Cosa cambia con la nuova norma
Con il decreto legge approvato dal governo il 19 maggio scorso, sono dodici i che vaccini diventeranno obbligatori per iscriversi a nidi e materne. Difterite, tetano, polio ed epatite B lo erano già. A questi si aggiungono la trivalente Mpr (morbillo, parotite e rosolia), l’emofilo b, il meningococco b e c, la pertosse, e la varicella, finora solo raccomandate.
Dai sei ai sedici anni, cioè fino al termine della scuola dell’obbligo, la mancata vaccinazione dei figli porterà invece a multe fino a 7.500 euro. I dirigenti scolastici dovranno verificare e segnalare i casi di non vaccinati alla Asl che a sua volta dovrà informare il tribunale dei minorenni. Tribunale che potrà decidere anche per la sospensione della potestà genitoriale.
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Le vaccinazioni potranno essere omesse se verranno certificati pericoli per la salute del bambino o se già un bambino avrà avuto le patologie indicate, dimostrando, tramite il proprio medico, di aver sviluppato gli anticorpi. Una decisione che Liverani ha definito accettabile per casi di varicella, ma molto più pericolosa per il morbillo. Dimostrare di avere la giusta immunità dopo averlo contratto è molto più complicato. Non andrà incontro all’espulsione o alla segnalazione invece il bambino non vaccinato che, all’inizio dell’anno scolastico, risulterà iscritto alle liste di attesa per la vaccinazione.
Quello che è fondamentale sottolineare è che l’obbligo delle 12 vaccinazioni scatta solo per i bambini nati nel 2017. Quelli nati tra 2016 e 2012 invece oltre alle quattro già imposte per legge dovranno effettuare anche trivalente Mpr, pertosse, emofilo b e meningococco C, secondo il piano nazionale 2012-2014. Quelli nati dal 2001 al 2011 non avranno bisogno del vaccino per il meningococco di tipo B.
L’incontro a Collegio Raffaello
L’incontro, moderato dal segretario del PD di Urbino Federico Scaramucci, è servito a far capire l’importanza della vaccinazione. “I vaccini sono stati l’intervento di sanità pubblica più importante nella storia dell’uomo e ogni anno salvano almeno 2,5 milioni di vite” ha spiegato Liverani. “E ci costano pochissimo, di sicuro meno delle conseguenze del non usarli. I problemi se mai possono essere attuativi tra scorte e personale necessario”.
Negli ultimi anni però l’allontanamento dalla vaccinazione. Nel 2017 in Italia già 2.851 casi di morbillo, il 500% in più dello stesso periodo dello scorso anno. “Una cosa imbarazzante, siamo un paese del terzo mondo. Qua non ci si ricorda che di morbillo si muore.”
Nell’area vasta della zona Urbino è comunque il comune messo meglio. Per il morbillo ha l’89,9% di copertura, poi c’è Fano con l’85,3 e infine Pesaro con un’inquietante 72,8. “Lì l’influenza degli antivax si è sentita di più” commenta Liverani: “In generale invece la situazione di Urbino e delle Marche è nella media nazionale”.
Come si è arrivati alla ‘vaccinofobia’ e quali sono le conseguenze
Liverani spiega la paura per i vaccini individuando diversi punti, primo fra tutti la ridotta percezione dei rischi che ha tolto consapevolezza sull’importanza della prevenzione. Poi ci sono stati gli ‘antivax’ che hanno reso pubbliche teorie del tutto prive di fondamento scientifico, con false correlazioni tra i vaccini e l’insorgere di alcune patologie, come la bufala sull’autismo. “È facile usare delle parole tecniche della medicina per dare forza alle proprie teorie e convincere le persone che i vaccini fanno male” ha aggiunto il presidente della commissione Sanità dell’assemblea legislativa delle Marche Fabrizio Volpini.
A causa delle minori vaccinazioni sono aumentati i casi di malattie infettive in fasce d’età diverse e sono ricomparse patologie che erano sotto controllo o addirittura sparite. Questo ha portato all’aumento dei costi sanitari e sociali legati al diffondersi di queste malattie.
Giusto poi riportare altri consigli usciti dall’incontro, anche se al di fuori della questione bambini. In gravidanza ci sono due vaccini consigliati anche se non obbligatori. Uno è quello per l’influenza che altrimenti può colpire indistintamente la madre o il feto; l’altro è il vaccino per difterite, tetano e pertosse. In età anziana invece si suggerisce la vaccinazione pneumococcica, oltre a quello per l’influenza.
Prospettive future
Tra i presenti alla conferenza il pediatra Enrico Felici solleva un timore importante. “Prevedo la fuga verso le scuole private fino ai 6 anni” e chiede la condanna di quei medici che a livello nazionale sconsigliano la pratica vaccinale. Tutti sono concordi che l’obbligo poteva essere esteso, sia per età sia per quantità di vaccinazioni richieste ma la legge è nata da un compromesso con il diritto all’istruzione.
Intanto i problemi sono attuativi, in attesa di una circolare attuativa dal ministero e con l’estate che ora arriverà a complicare le cose. Un vaccino come il meningococco b fino a questo 2017 non era considerato dagli schemi ufficiali dei centri vaccinali, quindi praticamente la totalità dei bambini dovrà farselo iniettare. Insieme alla varicella costituisce la voce più importante nell’incremento di dosi che in maniera non ufficiale il dipartimento di prevenzione di Urbino stima di dover fornire nel 2017. Saranno, per persone di tutte le età, circa 7.200 in più.
Massimo Guidi, assessore all’istruzione, spiega che è stata convocata una commissione consigliare che affronterà il tema attuativo. Poi il regolamento andrà in consiglio comunale che dovrà approvarlo. La questione dovrebbe risolversi in queste settimane.