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Lirio Abbate racconta il giornalismo d’inchiesta: fiuto e preparazione

di DANIELE ERLER

URBINO – Il giornalista Lirio Abbate ha visitato la redazione del Ducato, facendo una lezione di giornalismo investigativo agli allievi dell’Ifg. Abbate, che oggi lavora a l’Espresso, di cui è vice-direttore, è stato a lungo nella redazione dell’Ansa a Palermo: era l’unico giornalista presente all’arresto di Bernardo Provenzano. Ha firmato alcune delle inchieste più famose degli ultimi anni, come quella su “Mafia capitale”.

“Il bravo giornalista deve avere il fiuto per la notizia – dice Abbate -, essere preparato e avere fortuna”. Tutto il resto lo fa il mestiere, la capacità di lavorare in squadra, il metodo che permette di accumulare nel tempo un database personale di informazioni: “Bisogna ricordarsi che il giornalista non fa il magistrato, fa un lavoro di inchiesta per raccontare fatti che hanno rilevanza sociale o politica, anche quando non ci sono reati”.

Nel farlo si può scontrare con il potere: “Spesso uno dei bersagli del giornalismo d’inchiesta è un politico perché deve essere necessariamente una persona specchiata e trasparente, su cui i giornalisti hanno tutto il diritto di indagare per tutto quello che può avere rilevanza pubblica”.

Lirio Abbate vive oggi sotto scorta, perché minacciato dopo la pubblicazione delle sue inchieste: “Io comunque ho ancora la possibilità di fare il giornalista e di farlo al meglio, come dimostrano le notizie e le storie che ho continuato a raccontare fino a oggi”.