De Bortoli inaugura l’anno accademico all’Isia: “La grafica è il vestito di un giornale moderno”

Isia: inaugurazione anno accademico 2016/2017. Conferenza disegnare un giornale
di GIACOMO TIROZZI e GIOVANNI BRUSCIA

URBINO – In un mondo dove il web ha una posizione sempre più rilevante la grafica ha assunto un ruolo molto importante all’interno del giornale. Secondo Ferruccio De Bortoli, editorialista e più volte direttore del Corriere della Sera, nonché presidente della casa editrice Longanesi, la grafica è il vestito del giornale, un tratto distintivo del quotidiano. Il lettore deve poter riconoscere il giornale già in base alla sua grafica, prima ancora di poter leggere gli articoli.

Questo tema è stato affrontato a Urbino da De Bortoli all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Isia (Istituto superiore industrie artistiche) in una conferenza dal titolo Disegnare un giornale. Presenti anche il professor Ilvo Diamanti (presidente dell’Istituto) e le più alte cariche della scuola, tra cui il direttore Leonardo Romei.

Tutti i giornali hanno un problema di fondo: farsi riconoscere immediatamente dal lettore in modo tale da poter attirare l’attenzione di chi lo compra. Ma non è sempre stato così. Sin dai primi quotidiani, il giornale è a lungo stato una colata di piombo, una serie di articoli scritti senza alcun interesse per la grafica. L’obiettivo era quello di riempire gli spazi vuoti, come se si avesse paura dell’horror vacui.

Le origini della grafica nel quotidiano

“Fino agli anni settanta del XX secolo i giornali si facevano in un modo non molto diverso dai tempi di Gütenberg”, ricorda De Bortoli. La grafica di un quotidiano non esisteva, era composto solo da colonne di piombo, cioè da una serie di articoli privi di immagini che si susseguivano uno dopo l’altro. Il giornalista era il sovrano assoluto di questo mondo e il lettore non poteva fare altro che subire le sue scelte.

“La tipografia era un posto dove si poteva trovare di tutto. Da fumatori incalliti a chi soffriva di insonnia e viveva di caffè, fino al luogo dove sono nati grandi romanzi come Il deserto dei tartari di Dino Buzzati e dove lo stesso Eugenio Montale ha scritto alcune delle sue poesie” ricorda De Bortoli.

All’interno di un giornale, l’immagine era considerata amorfa e inespressiva. La fotografia a colori in un quotidiano era ritenuta poco elegante e vista come una mancanza di professionalità.

La svolta: le prime immagini a colori

Il primo giornale a pubblicare foto a colori fu Il Giorno negli anni cinquanta. Le foto erano inserite nel suo inserto quotidiano. Il Corriere della sera, ricorda De Bortoli, seguì solo nel 1999, in occasione della nascita dell’euro. Questo anche se la tecnologia esisteva già da molto tempo. Dopo la pubblicazione ci furono molte proteste e come dice l’ex direttore del Corriere l’accusa “era di essere diventati poco seri, popolari”.

La grafica oggi

De Bortoli poi è passato a parlare dei quotidiani contemporanei. E ha ricordato come al giorno d’oggi i giornali si sono dotati di un ufficio grafico che si occupa proprio di studiare il modo più efficace per attirare il pubblico alla lettura del quotidiano. Questo ha comportato un cambiamento molto rapido delle pagine, tanto che – sottolinea il giornalista – adesso il rapporto si è invertito: si scelgono le foto e poi si decide dove mettere gli articoli all’interno della pagina. Se prima si dava solo importanza al testo, ora si tende a vedere la grafica come l’unico vero modo per poter valorizzare il giornale a discapito degli articoli.

Certo è che un giornale può avere le immagini e la grafica migliore del mondo, ma se i suoi contenuti sono carenti il quotidiano perde la sua stessa ragione di esistenza: informare i cittadini e finisce per essere solo una vetrina per le aziende che ci fanno la pubblicità. Come dice lo stesso De Bortoli, “la grafica può valorizzare i contenuti, ma non può coprire la carenza di quest’ultimi”.

Qual è il punto d’equilibrio? “La grafica migliore è quella che si adatta e si integra con gli articoli. Una grafica che non si rinnova nel tempo può trascinare verso il basso l’autorevolezza di un giornale”. Quindi, in conclusione, grafica ed articoli si muovono insieme; la prima è la forma, l’altra è la sostanza e mai come in questo caso è più corretto dire che la forma influenza il contenuto. Senza una buona grafica il giornale non vende.

La grafica e il web

Con la diffusione dei giornali sul web la grafica è diventata ancora più importante. Per De Bortoli ci sono alcuni esempi negli anni settanta di giornali che per il modo di comporre le pagine hanno fatto da precursori ai modelli utilizzati nel web. Questi sono Il Globo, e Il Manifesto. Il primo non ha avuto molto successo, mentre l’ultimo è diffuso ancora oggi.  Il Globo era un quotidiano romano di politica ed economia. Ricorda De Bortoli: “Fu il primo che nel 1971 uscì con una grafica ragionata dove la composizione delle immagini era pensata per accattivare il lettore e integrare il testo”. Il Manifesto invece, anticipando il web, interpretava l’informazione come un flusso continuo, “una sorta di corteo studentesco dove la prima pagina non finiva mai”, per citare le parole di De Bortoli.

Il web ha portato anche un altro elemento che integra il testo: le infografiche. Quest’ultime esistevano già negli anni cinquanta, ma erano dei prodotti artigianali create da disegnatori. Oggi sono realizzate e pensate per la Rete, anche se hanno lo stesso scopo di un tempo: integrare le immagini con il testo in modo tale da rendere l’informazione comprensibile a tutti.

Ferruccio De Bortoli

Le fake news

A margine dell’incontro, in un’intervista rilasciata al Ducato, l’ex direttore del Corriere della Sera ha affrontato anche uno dei temi più attuali che riguardano il rapporto tra produzione dell’informazione e veridicità , quello delle fake news. “Le notizie false sono sempre esistite. Il mondo è pieno di fake news, oggi però la tecnologia le amplifica e le rende verosimili. Il vero tema è quello della verosimiglianza. Poiché molti cliccano e condividono le notizie allora si pensa che la notizia abbia legami con la realtà”.

De Bortoli ha anche voluto rivolgere un auspicio ai reporter del futuro evidenziando che il giornalismo è un mestiere straordinario e, come diceva Enzo Biagi, “se gli editori sapessero che ci divertiamo non ci pagherebbero, il grande privilegio è quello di essere testimoni del proprio tempo”.

In sintesi: realizzare un giornale è una grande avventura e l’integrazione tra testo ed immagini, l’armonia dei caratteri sono alla base di questa sfida in cui “la grafica è la porta di ingresso nell’universo della parola scritta, un universo imprevedibile e ineguagliabile” come ricordato da De Bortoli.