Nel museo della linea Gotica: il parco della memoria sopra un vecchio campo minato

Casinina, un piccolo paese a 15 chilometri di Urbino, sfondare la linea Gotica era difficile. Qui l’Appennino marchigiano è impervio e far passare un esercito non è una cosa semplice. Proprio qui però i tedeschi decisero di rinforzare la linea, costruendo una doppia serie di fortificazioni: “I nazifascisti protessero maggiormente proprio quei punti in cui il passaggio risultava più difficile. Sapevano – spiega Giovanni Tiberi, direttore e proprietario del Museo della linea Gotica di Casinina – che gli alleati avrebbero puntato sull’effetto sorpresa e avrebbero provato a forzare quei tratti che a prima vista sembravano meno accessibili”.

A poca distanza dal punto in cui la linea gotica si divideva in un doppio sistema di fortificazioni, il professor Tiberi ha deciso di aprire il museo, in una palazzina rossa che sorge proprio dove durante la guerra era posizionato un campo minato. Nel museo sono conservati più di 3.000 reperti rinvenuti lungo la linea Gotica. Ci sono le divise di tutti gli eserciti che presero parte alla Campagna d’Italia: da quella con le svastiche dell’esercito nazista, a quella degli alpini italiani fino al copricapo di cuoio di un ufficiale australiano. Ma ci sono anche binocoli, borracce e tanti altri oggetti che facevano parte del bagaglio di un soldato. Il più importante era sicuramente la coperta: “I militari non avevano quasi mai un letto dove dormire – spiega il professor Tiberi – e la coperta era un elemento imprescindibile per passare la notte all’addiaccio. Con quella i soldati si scaldavano e si difendevano dalla polmonite e dalla pleurite”.

Nel museo sono conservati anche oggetti militari che dopo la fine del conflitto furono trasformati in utensili di uso quotidiano: “La povertà era molto diffusa – continua Tiberi – e la gente che viveva vicino alle zone del conflitto riciclava per uso domestico tutte quelle cose che la guerra aveva lasciato sul terreno. Raccoglievano gli elmetti e li trasformavano in bracieri e in badili; c’è anche chi ha usato i codoli delle bombe per creare degli imbuti”.

Ma i residui della guerra sono stati trasformati anche in arte. Nel 2004, infatti, nel cortile del museo venne eretto un monumento ai caduti, composto da 54 ruote di cingoli dei carri armati distrutti nelle battaglie lungo la linea Gotica. Intorno al monumento si sviluppa il parco della memoria. Qui sono conservati jeep e camion dell’esercito tedesco e alleato ma c’è anche la ricostruzione di un bunker tedesco. “Proprio al di là della siepe che circonda il parco – spiega il professor Tiberi – morì uno sminatore nel dopoguerra, a causa dell’esplosione di un ordigno”.

Il museo di Casinina prova a tenere viva la memoria di tutti coloro che vissero quegli anni, ma senza sovvenzioni da parte delle istituzioni è difficile andare avanti: “Ci aiuta soltanto il Comune e la comunità montana del Metauro – conclude Tiberi – per questo apriamo il museo solo su appuntamento”.