Elezioni 2018, la ‘rinuncia’ di Cecconi (M5s): ecco cosa succederà dopo il 4 marzo

Il deputato pesarese Andrea Cecconi
di STEFANO GALEOTTI

URBINO – C’è un candidato ‘fantasma’ nel collegio di Pesaro e Urbino. Andrea Cecconi, in corsa con il Movimento 5 stelle nel collegio uninominale alla Camera, ha annunciato che rinuncerà al seggio in Parlamento se dovesse essere eletto. Ma la questione è un po’ più complicata. E potrebbe costringere gli urbinati a tornare a votare, magari tra un anno.

La decisione del deputato pesarese è arrivata dopo giorni turbolenti: in un post del 4 febbraio sul blog delle stelle Cecconi figurava tra i parlamentari in ritardo con la restituzione di una parte dello stipendio, destinato al fondo per il microcredito, una delle regole interne a cui devono aderire tutti gli eletti del movimento. Cecconi, dopo giorni in cui risultava irraggiungibile, ha fatto sapere di essersi messo in regola, ma ha comunque annunciato la sua rinuncia.

Con le liste elettorali ormai chiuse però il suo nome rimarrà sulla scheda. E Cecconi è quasi certo di ottenere un posto a Roma, infatti è anche candidato al primo posto nel listino proporzionale Marche Nord. Cosa succederà quindi dopo il 4 marzo?

Dimissioni difficili

Una volta ricevuto il mandato dagli elettori, al candidato viene automaticamente assegnato un seggio. Quello che dovrà fare Cecconi è chiedere le dimissioni. Ma la scelta non è unilaterale: dopo aver ascoltato le motivazioni del parlamentare, sarà l’aula a doverle approvare. E come consuetudine, alla prima votazione vengono rifiutate: una prassi nata per tutelare l’istituzione e il dimissionario e assicurarsi che sia una decisione libera in autonomia da eventuali pressioni da parte del partito. L’articolo 67 della Costituzione infatti tutela le libere scelte dei parlamentari, anche quella di andar via: ”Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” recita la norma.

Nell’ultima legislatura sono 49 i membri delle camere che hanno concluso in anticipo il loro mandato. Oltre a due decaduti (Berlusconi e Galan), in gran parte (34) hanno lasciato per incompatibilità con altre cariche, mentre nove parlamentari si sono dimessi per motivi personali.

Per qualcuno invece è stato letteralmente impossibile lasciare il seggio. Il senatore Giuseppe Vacciano, entrato in Senato con i 5 stelle ma uscito dal gruppo dopo un anno e mezzo, ha fatto richiesta per la prima volta il 22 dicembre 2014. Sono passati più di tre anni e il dimissionario siede ancora a Palazzo Madama contro la sua volontà: il Senato ha infatti respinto altre cinque sue richieste. 

Il rischio che ci siano tanti voti contrari dipende anche dal fatto che lo scrutinio è segreto, come per ogni decisione che riguarda un singolo individuo. I tempi dunque potrebbero farsi parecchio lunghi, le camere si formeranno il 23 e con gli impegni di inizio legislatura la data del primo voto su Cecconi potrebbe slittare.

Si torna a votare

Se Cecconi dovesse, è il caso di dire, riuscire a dimettersi, lascerebbe un seggio vacante alla Camera: il nome e le modalità per sostituirlo dipendono dal voto del 4 marzo.

Il primo scenario: se Cecconi vincerà nel collegio uninominale, gli elettori del collegio di Pesaro e Urbino dovranno tornare a votare per scegliere il suo sostituto. Una volta accettate le dimissioni dall’aula, il presidente della Repubblica dovrà fissare la data delle elezioni suppletive entro 90 giorni (termine prorogabile di 45 giorni se la data cade tra il primo agosto e il 15 settembre).

LE LISTE  – Tutti i candidati nei collegi di Pesaro-Urbino 

L’altra possibilità è che Cecconi non riesca a vincere il collegio uninominale, ma venga eletto comunque al proporzionale. In questo caso una sua eventuale dimissione porterebbe a Roma il primo dei non eletti nella lista del collegio Marche Nord. Patrizia Terzoni, seconda in lista dietro al pesarese, sarebbe sicura del seggio. Se i 5 stelle dovessero eleggere due deputati con il proporzionale, sarebbe ripescato il terzo in lista, Roberto Rossini.