continua don Sergio.

Tra i fucilati c’è anche Biagio Rossi, un settantenne che abita lì di fronte. Don Sergio racconta che l’uomo ha sentito gli spari e ha esclamato: “Vado a vedere, tanto sono vecchio, cosa ci possono fare i tedeschi con me?”. Ma i tedeschi non lo trattano diversamente dagli altri uomini della Torre.

Il rastrellamento dell’Orsaiola. Pochi giorni dopo, però, alla storia della guerra a Urbania si aggiunge un nuovo capitolo: il rastrellamento dell’Orsaiola. Quello che è successo il 7 luglio lo racconta un testimone dell’epoca che non vuole rivelare pubblicamente il suo nome perché l’importante è conoscere i fatti e non chi li riporta: “È successo a 200 metri da dove stavo io dopo esser fuggito dalla città bombardata – racconta chi ha vissuto quei momenti – i tedeschi sono entrati nella chiesa e hanno sparato alcuni colpi: ancora oggi ci sono i bozzi nella chiesa”.

Lì hanno preso alcune persone e le hanno portate in una casa: “Hanno fatto merenda insieme, sembravano volerli lasciare – spiega il testimone – loro si sono allontanati e quando erano a circa 50 metri di distanza hanno sparato loro”. “Ci furono 5 morti, tra cui una giovane ragazza che chiedeva pietà in lacrime, provando a convincere il fratello, passato dalla parte dei tedeschi, a risparmiarla”, conclude il suo racconto l’uomo.

Altri due uomini, Venanzio Maccarelli e Vincenzo Londei, ‘rastrellati’ in quei giorni, furono trasportati a Urbino e fucilati. Ora una lapide li ricorda nel parco della resistenza, sulla collina alla fine di via del Popolo che affaccia su Palazzo Ducale.

Stefano Rizzuti
Antonella Ferrara
Ilaria Betti