di Michele Nardi
URBINO – Il duomo e la sinagoga di Urbino hanno la stessa abside. Ciò è dovuto all’amicizia che nell’Ottocento legava monsignor Angeloni a Giuseppe Cohen, presidente della comunità ebraica urbinate che ricevette in regalo dal vescovo i calchi dell’abside della cattedrale. Così l’elemento architettonico, tipico delle basiliche cristiane, venne applicata alla sinagoga. Una particolarità dell’edificio di Urbino, visto che di solito le sinagoghe non ne hanno. L’aggiunta venne fatta proprio in vista dell’Unità d’Italia, con cui gli ebrei vennero equiparati agli altri cittadini italiani.
Ritornare sugli esempi di integrazione di cui godettero gli ebrei a Urbino nel corso della storia è il modo con cui si è scelto di commemorare la Giornata della Memoria del 27 gennaio. La professoressa Maria Luisa Moscati Benigni parlerà, in una conferenza organizzata dalla Galleria Nazionale delle Marche, proprio della storia della comunità ebraica nel ‘400 nella città ducale.
“I papi con bolle e divieti volevano evitare il contatto con la comunità ebraica, cosa invece frequente sotto i Montefeltro” conferma Moscati Benigni. “Federico si permetteva cose per cui altri allora sarebbero finiti al rogo: nella pala del Corpus Domini si fece addirittura rappresentare accanto al suo medico ebreo”.
Naturalmente c’erano anche motivi economici che spiegavano la comunità numerosa di ebrei nel Montefeltro: “Facilitavano i commerci – spiega Moscati Benigni – erano conciatori di pelle e le prime tipografie della zona furono costruite da loro”.
Eppure l’oasi felice durò fino a quando il Ducato non passò sotto lo Stato della Chiesa. Il ghetto fu istituito nel 1633, due anni dopo l’annessione: “Fu un impoverimento e un periodo di transizione per tutti –afferma la professoressa – Urbino passò da centro a periferia di Roma”.
Questo fornisce lo spunto per passare ai giorni nostri. Secondo Moscati Benigni “l’antisemitismo sta tornando in Occidente ma nessuno vuole usare quella parola: si usa l’antisionismo come pretesto”. E la critica si estende anche all’Iran, proprio nei giorni in cui il presidente Rouhani è stato in visita dal presidente del Consiglio e dal papa: “Prima di stringersi le mani e fare affari con stati come l’Iran bisognerebbe ricordare che laggiù i padri interrano le figlie accusate di adulterio e sono i primi a scagliare le pietre”.
Da queste considerazioni si arriva alla consapevolezza dell’importanza di giornate come quella della Memoria. “Una volta molti ebrei erano contrari a giornate del genere, perché si aveva la paura di strumentalizzazioni –rivela Moscati Benigni – ma oggi c’è troppa ignoranza a riguardo, quindi è fondamentale una giornata come quella del 27 gennaio. Anche la scuola deve fare tanto: serve ricordare ma bisogna anche imparare a inserire la Giornata della Memoria nel contesto della Seconda Guerra Mondiale”.