L’ultimo saluto di Urbino a “Pluto”. Don Andreas: “Se ne va un uomo vissuto nel segno dell’amicizia”

di YURI ROSATI

URBINO – Un centinaio di persone si sono riunite lunedì 12 marzo nella chiesa dell’Annunziata per salutare un’ultima volta Giovanni Fedrighelli, in arte “Pluto”. I parenti di Urbino e di Roma nelle prime file e, più indietro, i conoscenti. Insieme a tante persone che lo avevano solo incontrato, ci avevano scambiato due battute o fumato una sigaretta.

“Pensavo fosse immortale – dice una ragazza poco prima di entrare in chiesa – credevo facesse parte di Urbino e del suo paesaggio e non se ne sarebbe mai andato”. Una specie di monumento della piazza, insomma, la prima persona che in molti hanno incontrato la prima volta che sono arrivati in città.

Il manifesto che annuncia la morte di "Pluto"

Il manifesto che annuncia la morte di “Pluto”

“Giovanni – ha detto il parroco don Andreas Fassa durante il funerale – ha vissuto su questa terra nel segno dell’amicizia. È stato un amico delle persone e un amico della città di Urbino”. È il senso che si ritrova anche nelle parole del sindaco Maurizio Gambini che ha scelto di partecipare alla funzione per salutare “un concittadino, un urbinate conosciuto e amato da tutti”. Gambini non ha negato il fatto che Pluto avesse un carattere particolare, difficile, spesso scontroso. Allo stesso tempo però ha ammesso: “Era una sorta di istituzione per la nostra città. Lo ricordo come un uomo silenzioso che, con la sua morte, ci ha lasciati in silenzio”.

Durante la messa sono intervenuti per ricordare Pluto anche Oliviero Luslini e Tiziano Mancini. Il primo ha recitato una sua poesia in dialetto dedicata a “una persona affettuosa come un bambino”.

Mancini ha raccontato un aneddoto che ha fatto riflettere molti dei presenti. “Oggi ho portato un regalo per Giovanni – ha detto – lui collezionava monete straniere e questa viene dal mio ultimo viaggio. Tutti noi, quando andavamo in vacanza all’estero, sapevamo che bisognava portargli una moneta. Una volta tornati potevano passare anche settimane prima di dargliela in mano. Questa volta non c’è stata la possibilità: solo oggi mi sono ricordato di portare quella che avevo preso per lui, ma è troppo tardi. Questo mi ha fatto capire che non bisogna mai rimandare i gesti d’affetto verso il prossimo”.

Una delle compagnie preferite di Pluto era quella degli studenti dell’università di Urbino. A loro ‘scroccava’ sigarette e bicchieri di vino. Così, quando è stato il momento di dire addio al loro compagno di piazza, un gruppetto si è riunito all’Annunziata. Tra loro parlano di Pluto come di un vecchio amico che se n’è andato. “Era una persona con un sacco di sfaccettature – dicono – un tipo simpatico che incontravamo spesso in piazza e veniva a chiacchierare con noi. Sembrava un personaggio uscito da una canzone di De André”.

La salma di “Pluto” è stata tumulata al cimitero di San Bernardino. Nei ricordini distribuiti per ricordarlo, suo nipote Luigi Fedrighelli ha fatto scrivere poche righe piene di significato: “Sei stato la poesia di Urbino. Hai vissuto in libertà e non sei appartenuto a nessuna categoria. Semplicemente libero.”

I' so' Pluto
Sa ch'è dett?
I' so' Pluto
Ma se' matt? En è vist com'era Pluto? Sa tutta cla barba, sa tutti chi capei... sembrava un barbon... tutt insustit; era propri un sciaganitt!
I' so' Pluto
Ma sa vo' di'... sa vo' di'?
Voi di' che dentra de no', scond me, un po' de Pluto c'è! Sem tutti un po' scansati, criticato... E de piò sem tutti legati ma 'n fil!
El so! Se el fil se schianta... ariva la mort e tocca parti'!
Pro, Pluto è mort e nessun s'è acort!
Ma lascia gi! Pluto era anca scorbutich e se i tirava, te mandava a fa 'n cul!
Se el so! Ma Pluto era un om!
Era un bonom!
- Oliviero Luslini