PESARO – Dovrà subire di certo altri interventi ma migliorano le condizioni di Lucia Annibali, l’avvocatessa urbinate aggredita a Pesaro nella sua casa di via Rossi il 16 aprile, ora ricoverata all’ospedale Maggiore di Parma. E i medici sono ottimisti sul fatto di poterle salvare la vista.
Acido, per lasciare a vita il segno del disprezzo sul volto delle donne. Lo stesso disprezzo e lo stesso gesto che ieri mattina hanno colpito Samanta, cassiera di 36 anni incinta di due gemelli.
A Cuggiono, 35 chilometri a nord-ovest di Milano, la donna stava attraversando le strisce pedonali verso il reparto di ginecologia dell’ospedale cittadino, quando un uomo alla guida di uno scooter scuro le ha gettato addosso una bottiglietta piena d’acido. Un episodio, questo, che ci ha fatti ripiombare nella piaga della violenza di genere, neanche 24 ore dopo la manifestazione organizzata a Pesaro domenica 5 maggio.
“Mai sole” è il nome che i partecipanti al percorso da piazza della Libertà fino al molo di Levante hanno scelto per sottolineare l’importanza della solidarietà, dell’attenzione collettiva alla piaga della violenza sulle donne. Erano presenti oltre mille persone, donne e uomini, rappresentanti delle istituzioni come il sindaco Luca Ceriscioli e l’assessore alle Pari Opportunità Gloriana Gambini, mentre il pm Monica Grulli disponeva un’immediata perizia su Luca Varani.
L’avvocato pesarese di 35 anni, accusato di essere il mandante dell’aggressione a Lucia Annibali, è in carcere a Villa Fastiggi dal 20 aprile. La notte di venerdì 3 maggio avrebbe tentato di ferirsi al piede per mascherare una lesione già esistente che lo avrebbe compromesso. Una lesione da nascondere graffiandosi con un pezzo di legno, a differenza della bruciatura sulla mano destra che ha sempre giustificato con una caffettiera troppo calda. L’ustione rivelatrice e compromettente sarebbe invece quella sul volto di Rubin Talaban, 31 anni e di origini albanesi, accusato di essere il sicario di Annibali.
Talaban è stato arrestato a San Salvo Marina, in provincia di Chieti, verso le cinque di mattina del primo maggio. Dopo quindici giorni di latitanza, i carabinieri guidati da Giuseppe Donnarumma, comandante provinciale di Pesaro, lo hanno trovato in Abruzzo, da dove era pronto a fuggire verso l’Albania e dove si era rifugiato a casa di due connazionali, arrestati per favoreggiamento. Si era fatto crescere la barba, per nascondere un neo ma soprattutto quella bruciatura sulla parte sinistra del viso che si era probabilmente procurato nell’agguato alla Annibali. Un ‘lavoro’ per cui Talaban avrebbe ricevuto 30.000 euro da Varani: 5.000 da riscuotere subito e il resto a vendetta compiuta.
Le ultime indagini non escludono il coinvolgimento di altre persone, sia nell’aggressione materiale a Lucia che nella successiva protezione di Talaban. Lo scorso 27 aprile Altistin Precetaj, albanese di 28 anni, è stato fermato con l’accusa di aver partecipato all’agguato in via Rossi, mentre esattamente un mese prima Talaban era stato trovato dalla polizia con dell’acido solforico. Talaban che potrebbe aver ricevuto aiuti da una persona insospettabile, apostrofata come “colletto bianco”.