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È uno dei nomi più noti nell’ambito
dell’assistenza dei bisognosi in America. City Harvest
è nata a New York nel 1982, su iniziativa di un
gruppo di volontari appartenenti alle categorie lavorative più
diverse, con l’obiettivo principale di recuperare prodotti alimentari
da ristoranti, grossisti, mercati ortofrutticoli, fornai, società
di catering, bar. Anche se City Harvest accetta donazioni da tutti gli
Usa, i prodotti raccolti vengono distribuiti esclusivamente nei cinque
quartieri di New York. Organizzazione La struttura interna di City Harvest appare estremamente frammentata. Ciascun gruppo, in base alle proprie competenze, opera individualmente, ma sempre a stretto contatto con gli altri perché l’obiettivo è comune. C’è un organo per la sicurezza igienico-sanitaria del cibo, uno per la scelta dei volontari, uno per la scelta dei donatori i cibo. Una volta inseriti i dati dei donatori nella banca dati di City Harvest, presso il centro di coordinamento dei camionisti vengono elaborati i percorsi dei tredici camion frigo di proprietà. I donatori Non è permesso a chiunque donare del cibo. Chi dona deve infatti avere una licenza per cucinare: non è quindi possibile raccogliere dai privati cibo cotto o preparato, ma è possibile prendere i prodotti non deperibili. Le cifre della raccolta Nella sola città di New York la ristorazione elimina mediamente in un anno 22 milioni 700 mila chili di cibo intatto. Ogni giorno i camion di City Harvest raccolgono 150.000 chili di cibo perfettamente commestibile, per poi donarlo alle 400 agenzie presenti nei cinque quartieri. Ogni agenzia raccoglie il cibo per le associazioni di anziani, famiglie disagiate e per tutte le categorie di bisognosi nella città di New York. Le differenze rispetto alla Last Minute Market City Harvest ha una struttura talmente complessa da renderla forse unica nel panorama delle associazioni che distribuiscono aiuti alimentari. Si allontana dalla Last Minute Market per le dimensioni dell’organizzazione e per la gestione diversa dei prodotti alimentari. Il progetto americano non è sostenibile dal punto di vista ambientale, perché viene impiegato un gran numero di mezzi di trasporto, sia per portare il cibo alle agenzie, sia per andarlo a ritirare. |
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Inchiesta
multimediale realizzata da Daniela
Corneo. Ultimo aggiornamento aprile
2004 |