Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Giornata della memoria, Urbino “isola felice per gli ebrei, grazie ai Montefeltro”

di Michele Nardi

URBINO – Il duomo e la sinagoga di Urbino hanno la stessa abside. Ciò è dovuto all’amicizia che nell’Ottocento legava monsignor Angeloni a Giuseppe Cohen, presidente della comunità ebraica urbinate che ricevette in regalo dal vescovo i calchi dell’abside della cattedrale. Così l’elemento architettonico, tipico delle basiliche cristiane, venne applicata alla sinagoga. Una particolarità dell’edificio di Urbino, visto che di solito le sinagoghe non ne hanno. L’aggiunta venne fatta proprio in vista dell’Unità d’Italia, con cui gli ebrei vennero equiparati agli altri cittadini italiani.

Ritornare sugli esempi di integrazione di cui godettero gli ebrei a Urbino nel corso della storia è il modo con cui si è scelto di commemorare la Giornata della Memoria del 27 gennaio. La professoressa Maria Luisa Moscati Benigni parlerà, in una conferenza organizzata dalla Galleria Nazionale delle Marche, proprio della storia della comunità ebraica nel ‘400 nella città ducale.

“I papi con bolle e divieti volevano evitare il contatto con la comunità ebraica, cosa invece frequente sotto i Montefeltro” conferma Moscati Benigni. “Federico si permetteva cose per cui altri allora sarebbero finiti al rogo: nella pala del Corpus Domini si fece addirittura rappresentare accanto al suo medico ebreo”.

Naturalmente c’erano anche motivi economici che spiegavano la comunità numerosa di ebrei nel Montefeltro: “Facilitavano i commerci – spiega Moscati Benigni – erano conciatori di pelle e le prime tipografie della zona furono costruite da loro”.

Eppure l’oasi felice durò fino a quando il Ducato non passò sotto lo Stato della Chiesa. Il ghetto fu istituito nel 1633, due anni dopo l’annessione: “Fu un impoverimento e un periodo di transizione per tutti –afferma la professoressa – Urbino passò da centro a periferia di Roma”.

Questo fornisce lo spunto per passare ai giorni nostri. Secondo Moscati Benigni “l’antisemitismo sta tornando in Occidente ma nessuno vuole usare quella parola: si usa l’antisionismo come pretesto”. E la critica si estende anche all’Iran, proprio nei giorni in cui il presidente Rouhani è stato in visita dal presidente del Consiglio e dal papa: “Prima di stringersi le mani e fare affari con stati come l’Iran bisognerebbe ricordare che laggiù i padri interrano le figlie accusate di adulterio e sono i primi a scagliare le pietre”.

Da queste considerazioni si arriva alla consapevolezza dell’importanza di giornate come quella della Memoria. “Una volta molti ebrei erano contrari a giornate del genere, perché si aveva la paura di strumentalizzazioni –rivela Moscati Benigni – ma oggi c’è troppa ignoranza a riguardo, quindi è fondamentale una giornata come quella del 27 gennaio. Anche la scuola deve fare tanto: serve ricordare ma bisogna anche imparare a inserire la Giornata della Memoria nel contesto della Seconda Guerra Mondiale”.