DI ANTONELLA MAUTONE E FEDERICA OLIVO
URBINO – Rimini come modello di turismo culturale, anche per Urbino, che della cultura fa una bandiera, senza però riuscire a trattenere per più giorni chi viene a visitarla. Andrea Gnassi, sindaco di Rimini, intervenuto all’Università di Urbino come ‘professore’ di promozione del territorio ha spiegato agli studenti di Comunicazione d’impresa il modello turistico della sua città e le strategie di marketing utili a incrementare le presenze sul territorio. Rimini, capitale italiana del turismo di massa, secondo Gnassi, è riuscita ad evolversi, superando il “divertimentificio” degli anni passati e valorizzando il patrimonio culturale, per garantire ai turisti un’offerta variegata.
Un modello, quello della città romagnola, che sembra essere molto lontano da quello urbinate, a partire dalla comunicazione e dall’isolamento: “A Urbino ci sono alcune delle opere d’arte più importanti del mondo – ha sostenuto – ma per arrivare qui sembra di dover percorrere una mulattiera. Io credo che se vogliamo fare in modo che più turisti vengano in questa città devono poterla raggiungere dall’aeroporto di Bologna in 40 minuti”.
Il turismo per Gnassi – ideatore della Notte Rosa, evento che attira ogni anno in Riviera romagnola migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo – è un’impresa che ha bisogno di innovazione. “Per anni si è fatta molta retorica sul turismo in Italia, dicendo che il nostro è il Paese più bello del mondo e in effetti è al primo posto tra le mete più ambite da chi viaggia. In pochi decenni, però, siamo scivolati dal primo al sesto posto per numero di presenze. Ciò accade perché non siamo in grado di offrire i servizi che il turista si aspetta. Pensiamo agli spostamenti: per muoversi da Rimini a Riccione in taxi si spende di più che per andare dall’Italia a Londra in aereo.
E proprio per offrire un servizio turistico innovativo a Rimini hanno pensato già da anni di cambiare la politica sul turismo: “Abbiamo sostituito il motore culturale a quello immobiliare. Non vogliamo più – racconta Gnassi – essere solo la città della spiaggia e dell’ombrellone ma collegare il settore balneare al mondo della cultura”. Da questa idea sono partiti una serie di progetti con i quali è stato cambiato il volto della città: la Rocca malatestiana è stata liberata dal parcheggio e dalle auto che venivano lasciate tra il Castello e il teatro nuovo. “Abbiamo ricordato a tutti che Rimini è un posto che conserva delle testimonianze romane e valorizzato la gastronomia locale con iniziative come Al meni, in cui i contadini dell’Emilia scendono verso il mare e lavorano con giovani cuochi selezionati dallo chef Massimo Bottura”. Presto sarà inaugurato un museo dedicato a Federico Fellini, propio all’interno della rocca malatestiana. Il cinema Fulgor, dove il famoso regista ha ambientato alcuni dei suoi film, ha riaperto invece da poco dopo il restauro.
Iniziative di successo che, secondo Gnassi, hanno contribuito a sfatare il “tabù” della notte di Rimini – per un periodo considerata da alcuni solo un momento di sballo – sono la Molo Street Parade e la Notte Rosa: “Con la festa al molo abbiamo portato i dj famosi a suonare sui pescherecci. La Notte Rosa, invece, è nata in risposta all’idea di “divertimentificio” con la quale si identificava Rimini. Il colore che dà il nome all’iniziativa è stato scelto non a caso: non avevamo una tonalità che ci identificasse, allora abbiamo scelto di dare un colore a quella che è l’anima riminese e il rosa è proprio il simbolo dell’amore e della positività”.
Iniziative come la Notte Rosa sono state promosse con strategie di comunicazione precise: “Abbiamo creato un brand e siamo riusciti a coinvolgere gli esercenti della zona in questa iniziativa. Se all’inizio si stampavano solo magliette e gadget rosa, negli ultimi tempi si è arrivati anche alla piadina e al gelato di questo colore, prodotte proprio in occasione dell’evento. Abbiamo scelto come loghi della nuova Rimini il termine “Rimining” e quattro colori, proprio per indicare l’idea di cambiamento e d’innovazione che incontra chi visita la città. La decisione di investire nel patrimonio culturale non è casuale, lo facciamo perché serve soprattutto a costituire un’identità che da alcuni anni a questa parte si sta sfilacciando”.
Il discorso di Gnassi vuole spiegare questa strategia proprio in una città universitaria come quella ducale che aspetta il reintegro della linea ferroviaria dal 1987. Riguardo alla “movida” i residenti del centro storico si erano lamentati del chiasso causato dagli studenti e avevano chiesto che i locali chiudessero entro l’1.30 del mattino.