URBINO – Diverse centinaia di litri di gasolio da riscaldamento sono stati ritrovati nel pozzo artesiano dell’Ersu e in altri pozzi del centro storico di Urbino. Le indagini dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Ancona, che hanno portato alla denuncia del rappresentante legale della Cattedrale, don Sandro De Angeli, e del presidente dell’Ersu, Giancarlo Sacchi, per omessa notifica alle autorità, sono cominciate ieri sera dopo numerose segnalazioni anonime ai carabinieri da parte degli abitanti.
Secondo le prime ricostruzioni, l’inquinamento della falda acquifera è partito a gennaio scorso da una cisterna interrata della Cattedrale, che può contenere dai 500 ai 2.000 litri di gasolio, e nel giro di un mese si è esteso anche ai pozzi dell’Ersu.
Mentre dalla Cattedrale non c’è stata nessuna segnalazione del problema, l’Ersu ha avvisato subito il Comune, ma non ha attivato la regolare procedura di notifica che, di norma, deve essere inviata entro 24 ore dalla scoperta a Carabinieri, Arpam, Prefettura, Procura, Regione e Provincia. Così come non ha provveduto alla messa in sicurezza dell’area. Una procedura che viene effettuata da ditte specializzate e consiste, come spiega il Noe, “nell’anemizzare le fonti di inquinamento attraverso l’utilizzo di palline assorbenti che vengono gettate nei pozzi e assorbono solo il gasolio”.
La Cattedrale e l’Ersu si sono giustificate, afferma il Noe, parlando di una scarsa conoscenza delle leggi del settore ambientale e si sono resi disponibili a collaborare agli accertamenti. L’Ersu, prosegue il Noe,“si è già rivolta ad una ditta specializzata per predisporre un piano di ricognizione dell’andamento dei rifiuti”. Piano che verrà esaminato giovedì dal Noe insieme ai tecnici del Comune.
L’ingegner Lazzaro Spadoni, dell’ufficio tecnico del Comune, spiega che i pozzi artesiani, naturali fuoriuscite di acqua dal terreno, sono presenti in molti degli edifici situati nel centro storico, all’interno dei quali sono state costruite delle cisterne per la raccolta e l’utilizzo delle acque. Spadoni precisa che, in alcuni casi, l’inquinamento dei pozzi avviene quando sistemi di riscaldamento obsoleti, a causa di perdite anche scarse, riversano accidentalmente i loro liquidi nei pozzi, che si trovano sotto gli edifici.
Il primo pozzo contaminato dal gasolio si trova in via Veneto, nei pressi della Banca delle Marche, proprio fra la cattedrale e l’Ersu. Al Comune non si pronunciano sulla contaminazione di altre parti della città. Ma l’ingegnere precisa che il sistema dei pozzi è antico, precedente alla costruzione dell’acquedotto da cui viene l’acqua corrente che arriva nelle case, mentre “oggi le acque dei pozzi sono utilizzate per gli scarichi”.
L’Arcidiocesi si limita a commentare: “Ci stiamo domandando anche noi che cosa sia successo”. Dall’Ersu Lorenzo Ciaffoncini pone la questione in termini diversi: “È il metano e non il gasolio che alimenta i nostri riscaldamenti. Noi siamo parte lesa, non abbiamo inquinato alcun pozzo e chiederemo il rimborso dei danni subiti”. Inoltre, ha aggiunto, “è necessario rassicurare i cittadini: l’acqua che arriva nelle loro case è pulita”.