Copie dei giornali gettate a terra e un centinaio di persone che inneggia cori di protesta: i giornalisti dei periodici del gruppo Rcs, i cui posti di lavoro sono a rischio, si sono divisi in due grandi ali di fronte l’entrata del teatro Elfo Puccini di Milano per accogliere al grido di ‘Vergogna’ dirigenti e manager del gruppo, come il presidente Angelo Provasoli e Piergaetano Marchetti, impegnati in una riunione per discutere il futuro delle 10 testate che rischiano di chiudere: Novella 2000, A, Visto, Max, Astra, Ok Salute, Brava Casa, l’Europeo, Yatcht&Sail e Il polo dell’enigmistica.
Le pubblicazioni sono state messe in vendita due mesi fa e non è stato ancora trovato un acquirente. Il problema è proprio questo, ha spiegato il gruppo: se Rcs non riuscirà a trovare singoli compratori per ognuna delle pubblicazioni entro il 30 giugno le testate verranno chiuse dall’azienda.
Un brutto colpo per i 110 dipendenti che vi lavorano, 90 dei quali sono giornalisti. L’ad del gruppo Pietro Scott Jovane, come riportato dall’Ansa, si è detto solidale con i dipendenti: “È una manifestazione corretta e opportuna”, ha dichiarato prima di entrare in riunione.
Delle dieci testate l’unica che non sarebbe a rischio chiusura è Il polo dell’enigmistica, con un bilancio in attivo non dovrebbe avere problemi nel trovare un nuovo acquirente. Il futuro delle altre pubblicazioni è, invece, strettamente legato al nuovo assetto organizzativo attualmente in discussione. Stando a dichiarazioni di fonti sindacali e finanziarie verrà creato un unico comparto editoriale, si chiamerà “Media Pubblishing” e unirà le due divisioni Quotidiani e Periodici. Una nuova business unit guidata da Alessandro Bompiani, oggi direttore della Divisione Quotidiani. Prevista anche la creazione di una divisione dedicata alla gestione dei fornitori, degli stabili del gruppo e delle infrastrutture.
Era l’11 febbraio scorso quando l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, insieme al capo del personale, annunciò al Comitato aziendale europeo (Cae) il piano per lo sviluppo 2013-2015: un esubero di 800 dipendenti, di cui 600 in Italia (tra questi 200 sono giornalisti), la vendita o la chiusura di 10 periodici e il trasloco del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport dalla storica sede di via Solferino. Da allora sono seguiti una serie di incontri e tavoli negoziali voluti espressamente dal Cdr Periodici per trovare un’alternativa valida alla vendita in blocco delle dieci pubblicazioni. “La cessione è antisindacale perché viola gli accordi presi, con l’attivazione dello stato di crisi, tra azienda e Cdr” dichiarò Marco Persico, membro del Cdr Periodici, in un’intervista al Ducato.