“Urbino e Petriano dovrebbero fondersi”, la proposta dell’ex sindaco Mazzoli

Petriano
di MATTEO DE RINALDIS

URBINO – “Urbino e Petriano dovrebbero fondersi”. Maurizio Mazzoli, ex sindaco del piccolo centro alle porte di Urbino e ora presidente di Megas.net, avanza l’ipotesi di unire i due comuni. Un’iniziativa che la città ducale aveva provato senza successo con Tavoleto, perdendo i vantaggi economici che l’unione avrebbe portato. “È un’idea che le amministrazioni dovrebbero prendere in considerazione. I vantaggi non sono pochi e i servizi utilizzati dai petrianesi sono tutti interni al comune di Urbino. La fusione tra i due comuni dovrebbe quasi essere un fatto naturale”. Petriano, un territorio di 11 chilometri quadrati, ha infatti una conformazione geografica molto particolare: “Una specie di cuneo che si inserisce dentro il quartiere del Gallo”.

Per supportare l’idea della fusione, il presidente di Megasnet porta come esempio il comune di Vallefoglia, nato nel 2014 dalla fusione di Colbordolo e Sant’Angelo in Lizzola. “Vallefoglia sta avendo uno sviluppo enorme”. Facilitato anche dai fondi statali ricevuti dopo la fusione, oltre tre milioni di euro nell’ultimo triennio.

La fusione potrebbe inoltre rilanciare una delle eccellenze del territorio, le Terme di Raffaello, che si trovano proprio nel comune di Petriano: “La qualità della loro acqua è una delle migliori in Italia ma la struttura è abbastanza isolata. Abbiamo turisti che arrivano dalla riviera e dopo tornano a casa senza lasciare nulla al territorio”.

Una procedura che però al momento rimane soltanto un’idea. “L’unica iniziativa a riguardo – spiega Mazzoli – è stata proposta durante un incontro della primavera scorsa al collegio Raffaello. Roberto Petrucci, consulente Anci delle Marche, ha presentato i vantaggi di un eventuale fusione. L’interesse non era molto alto, era da poco fallito il tentativo di unione con Tavoleto”. Vantaggi che, secondo quanto previsto dalla legge, portano numerosi soldi nelle casse comunali e potrebbero anche risolvere il problema del progressivo spopolamento di Urbino. “Il problema del calo di abitanti è molto grave – continua Mazzoli – la fusione potrebbe dare un impulso per rovesciare la tendenza. Petriano ha 2800 abitanti ed è una zona industriale molto attiva, le sue industrie producono oltre 600 posti di lavoro”.

I vantaggi della fusione

Nella regione Marche sono state effettuate sei fusioni, tre delle quali in provincia di Pesaro e Urbino e hanno dato forma ai nuovi comuni di Colli al Metauro, Terre Roveresche e Vallefoglia. La formazione di questi centri non ha soltanto fatto diminuire il numero di comuni all’interno della regione ma ha portato nelle casse dei nuovi enti diversi milioni di euro. Dopo l’unione di due o più comuni, infatti, lo Stato eroga finanziamenti fino a 2 milioni di euro all’anno per dieci anni al nuovo centro abitato.

Analizzando i fondi che il Ministero versa a Urbino e Petriano, in caso di effettiva unione le casse della città ducale riceverebbero il massimo finanziamento possibile. La fusione, inoltre, non toglierebbe autonomia alle future decisioni di Petriano: la legge prevede la possibilità di costituire municipi che mantengono una propria autonomia di spesa. Inoltre, il comune incorporante deve garantire adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi, tanto che lo statuto comunale deve essere aggiornato entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge regionale per l’incorporazione.

L’esatto importo che i comuni ricevono dallo Stato è indicato nel sito del Ministero dell’Interno. Se nell’ultimo anno il comune di Urbino ha ricevuto poco più di due milioni e mezzo di euro, il nuovo comune di Colli al Metauro, nato dalla fusione tra Montemaggiore al Metauro, Saltara e Serrungarina, ha ricevuto un finanziamento maggiore nonostante i circa 2.000 abitanti in meno. Quasi la metà dei fondi ricevuti dal ministero è ricavato dal contributo straordinario in seguito alla formazione del nuovo ente.

I tentativi di Urbino-Tavoleto e Senigallia

Nel 2016, quando gli urbinati avevano votato il referendum sulle trivelle, nella cabina elettorale avevano risposto anche a un secondo quesito: “Vuoi tu che il Comune di Tavoleto sia incorporato nel Comune di Urbino?”. L’esito della consultazione divise i votanti dei due comuni: favorevoli quelli di Urbino (82,5% di sì), contrari quelli di Tavoleto (solo il 29,54%, un risultato che portò anche alle dimissioni del sindaco Nello Gresta). La fusione è stata in questo caso accantonata.

Stessa sorte è toccata ai comuni di Senigallia e Morro d’Alba. I sindaci delle due città della costa marchigiana hanno presentato nel 2016 uno studio di fattibilità per presentare i vantaggi che l’unione dei due nuclei cittadini avrebbe portato al nuovo municipio, nell’ottica di una “semplificazione dei livelli istituzionali e dell’aumento del grado di efficienza nell’erogazione dei rispettivi servizi”. Nonostante l’accordo siglato dai due sindaci, il referendum ha avuto esito negativo.