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Pozzi contaminati, colorata l’acqua con fluorescina per tracciare il gasolio

di    -    Pubblicato il 4/02/2014                 
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L'acqua contenente fluorescina nella cisterna della Curia

L’acqua contenente fluorescina nella cisterna della Curia

URBINO – I proprietari di pozzi nel centro storico tengano d’occhio la propria acqua, se ha un colore strano significa che potrebbe essere contaminata. È iniziata nella mattinata di martedì l’operazione “fluorescina”, il tracciante che aiuterà a capire fin dove può essersi infiltrato il gasolio uscito ormai un anno fa da una cisterna di proprietà della Curia. E quindi di individuare i pozzi eventualmente contaminati. Il colorante, una polvere rossa atossica, è stato sciolto in tre metri cubi d’acqua (3000 litri) immessi nel serbatoio incriminato dal personale di Petroltecnica, la ditta incaricata della bonifica.

L’esperimento scientifico, che durerà 72 ore, serve a monitorare i flussi di falda, ovvero a capire come scorre l’acqua nelle viscere del centro storico di Urbino e circoscrivere l’area di diffusione del gasolio. I proprietari dei 24 pozzi privati dentro le mura cittadine sono stati avvisati di segnalare l’eventuale presenza di acqua colorata: la fluorescina, rossa al momento dell’immissione, diventa verde a contatto con l’acqua. Per le segnalazioni, è stato attivato il numero verde della Petroltecnica 800.017.292.

L’operazione, coordinata da Petroltecnica, Curia, Arpam e Ufficio Tecnico del Comune di Urbino, proseguirà nei prossimi due mesi con controlli settimanali dell’acqua dei pozzi, sempre per verificare la presenza del tracciante. Contemporaneamente, il Comune ha affidato a Marche Multiservizi di monitorare l’impianto di depurazione Benelli, il Tvs, e i pozzetti della fognatura principale a Borgo Mercatale.

L’Arpam ha precisato che nel corso dell’ultimo anno sono stati fatti controlli periodici per verificare il livello di inquinamento da gasolio. Al momento, non ci sono tracce di contaminazione al di fuori dell’area già individuata a maggio, compresa tra il Duomo e Piazza della Repubblica, e solo tre pozzi presentano tracce del carburante. Uno di questi si trova all’interno di Palazzo Corboli, la sede dell’Ersu in via Veneto: proprio qui, un anno fa, era stata scoperta la perdita, costata una denuncia al rappresentante legale della Curia e al presidente dell’Ersu per omessa notifica alle autorità e mancata messa in sicurezza della cisterna.


Visualizza Perdita di gasolio a Urbino: l’area contaminata e la bonifica in una mappa di dimensioni maggiori

E da quasi un anno, ormai, a Urbino è vietato usare l’acqua dei pozzi artesiani. Il sindaco Franco Corbucci, il 31 gennaio, ha prorogato l’ordinanza che proibisce di consumare l’acqua delle cisterne “per uso umano, animale e irriguo” proprio in vista del monitoraggio.

Una volta rintracciato il percorso del gasolio, sarà possibile escludere i pozzi e le aree non contaminate, e concentrare le ultime operazioni di bonifica solo nella zona contaminata. Un tavolo tecnico si riunirà nei prossimi giorni per stabilire le attività future, compreso, se ce ne fosse bisogno, un nuovo esperimento con il tracciante. Un processo che la Curia segue da vicino, dal momento che deve farsi carico delle spese di bonifica: 30 mila euro solo per eliminare il gasolio dal pozzo di Palazzo Corboli, sede dell’Ersu, come risulta da una deliberazione del Cda dell’Ente per il diritto allo studio del 17 aprile 2013.

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