di MARIA CONCETTA DE SIMONE
URBINO – Si è spento all’età di 61 anni il professore Alessandro Pandolfi. Docente di Storia delle dottrine politiche, è stato uno dei fondatori, agli inizi degli anni ’90, della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Urbino.
Solo qualche settimana fa il Ducato lo aveva intervistato telefonicamente per avere la sua opinione sulle elezioni francesi. Un professore ricordato con affetto e stima non solo da coloro che lavoravano con lui ma anche dagli studenti che avevano frequentato il suo corso durante il percorso universitario.
“Una figura che mancherà”
“Parlo ancora al presente perché mi sembra impossibile che non ci sia più” è stato il commento della professoressa Anna Tonelli, docente di Storia contemporanea. “Avevamo un amore per il cinema e cercavamo di integrare questa nostra passione alle nostre materie per poter fare lezioni agli studenti che potessero dargli nuove interpretazioni e nuove visioni del mondo”. “Umanità e calore incredibile” sono state invece le parole di Stefano Visentin, professore di Storia delle dottrine politiche che con Pandolfi divideva non solo la materia ma anche lo studio e che al telefono sembra incredulo. Quella che lo legava a Pandolfi era una forte amicizia maturata nel corso degli anni, segnata da una profonda stima. Visentin ha ricordato anche il costante impegno nel sociale che il professore aveva con l’Associazione milanese Naga – che difende i diritti degli stranieri in Italia, sia sul versante medico che su quello giuridico, e offre sostegno ai ragazzi stranieri nelle carceri. Per entrambi “è una figura che mancherà all’ Università”.
“Chiedere è un atto dovuto all’ intelligenza!”
Flavia, che con il professore stava preparando la sua tesi di laurea, lo ricorda commossa e ripete le parole che a lezione il professore diceva sempre ai suoi studenti: “Quando non capite qualcosa chiedete! Chiedere a lezione è un atto dovuto per la vostra intelligenza!”. Stefano è un’ex studente dell’Università di Urbino che sabato ha partecipato ai funerali che si sono svolti al cimitero di Lambrate (MI) dove ha parlato della ricchezza intellettuale di Pandolfi. “Appassionato e umile, affascinante e colto, sapeva come tenere alta l’attenzione in aula e spiegava trasmettendo la passione che aveva per la sua materia. Il suo esame è considerato uno degli esami più ostici, uno degli ossi duri del corso di laurea, ma nonostante questo era uno dei più frequentati e amato. Quando spiegava manteneva sempre un certo distacco con gli allievi però con chi lo andava a cercare si apriva ed era molto disponibile”.
Un uomo dotato di un’enorme ricchezza intellettuale e una grandissima curiosità
Negli ultimi anni il professor Pandolfi ha orientato la sua ricerca essenzialmente in due direzioni. Da un lato ha condotto una serie di indagini su alcuni temi della filosofia politica nell’epoca dell’accumulazione originaria del capitale mercantile e manifatturiero tra XVII e XVIII secolo. Dall’altro, ha continuato a studiare e approfondire il pensiero di Michel Foucault del quale ha tradotto e curato l’edizione italiana di alcuni testi come “Archivio Foucault“, edito da Feltrinelli nel 1998, e al quale ha dedicato una monografia dal titolo “Tre studi su Foucault” pubblicata nel 2000.