Nasce a Phoenix,
in Arizona, nel 1967, viene esportato a Parigi nel
1984 per poi arrivare in Italia, a Milano, nel 1989,
su iniziativa dell’allora presidente della Star, l’imprenditore
Danilo Fossati. Attualmente il Banco Alimentare è una realtà
no profit con diciassette sedi su tutto il territorio nazionale, oltre
43.000 tonnellate di prodotti alimentari raccolti annualmente e buone
prospettive future.
Le cifre di raccolta e distribuzione
Nel 2001 (ultimi dati presenti nel libro) il Banco alimentare ha raccolto
circa 44.000 tonnellate di prodotti alimentari dei
quali 4 milioni e 400 mila chili attraverso la “Colletta alimentare”,
un’iniziativa a cadenza annuale che sensibilizza direttamente
i consumatori che all’uscita dai supermercati possono donare alcuni
prodotti appena acquistati. Il cibo raccolto è poi distribuito
ai circa 6.700 enti convenzionati.
Le imprese fornitrici
I canali di approvvigionamento più importanti del Banco Alimentare
sono le industrie agroalimentari e l’Agea che apporta più
del 60 per cento del totale delle eccedenze trattate. Circa il 42 per
cento dei prodotti raccolti è costituito da pasta e riso, seguiti
da latte e derivati che rappresentano il 24 per cento del totale.
Gli assistiti
I prodotti raccolti sono messi al servizio di oltre 6.600
associazioni ed enti caritativi. In alcuni casi il contributo fornito
aumenta le capacità erogative dell’ente beneficiario, in
altri è assolutamente indispensabile. Attraverso visite periodiche
i volontari verificano le reali necessità degli assistiti e il
rispetto dei criteri guida stabiliti.
Rapporti con l’ambiente esterno
Nel corso del tempo il Banco alimentare ha cambiato la sua posizione
e quindi ha modificato quella delle imprese che oggi sono considerate,
all’inverso dell’inizio, i clienti ai quali il Banco alimentare
fornisce un servizio. La caratteristica principale del Banco è
la cura dei rapporti personali, sia con le imprese sia con gli assistiti,
selezionati attentamente in base alla loro affidabilità e alla
qualità del lavoro svolto.
Le differenze rispetto alla Last Minute Market
«C’è una differenza dal giorno alla notte, ma non
in senso negativo, quanto piuttosto nelle modalità d’azione»,
afferma il professor Segrè (vai qui
a leggere l'intervista). Il Banco alimentare raccoglie e stocca in un
magazzino, quindi ci deve essere un camion – il che significa
costi e inquinamento – che raccoglie questi prodotti dalle aziende
e li porta in sede. Il magazzino deve avere un responsabile che gestisca
gli stock e frigoriferi capienti nel caso ci siano prodotti deteriorabili.
E poi ci sono tutti i costi che devono sostenere le associazioni per
andare a ritirare, una volta al mese, le quantità loro destinate.
«Per non parlare dei prodotti – precisa Segrè –
che raggiungono una tipologia limitata dal punto di vista nutrizionale:
l’ortofrutta e i freschi sono davvero rari al Banco Alimentare».
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