di STEFANO GALEOTTI
URBINO – Sono nati nel 1999, anno del primo governo D’Alema, sono cresciuti nel periodo d’oro di Silvio Berlusconi, hanno visto la scalata al potere e poi la sconfitta di Matteo Renzi. Hanno 18 anni e il 4 marzo voteranno per la prima volta.
A Urbino sono 162, un numero piccolo rispetto al totale degli elettori (12.292), ma che potrebbe risultare decisivo. Soprattutto per quanto riguarda la corsa ai collegi uninominali, dove chi ha un voto in più conquista il seggio. Con le tre principali forze molte vicine, anche una manciata di preferenze può fare la differenza.
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Per sapere cosa ne pensano loro, i ragazzi, siamo andati al polo scolastico di via Pacioli. Prima di entrare, nello spiazzo davanti al cancello, decine di autobus pronti a riportare nei paesi gli studenti della provincia. Scendiamo la strada ripida che porta al Liceo scientifico Laurana e incontriamo Lorenzo, il fisico magro e lo sguardo timido: “Non so ancora se andrò a votare; non seguo molto la politica”. Sulla stessa linea anche Filippo, più spigliato e molto onesto: “Guardo i telegiornali ma non serve più di tanto: se non capisci quello che dicono, come fai a scegliere bene?”.
All’Itis Mattei, un centinaio di metri sopra, si esce un po’ dopo. Tra questa marea di ragazzi in cerca del passaggio verso casa incontriamo un gruppo di quinta. Anche qui una cosa appare chiara: molti di loro sono poco informati. “Non mi sono mai interessato troppo, ma penso sia anche colpa della scuola”, dice Alessandro. “La Costituzione non è nei programmi, di cittadinanza non abbiamo mai sentito parlare”.
Ma qualcuno fa autocritica: “Molti miei compagni non hanno un’opinione perché non ci mettono del loro” dice Giulia, che farà 19 anni ad aprile. Ha tanta voglia di entrare nel mondo dei ‘grandi’: “Non vedo l’ora di avere la scheda elettorale di fronte. Mi sono iscritta a Twitter per seguire i politici, Facebook invece non lo uso, non è affidabile”.
Il vento tira a destra
I sondaggi parlano di ingovernabilità soprattutto alla Camera, dove rispetto al Senato chi vota deve avere almeno 25 anni. È a loro che i partiti dovranno parlare per strappare quei seggi che potrebbero fare la differenza. Qualcuno ha già le idee chiare: voterà a destra.“Anche se gli estremismi non mi piacciono”, sottolinea Erika. Davide, che spicca con il suo metro e novanta: “Mi sento di destra. In questo momento vedo una coalizione vincente guidata da Salvini, Berlusconi è troppo vecchio”. Nonostante i 62 anni di differenza, Luca ha una mezza idea di votare il Cavaliere: “Forse non sarà il migliore, ma sicuramente il meno peggio è lui”. Ad Alessandro piace il suo omonimo Di Battista, anche se ci tiene a puntualizzare che “non simpatizza per il Movimento 5 Stelle”, come a scusarsi per averlo anche solo pensato.
Lorenzo è più indeciso. Ma su una cosa non ha dubbi: “Vorrei un ulteriore aiuto ai giovani, come ha fatto Renzi con i 500 euro per la cultura”. Il segretario del Pd è l’uomo con cui questi ragazzi sono cresciuti: “È lui il volto dell’era politica in cui ho vissuto fino ad ora”. Ma (forse) voterà Matteo Salvini: “Potrebbe essere considerato razzista ma penso sia il leader in grado di fare uscire l’Italia dalla crisi”.
Più che i partiti, seguono i singoli leader. Soprattutto quelli in grado di emergere in un panorama politico “spesso confuso, appiattito e tutto uguale”, come dice Giulia, che si dice “certa di non votare a destra”. E non rinuncia a un termine spesso abusato quando si parla di politica: “valori”. Uguaglianza e libertà: “Non possiamo farne a meno”. Ma il fascismo è dietro l’angolo, dice. “Tutta questa ideologia dell’Italia agli italiani porta soltanto alla violenza e ai razzismi. Secondo me è anche colpa degli estremismi di destra che hanno molto seguito, anche tra i miei compagni di classe. Siamo nel 2018 e fa paura”.
Gli universitari
Tra i giovani che andranno alle urne per la prima volta c’è chi è già all’università. Alessandro, 19 anni, studia Storia a Bologna. Ha iniziato a interessarsi alla politica in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre, anche se non ha potuto votare per questione di giorni. Ma quel dibattito non gli era piaciuto: “Si votava solo pro o contro Renzi e nessuno spiegava davvero bene la riforma. Ci vorrebbe più chiarezza da parte di chi fa informazione”. Da quando è a Bologna in casa non fa altro che parlare di politica, di fronte a un caffè o la sera prima di dormire. “Spesso litighiamo, il mio coinquilino la pensa diversamente da me. Io forse voterò Pd”. Ma cosa chiede un ragazzo di 19 anni alla politica? “Lavoro, lavoro, lavoro. Anche i miei genitori sono preoccupati soprattutto di quello. I migranti? Mi fanno più paura i tagli alla sanità e all’istruzione”.
Per Yama, nata in Italia da genitori senegalesi, la priorità del suo candidato ideale dovrebbe essere una sola. “Lo ius soli. Bisogna partire da lì”. E a pochi giorni dai fatti di Macerata essere considerata da molti una straniera in Italia non le fa paura. “Chi nasce e cresce qui è fondamentale per questo Paese, anche i movimenti di estrema destra prima o poi saranno costretti a riconoscerlo”.