di OLGA BIBUS
URBINO – Emanuele è a scuola, gli occhi fissi sul libro, ma la testa tra le nuvole. Il nuovo anno è iniziato da poco più di un mese, ma a lui sembra uguale a quello prima: le solite lezioni un po’ noiose, i professori bacchettoni, i compagni a volte insopportabili. A un certo punto lo smartphone nella tasca della sua felpa vibra, Emanuele dà un’occhiata di nascosto al telefono: su Facebook una nuova richiesta di amicizia. Si tratta di una ragazza, non hanno amici in comune, ma lei dalla foto profilo sembra carina. Il ragazzo accetta, ma non immagina che per lui è solo l’inizio di un incubo.
Emanuele è un nome di fantasia per tutelare la sua privacy. Ha 18 anni e frequenta la quarta di un istituto superiore di Urbino. Un paio di mesi fa, quando era ancora minorenne, è stato vittima di cyberbullismo.
Nel 2016 in Italia più di 230 minori, secondo i dati della polizia postale, sono stati vittima di bullismo in rete. E anche Urbino non è estranea a questo fenomeno. “Riceviamo una decina di denunce l’anno – spiega il dirigente del Commissariato di Polizia Simone Pineschi – di queste in media sette sono per bullismo e tre per cyberbullismo. Le fasce di età colpite sono varie, le vittime provengono dalle medie come dalle superiori”. Mentre il fenomeno del bullismo è antico ed è in un certo senso sempre esistito come ‘nonnismo’, l’utilizzo della rete è una novità e fino a pochi giorni fa non era disciplinato da alcuna normativa. Nel cyberbullismo lo schermo, del computer o dello smartphone, era percepito in sostanza dal bullo come una sorta di scudo anche dal punto di vista legale. Dallo scorso 17 maggio non è più così: la Camera, infatti, ha approvato all’unanimità in via definitiva la legge che “si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le manifestazioni”.
Per la prima volta il bullismo in rete viene definito in maniera puntuale. La nuova legge fa riferimento a episodi di aggressione, molestie, ricatti, denigrazioni, furti d’identità realizzati per via telematica. Dopo l’approvazione la Presidente della Camera Laura Boldrini ha dedicato simbolicamente la norma a Carolina Picchio, la ragazza di 14 anni che nel 2013 si è tolta la vita ed è diventata da allora un simbolo per la lotta al cyberbullismo.
La legge va dunque a tutelare tutti coloro che vengono minacciati e ricattati in rete, come lo è stato Emanuele.
La storia
Torniamo sulla storia di Emanuele. Dopo aver accettato il contatto della ragazza, riceve presto un messaggio: “Ciao, come stai? Che cosa fai di bello?”. I due cominciano a chattare e per un po’ di tempo tutto procede normalmente. Più passa il tempo e più si scrivono di frequente.
Una nuova emozione entra nella vita del giovane studente: avere una ragazza, un appuntamento fisso con qualcuno anche se virtuale. Dopo qualche settimana la ragazza comincia a chiedere a Emanuele di inviarle alcune foto, all’inizio sono foto innocenti. Lui, in buona fede, gliele invia. Piano piano le conversazioni tra i due si fanno sempre più spinte e lei comincia a chiedergli foto sempre più compromettenti. E anche in questo caso lui gliele invia.
Da quel momento in poi partono nei confronti di Emanuele una serie di minacce: “Se non mi mandi i soldi, pubblico le foto” gli scrive la fantomatica ragazza. Lui va nel panico, ha paura, ma si vergogna troppo per dirlo ai genitori. Ogni giorno che passa aumenta in lui il timore di ritrovare le sue foto nudo in giro per la rete, sullo smartphone di qualche suo compagno di classe, sullo schermo del Pc dei suoi. Alla fine cede e confida tutto a un amico di famiglia che lo aiuta a sporgere denuncia. L’indagine è ancora in corso, sembra che l’input provenisse da un server all’estero, ma intanto il profilo Facebook è sparito e anche le minacce.
I ragazzi e la rete
Quella di Emanuele è una delle tante storie di vittime di cyberbullismo. Si rischia di cadere in trappola per tante ragioni: scarsa autostima, ma anche inconsapevolezza dei pericoli della rete. Da una recente ricerca condotta da Ipsos per Save the children emerge che un ragazzo su dieci degli intervistati tra i 12 e i 17 anni è stato vittima di cyberbullismo e il 21% di loro conosce qualcuno che ne è stato vittima. Mentre addirittura uno su cinque ha inviato video e immagini intime di se stesso a coetanei e adulti conosciuti in rete. Quello che però è significativo è che il 29% dei ragazzi è convinto che condividere foto o video intimi è giusto perché “lo fanno tutti” e il 40% pensa che la condivisione è sicura se il destinatario è qualcuno che si conosce, anche se non di persona, e gli si fa promettere di non diffondere i contenuti a terzi.
La legge
La novità della legge sul cyberbullismo sta prima di tutto nel riconoscere il fenomeno. “Un altro elemento interessante – spiega l’esperta di psicologia giuridica Daniela Pajardi – è la possibilità di revoca del materiale pubblicato”. È previsto infatti che chiunque abbia più di 14 anni e si ritiene vittima di cyberbullismo può richiedere al gestore del sito o della pagina social di rimuovere i contenuti offensivi. Se questi non vengono rimossi entro 48 ore, la vittima può rivolgersi al garante per la protezione dei dati personali che entro 48 ore deve provvedere alla rimozione.
La legge però ha anche alcuni punti controversi. “Prima di tutto – spiega la Pajardi – ci si aspetta da un ragazzo di 14 anni che denunci autonomamente atti di bullismo. I ragazzi però non sono sufficientemente maturi per farlo. Bisognerebbe che qualcuno mostrasse loro passo per passo l’iter da seguire. Altrimenti se l’adolescente deve comunque chiedere l’intervento dei genitori che gli devono fare da tramite per la segnalazione rischia di scoraggiarsi a causa della vergogna”.
Un altro punto problematico della legge riguarda l’introduzione del docente anti-bullo in ogni scuola. Questa figura dovrebbe essere inserita però esplicitamente “senza oneri per la finanza pubblica”. Diversi dirigenti delle scuole superiori di Urbino, pur ritenendo giusta la legge, hanno storto il naso su questo punto. “Ancora una volta la scuola deve prendersi carico di una decisione ministeriale” commenta Claudia Guidi, preside del liceo scientifico e delle scienze umane Laurana-Baldi. “La scuola viene lasciata sempre più sola – aggiunge Silvia Gelardi, dirigente dell’Itis – e i professori si riducono a fare volontariato negli orari extra scolastici per riuscire a coprire tutte le funzioni che vengono loro assegnate”.
Il cyberbullismo e le scuole
Molte delle scuole di Urbino hanno già scelto i referenti anti-bullo per il prossimo anno accademico. I dirigenti hanno assicurato di essere da anni attenti a questo fenomeno e di organizzare già delle attività di sensibilizzazione sia negli orari scolastici che al di fuori.
Il liceo Laurana – Baldi così come la scuola media Volponi hanno lo sportello dello psicologo. Il liceo classico Raffaello invece ha da anni una grafologa. “L’approccio parte dalla grafia – aggiunge la preside – ma poi l’esperta conduce i ragazzi a intraprendere un percorso introspettivo e psicologico”. “Anche l’Itis ha già un progetto – dice la Gelardi che è preside reggente anche alla scuola media Pascoli – di educazione alla legalità e alla cittadinanza. Inoltre sia nelle medie che nelle superiori facciamo tanti incontri in cui coinvolgiamo anche i magistrati e la polizia perché pensiamo che magari dando tanti input ai ragazzi alla fine riusciamo a far passare il messaggio”.
Da diversi anni anche la polizia di Urbino organizza incontri mirati per educare i giovani sui pericoli della rete. “Andiamo nelle scuole – dice Pineschi – ma a volte anche nei campi estivi. Ci rivolgiamo alle fasce più esposte, che sono 10-12 anni per il bullismo e 16-17 anni per il cyberbullismo. Diamo ai ragazzi delle indicazioni pratiche per stare attenti e cerchiamo di educarli a un utilizzo corretto di Internet”. E per quanto riguarda il fenomeno Pineschi aggiunge: “Il cyberbullismo è molto più subdolo del bullismo. Mentre il bullo lo conosci la minaccia in rete può arrivare anche da lontano”.
Il punto dello psicologo
“Il cyberbullismo – spiega la dottoressa Pajardi – è l’evoluzione tecnologica del bullismo. I contatti tra le persone stanno cambiando, la comunicazione è sempre meno diretta, e la versione cyber del bullismo si inserisce in questo tipo di evoluzione. Nel cyberbullismo però c’è una percezione più attutita delle responsabilità a causa della distanza fisica del bullo dalla vittima”. Uno dei modi per scoraggiare l’aspirante cyberbullo è infatti quello di far capire che “la rete – continua la Pajardi – non è un posto segreto e che anche su Internet tutto è tracciabile”.
C’è poi la leggerezza con cui si pubblica in rete. “I ragazzi – continua la Pajardi – non sanno che quando pubblicano innescano un circolo che è irrevocabile. Non è semplice eliminare i video o le immagini dalla rete, infatti uno dei punti chiave della nuova legge è proprio la revocabilità dei contenuti”.
La legge serve per disciplinare un atto di bullismo già avvenuto, non va a scoraggiare la comparsa del fenomeno. “Bisogna fare tanta prevenzione – conclude la psicologa – lavorare sull’autostima dei nostri ragazzi, perché sia il bullo che la vittima hanno delle carenze da questo punto di vista. La vittima di solito amplifica e interiorizza le offese. Il bullo è invece alla ricerca di una posizione di potere e di valore sociale. In un certo senso sono entrambe vittime.”