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“Vite in cantiere”, presentato a Urbino il libro sull’immigrazione romena in Italia

di    -    Pubblicato il 7/04/2014                 
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URBINO – Due mesi in cantiere, a lavorare in incognito per studiare la comunità romena in Italia. Domenico Perrotta, ricercatore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Bergamo, ha presentato questa mattina nell’aula occupata c3 del Magistero il suo libro “Vite in cantiere”. Una ricerca durata tre anni, dal 2004 al 2007, in cui l’autore ha analizzato in prima persona l’immigrazione romena.

Perrotta ha lavorato sotto mentite spoglie come carpentiere a Bologna. Stando tutto il giorno a contatto con operai romeni, pakistani e tunisini, ha osservato senza filtri le dinamiche tra connazionali e l’atteggiamento dei romeni verso il lavoro e la vita in Italia.

La ricerca è stata svolta nel 2005, quando la Romania non era ancora entrata nell’Unione Europea. “Gli operai erano quasi tutti senza permesso di soggiorno e quindi più ricattabili: potevano essere mandati via in qualunque momento dal capocantiere”. Secondo i dati Istat, nel nostro Paese i romeni sono più di un milione, quasi un quarto degli immigrati complessivi.

Perrotta racconta la difficoltà di guadagnarsi la fiducia degli altri operai: “Molti credevano che, essendo italiano, fossi una spia dei capi”. Dalla ricerca emerge anche una forma implicita di “negoziazione dei carichi di lavoro”: “Alcuni di loro cercavano di lavorare il meno possibile: ad esempio impiegavano il doppio del tempo per andare a prendere un martello in magazzino”.

L’autore ha anche realizzato interviste a immigrati romeni nelle loro abitazioni, in centri di accoglienza, nelle roulotte e nelle baracche. Ha partecipato insieme a loro a festività religiose, matrimoni, battesimi e ha seguito alcune delle persone intervistate nel loro viaggio di ritorno in Romania. “Quello che emerge da queste interviste è che i romeni tendono a rappresentarsi sempre come dei grandi lavoratori proprio perché avvertono il pregiudizio degli Italiani verso di loro. L’intervistato tende a rispondere in maniera diversa se l’intervistatore è una persona estranea al loro mondo”.

“Il mio libro”, conclude lo scrittore, “vuole essere uno sguardo dall’interno del mondo dell’immigrazione romena in Italia e delle difficoltà che gli stranieri vivono nella loro quotidianità”.

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