di OLGA BIBUS
PESARO – Marco Minniti si presenta ai pesaresi e agli urbinati. Lo fa spogliandosi dalla veste di ministro dell’Interno, e indossando quella del candidato al collegio uninominale di Pesaro e Urbino per il Partito democratico. Lontano dal suo luogo di nascita, Minniti ha sottolineato l’importanza strategica con il territorio e con i sindaci che lo amministrano e ricordato l’importanza della cultura marchigiana e del turismo. Anche se per Urbino (“bellissima”) ha ammesso di non avere ancora proposte concrete.
A presentarlo agli elettori, in una Sala Rossa del Comune di Pesaro gremita di persone, il sindaco pesarese Matteo Ricci. Il primo cittadino mette subito in chiaro le ragioni della candidatura di Minniti: un calabrese che corre per le Marche. “La scelta politica è avere un leader nazionale di grande rilievo. Avere in Parlamento un interlocutore importante come Minniti, per il nostro territorio, significa avere un territorio forte”, dice Ricci prima di passare la parola al ministro. “Per me è una giornata straordinaria. Sono emozionato per la stima che mi è stata dimostrata e sono orgoglioso di mettere a disposizione la mia passione politica per questa zona che è centrale per l’Italia”, così Minniti si presenta agli elettori della nostra provincia.
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E poi parla per parole chiave ed elenca i successi della sua legislatura. “Non ho mai coniugato un verbo al futuro, di solito non elenco ciò che vorrei fare, ma preferisco parlare dei fatti concreti, di quello che sono riuscito a fare”. La prima voce della lista è la gestione del pericolo del terrorismo. “Siamo riusciti a non cedere alla paura, ma a tenere insieme i principi di sicurezza e di libertà”, afferma il ministro. Poi parla del controllo dei flussi di migranti e di quanto è stato importante togliere la parola emergenza dalle politiche migratorie perché “quelli migratori sono processi strutturali e una grande democrazia non insegue i fenomeni, ma li governa”. La terza parola chiave è integrazione. “La sicurezza del mondo si gioca su questo. Le democrazie che sanno integrare, sanno costruire il futuro”, afferma Minniti.
Il ministro parla dei successi del passato con uno sguardo rivolto al futuro perché “tante cose ci sono ancora da fare e le faremo insieme. Metterò la mia esperienza e la mia passione a servizio di questo territorio”, dice. E chiama in aiuto i sindaci della provincia, il cui ruolo ritiene fondamentale. “Per fare ho bisogno di un’alleanza strategica con il territorio e questa passa attraverso i primi cittadini. I sindaci sono i protagonisti del governo di un Paese, qualunque ne sia l’orientamento”. Minniti vorrebbe che la sua rappresentanza andasse oltre il carattere politico. “Non sono marchigiano, come è noto, ma sono calabrese. I calabresi hanno tanti difetti, ma hanno anche qualche pregio. Per esempio quello di essere molto fedeli alla terra a cui si sentono legati e io ce la metterò tutta da questo punto di vista”. E continua: “Quest’anno per noi sarà un anno importante, ci sono le celebrazioni per i 150 anni di Rossini, c’è la possibilità di gestire grandi flussi turistici. L’Italia ha bisogno di questo territorio che ha sempre prodotto eccellenze. Nella terra del fare faremo insieme”.
Il ministro ha in programma di venire anche a Urbino nel corso della campagna elettorale. “È una città straordinaria, la sede di una delle università più importanti del mondo”. Sulle proposte per la città patrimonio dell’Unesco però non è ancora pronto per rispondere: “Mi ha colto impreparato”, ha ammesso dopo la domanda posta dal Ducato. Anche se la sua speranza è tornarci dopo le elezioni per “poterci stare un po’ di più e poter apprezzare la straordinaria bellezza ed accoglienza degli urbinati”.
Infine conclude scherzando: “Sono un grande appassionato di pallacanestro di cui Pesaro è una delle capitali. Alla fine degli anni ’90 sono stato presidente onorario della squadra di Reggio Calabria che si chiamava allora Viola Basket. Con Pesaro ci sono stati scontri titanici. Chi lo avrebbe mai detto che sarei venuto proprio qui”. Ricci coglie la palla al balzo e lancia la sfida: “Allora dobbiamo organizzare una partita”.