Dacia Maraini, due consigli ai liceali di Urbino: “Leggete molto e scrivete ogni giorno”

Dacia Maraini firma i libri al termine dell'incontro con gli studenti
di MARTINA MILONE

URBINO – Lettura e disciplina. Sono le due parole chiave che oggi la scrittrice e giornalista Dacia Maraini, classe 1936, ha consigliato agli studenti dell’Istituto superiore Raffaello di Urbino che vogliono avvicinarsi alla professione di scrittore.

Una carriera che, anche per la pluripremiata romanziera, non è stata semplice. Sono sei le volte in cui si è vista sbattere la porta in faccia prima che fosse pubblicato il suo primo libro, La Vacanza, edito nel 1962.

Nell’aula magna del Palazzo Battiferri di Urbino erano presenti circa 100 studenti provenienti dalle classi terze e quinte del liceo scientifico e dall’ultimo anno del liceo classico. Un progetto, hanno spiegato le professoresse, che ha impegnato i ragazzi nella lettura di due dei romanzi della Maraini: La lunga vita di Marianna Ucria, vincitore del premio Campiello nel 1990, e La bambina e il sognatore, ultimo volume dell’autrice, edito nel 2015.

La scrittrice ha sottolineato subito l’importanza di costruire l’incontro a mo’ di dialogo: “Non voglio tenere una lezione, aspetto le vostre domande”, ha esordito l’autrice. Così, nonostante l’imbarazzo generale nel dialogare con una delle firme delle loro antologie, gli studenti sono partiti proprio dai due romanzi letti per prepararsi all’incontro.

Alla domanda se sia un caso o meno che le protagoniste dei suoi romanzi siano delle donne, la scrittrice ha risposto: “Fin da piccola sono sempre stata intollerante alle ingiustizie. E da sempre le donne sono state deboli, culturalmente e socialmente. Per questo mi sento vicina alle ingiustizie che da secoli tendono a ripetersi nei riguardi delle donne”. Ma non solo il sesso femminile. La Maraini da anni combatte anche per le prevaricazioni nei confronti dei bambini, come in Buio, il romanzo vincitore del premio Strega nel 1999, che racconta proprio della violenza sui più piccoli. “Esistono molte forme di denuncia. Per esempio, secondo me, il teatro è il luogo dove veramente si rappresentano i problemi e le idee”, ha sottolineato la Maraini.

Gli studenti dell’Istituto Raffaello di Urbino all’incontro con Dacia Maraini

Agli studenti la scrittrice ha fornito anche i numeri. Sono circa 200 i femminicidi ogni anno in Italia e 200 milioni le bambine nel mondo alle quali è stato reciso il clitoride per negare loro una vita sessuale completa. Numeri enormi che, come sottolineato dalla scrittrice, non si riferiscono a popolazioni così distanti da noi: “Una volta sembravano situazioni lontanissime, oggi, con questo movimento fluido delle popolazioni, sono problemi che ritroviamo in casa”.

Dati sconcertanti che hanno lasciato un dubbio agli studenti: si può dire che oggi la donna nel mondo si sia davvero emancipata? La Maraini ha risposto ponendo l’accento sulle differenze tra l’Italia, intesa come nazione occidentalizzata, e il resto del mondo. “Qui i movimenti femministi degli anni ’70 hanno avuto un grande effetto, almeno dal punto di vista legale. Ma è più facile cambiare una legge che una mentalità. Mentre se vogliamo prendere in considerazione il mondo intero è una catastrofe”. Un problema, secondo la scrittrice, non attribuibile alla guerra fra sessi: “Non credo che un bambino nasca violento, ma c’è una cultura che trasforma e condiziona le persone”.

Un problema culturale che ha portato anche alla demonizzazione della parola femminismo. Ma perché? Si chiedono gli studenti. “Il femminismo è una rivendicazione di diritti. Se io chiedo un diritto, qualcun altro deve rinunciare a dei privilegi. E chi vorrebbe rinunciare a un privilegio?”, ha risposto la giornalista. Una paura delle rivendicazioni, quindi, che, secondo la Maraini “colpisce soprattutto gli studenti, perché loro ragionano e agiscono con le idee. E le idee sono pericolose”.

Il dialogo si è poi spostato su temi di carattere internazionale. Preoccupati, gli studenti hanno domandato quanto la presidenza di Trump possa essere analoga alla Germania nazista o al fascismo italiano. “Potrebbe avere delle somiglianze, ma io confido nella tradizione di diritti democratici degli Stati Uniti”, ha risposto la scrittrice. “È il problema di ogni nazionalismo – ha specificato la Maraini – anche con la Francia di Marine Le Pen abbiamo corso il rischio, ma per fortuna non ha vinto”. Ma Trump, per la scrittrice, è imprevedibile e incontrollabile, anche da quelli del suo stesso entourage.

Un controllo, a detta di Maraini, perso totalmente durante gli anni del nazi-fascismo. Lei stessa, ha raccontato ai ragazzi, ha vissuto i soprusi di quei regimi ‘dittatoriali’. Rinchiusa nel campo di concentramento di Nagoya, in Giappone, a quattro anni, dopo che la sua famiglia si era rifiutata di aderire alla Repubblica di Salò, la scrittrice ha raccontato la sua condizione di sopravvissuta. Un bicchiere di riso al giorno, i pidocchi, lo scorbuto e i morti a pochi metri da lei, sono solo alcune delle violenze che ha subìto.

Infine a chi sogna di fare lo scrittore, la Maraini ha consigliato di essere ‘impegnati’. Un impegno giornaliero per raccontare la realtà e denunciarla.