“Non ora”, il corto del regista Andrea Laquidara in finale al Lanús festival, in Argentina

di GIACOMO TIROZZI

URBINO – Adelina camminava per strada quando è stata rapita da una banda di criminali. L’hanno stuprata e rivenduta a un altro gruppo di malviventi. Violentata ancora una volta, dall’Albania è stata mandata in Italia e costretta a prostituirsi. Un calvario durato quasi cinque anni che la donna, ora quarantenne, ha deciso di condividere. La sua storia è stata raccontata da Andrea Laquidara, regista e insegnante romano, urbinate di adozione, nel suo ultimo cortometraggio, Non Ora. Il film è tra i sette finalisti nella sezione Experimental Short del Lanús International Film Festival che si terrà a Buenos Aires dal 1 al 4 marzo.

“Ho conosciuto Adelina in uno dei laboratori di cinema che faccio in provincia. Mi attirava il tema della femminilità e della violenza sulle donne, un argomento molto attuale, ma ho deciso di descriverlo in un modo più inedito, meno da reportage” dice il regista.

Non ora è stato inserito nella sezione sperimentale proprio perché non è un semplice documentario o un film di denuncia, ma un racconto che narra una situazione di disagio, più che attraverso la spettacolarizzazione, attraverso la profondità delle immagini.

“Il fatto che sia stato selezionato per un festival internazionale mi fa piacere perché dà la possibilità di ascoltare la voce di disagio di una donna. Ho indagato il mio rapporto, da uomo, con il tema della femminilità” ricorda Laquidara e poi aggiunge: “Ho cercato delle immagini che possano rinviare al disagio e alla solitudine e nella seconda parte mi interessava un luogo simbolo dell’abbandono”.

Andrea Laquidara, foto di Giovanna Errede

Il regista ha scelto infatti di ambientare la maggior parte del corto nell’ex ospedale psichiatrico di Volterra: “Sono stati molto disponibili – ricorda -. Chi ha visto il film si rende conto di quanto forti siano le immagini di un luogo abbandonato da più di quarant’anni, teatro della follia dei pazienti che hanno vissuto lì”.

Questo non è il primo film per Laquidara. Già nel 2015 ha girato Fuori dalle mura, un documentario sulla situazione di degrado in cui vivono gli abitanti di Urbino 2. Il regista, 41 anni, ha firmato anche un altro documentario, sulla Bosnia nel 2012 in collaborazione con l’associazione La Ginestra di Urbino.

Dopo essere stata tolta dalla strada, Adelina si è occupata di denunciare il racket della prostituzione e di aiutare alcune sue amiche rimaste coinvolte. Ancora oggi si occupa di questo tema, ma vive tuttora una situazione di disagio. La donna non ha cittadinanza. Non è nemmeno apolide. Sul suo passaporto c’è la scritta XXX. Quando lo racconta nel film, ricorda le parole di un amico che le dice: “Ah, ti hanno bollata come prostituta, questa è la tua nazione”.