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Tre freelance e le inchieste in crowdsourcing: dall’Irlanda arriva Investigate

di    -    Pubblicato il 18/05/2013                 
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Peadar Grogan, fondatore di Investigate.ie

Dalla strada alla prima pagina dei quotidiani nazionali. In Irlanda le notizie hanno a disposizione un modello di giornalismo che mette in contatto le redazioni con il pubblico per far emergere i problemi della collettività. Il nuovo protagonista dell’informazione nel Paese di James Joyce si chiama Investigate, uno spazio dove il crowdsourcing tenta il salto di qualità. per essere sempre più al servizio dei cittadini.

Fondato da Peadar Grogan e Maria Delaney, studenti con un master in giornalismo all’università di Dublino, Investigate è sulla “piazza digitale” dall’inizio di maggio, ma sta già attirando l’interesse delle testate irlandesi. Lo scopo non è soltanto quello di raccogliere le segnalazioni dei cittadini per trasformarle in notizie, ma anche quello di fornire servizi ai media tradizionali. Insomma, un ponte tra il pubblico e il giornalismo mainstream, uno spazio dove la testimonianza dell’uomo della strada può trasformarsi nell’ultima notizia di una grande testata.

Il meccanismo alla base di Investigate è semplice: i lettori irlandesi sono invitati a segnalare i problemi delle loro comunità, il team, composto da tre giornalisti freelance, indaga e realizza un’inchiesta da vendere ai quotidiani, utilizzando uno schema di lavoro illustrato nel loro sito. Allo stesso tempo, la squadra di Investigate si offre come sostegno ai giornalisti delle testate locali e nazionali per la realizzazione di servizi audio video, infografiche, live blogging e comunicazione online.

Ecco, ad esempio, come è nata una delle prime inchieste di Investigate. Attraverso le segnalazioni dei lettori, Maria Delaney ha scoperto che i donatori di rene non ricevono dallo Stato un compenso economico per i giorni di lavoro persi a causa del ricovero in ospedale. La giornalista ha approfondito la ricerca, intervistando pazienti, medici, rappresentanti di associazioni e il portavoce del dipartimento della Salute.  La storia è stata poi venduta al Sunday Times e pubblicata nell’edizione del 5 maggio.

Magari non è la rivoluzione copernicana del giornalismo, ma di sicuro è un passo avanti del modello crowdsourcing: “Abbiamo monitorato – spiega Peadar Grogan – come i media tradizionali e i nuovi media stanno usando internet per interagire con i lettori e abbiamo voluto fare qualcosa di più. Vogliamo dare alla gente una voce, creare uno spazio dove le persone possono parlare direttamente con i giornalisti. Il nostro obiettivo è rendere il giornalismo investigativo più aperto e trasparente. Non stiamo cercando di competere con le altre agenzie di stampa. Se le persone sono preoccupate che la loro voce possa non essere ascoltata da un organo di informazione più grande, noi siamo in grado di fornire un’alternativa. Ed essendo online, Investigate è sempre a disposizione della gente”.

Per il momento il progetto è ancora ai primi passi, ma Peader Grogan guarda avanti: “Saremo in grado di monitorare le tendenze nel corso del tempo e per posizione geografica, in modo da verificare se gli stessi problemi stanno interessando un gran numero di persone. Investigate si alimenterà grazie alle storie raccontate dal nostro team di liberi professionisti, ma potremo anche aiutare i giornalisti a realizzare i propri articoli, offrendo una piattaforma dove possono lanciare appelli al pubblico”.

L’esempio di Investigate potrebbe rappresentare un modello di business, un modo nuovo per rendere economicamente sostenibile una professione sempre più in crisi: “Per ora non pensiamo al nostro sito come un’impresa redditizia, ma più come un hub per aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi e per parlare direttamente con i lettori – sottolinea Grogan – i soldi che guadagniamo vengono utilizzati per sviluppare il sito web e per renderlo uno strumento ancora più utile per il pubblico e per i media. Nel lungo termine, quando Investigate rappresenterà un marchio di fiducia, speriamo che possa diventare autosufficiente. Il punto è come farlo in modo sostenibile: stiamo cercando di ridurre i costi e i tempi necessari per il lavoro investigativo”.

“Abbiamo intenzione di sviluppare relazioni con redazioni in tutta l’Irlanda e speriamo di essere giudicati per la qualità del nostro lavoro – continua il cofondatore di Investigate -. Nonostante le difficoltà in cui versa il settore, questo è un momento interessante per diventare giornalista. È impossibile dire quale direzione prenderà in futuro, ma credo che il giornalismo è più importante oggi di quanto lo sia mai stato”.

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