URBINO – I prossimi passi per la rimozione del gasolio nei pozzi del centro di Urbino sono stati delineati. Nella riunione del 30 maggio tra il Comune, l’Ersu, la Petroltecnica (ditta specializzata incaricata dalla Cattedrale) e l’Arpam sono state individuate due strade d’azione per il recupero dei circa 1200 litri ancora in circolo.
La prima: rimuovere la cisterna della cattedrale; la seconda: l’iniezione di un tracciante colorante, la floresceina, nelle condutture dell’acqua per capire fino a che punto è arrivata la contaminazione.
A redigere il piano sarà la Petroltecnica che dovrà discuterne, in un prossimo tavolo tecnico, con la Soprintendenza ai beni archeologici e che andrà così a integrare il piano di caratterizzazione già in atto.
La rimozione della cisterna è necessaria perché, nonostante sia stata ripulita e depurata, una quantità imprecisata di gasolio è bloccato sotto la cisterna e rischia di contaminare le falde acquifere.
Dal confronto dei dati raccolti da Petrolchimica e Arpam è anche emerso che il gasolio non è sceso fino a valle ma è rimasto concentrato nella zona tra la cattedrale, l’Ersu e i cinque pozzi privati coinvolti, risparmiando così gli impianti di depurazione della Benelli e della Pvs.
La contaminazione, fanno sapere dal Comune, non ha a che fare con l’acquedotto della città, ma solo con i pozzi dei cinque privati coinvolti. Tuttavia, fino a ordine contrario, resta in vigore l’ordinanza cautelativa emanata dal sindaco sul divieto di utilizzo dell’acqua di tutti i pozzi e le cisterne private.