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Dalla terz@ al web, il festival chiude i battenti: appuntamento al 2014?

di , e    -    Pubblicato il 5/05/2013                 
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URBINO – “Ho seguito il festival con interesse, non mi sono mai annoiato”. Commenta così Piero Dorfles  il primo festival del giornalismo culturale che per due giorni ha portato tra le vie di Urbino alcune delle più famose firme dei giornali italiani. Tra gli arazzi della Sala del trono di Palazzo Ducale e negli eleganti ambienti del Legato Albani, esperti, cronisti e accademici si sono seduti uno di fronte all’altro e hanno raccontato la storia di una parabola discendente dell’ormai datata terza pagina.

Ad aprire l’evento le riflessioni di Corrado Augias, che ha raccontato i profondi cambiamenti della cultura italiana e del suo rapporto con i giornali. “Se c’è stato un tempo – ha spiegato alla platea – in cui il termine aveva confini ben definiti, oggi quel limite è sempre più sfumato e impercettibile”. Mentre sfogliava le pagine de Ducato, l’occhio gli è caduto sull’articolo di Laura Morelli: “’Cucinare è scrivere un libro…’ – ha letto lo scrittore – è vero, la cucina e la tradizione devono essere considerate un tassello importante del termine cultura”. Il suo intervento non ha intaccato però il tema centrale del festival, un viaggio nel mondo della cultura in cui i punti salienti della questione sono stati osservati solo da lontano.

Proprio la cultura materiale è stata al centro del secondo incontro, giù nelle cucine di Palazzo Ducale, una location ideale per uno show cooking. Nei sotterranei del palazzo il “Gastronauta” Davide Paolini ha fatto da voce narrante allo chef Marcello Leoni che, mescolando tradizione e prodotti tipici, ha cucinato macarons alla liquirizia con guanciale e ricotta su un letto di tarassaco, accompagnata da una cialda di parmigiano.

Il secondo giorno di festival, al Collegio Raffaello, è stato una vera maratona ed è cominciato con le parole pungenti e provocatorie di Piero Dorfles. Il critico letterario, in una sala gremita, è andato dietro al leggio, ha preso il microfono e per più di un’ora ha ipnotizzato il pubblico. Il suo j’accuse non ha risparmiato nessuno: direttori, società civile, scrittori emergenti ed editori, colpevoli in egual misura del declino inarrestabile della cultura nei giornali e nel paese. Un lunghissimo applauso ha concluso l’intervento, diventato ben presto la colonna portante dell’intero festival. Il nome di Dorfles è stato continuamente citato dagli altri ospiti che, accusati di essere complici del declino, hanno prontamente risposto alle provocazioni. Nel pomeriggio Dorfles ha anche premiato i tre giovani vincitori del concorso dal titolo “Con la cultura si mangia?”.

Cinque osservatori, Isabella Donfrancesco (Rai Educational), Nicola Lagioia (scrittore), Giuseppe Laterza (Laterza editore), Giuseppe Roma (Direttore del Censis) e Massimo Russo (Ifg Urbino), hanno poi ‘scattato’ una fotografia dell’informazione culturale italiana: provenienti da piattaforme informative diverse, si sono confrontati su come rilanciare gli spazi destinati alla cultura in tv, sul web e nell’editoria.

Negli ultimi anni l’informazione culturale è rimasta circoscritta agli inserti dei giornali che, dopo una breve “primavera”, sembra stiano entrando in una nuova fase di crisi. Armando Massarenti (IlSole24Ore) e Luca Mastrantonio (Corriere della Sera), partendo dalle parole di Dorfles, si sono interrogati insieme a Roberto Danese e Christian Raimo su come rilanciare questo mondo, grazie alle nuove tecnologie e a un nuovo modo di concepire la cultura, che possa essere autorevole e giocosa al tempo stesso.

Per vedere la realtà che ci circonda, a volte è necessario guardarla da fuori. Una sezione del festival è stata dedicata proprio al giornalismo culturale straniero. Lucia Magi di El Pais e Irene Velasco di El Mundo non hanno nascosto apprezzamenti per i modi e le forme che la cultura prende nei giornali italiani. Non era d’accordo il vice-direttore della rivista Internazionale, Alberto Notarbartolo, che ha individuato nel modello anglosassone il migliore esempio di giornalismo culturale europeo.

L’attualità nelle pagine culturali è una peculiarità tutta italiana. Sul tema si sono confrontati giornalisti delle più importanti testate italiane tra cui Leopoldo Fabiani di Repubblica, Marino Sinibaldi di Radio3rai , Alessandro Zaccurri di Avvenire.

Ha chiuso Concita De Gregorio, scrittrice e giornalista di Repubblica, con una lezione sul “caso Boldrini. Piuttosto che discutere del suo ultimo libro, “Io vi maledico”, la giornalista ha preferito focalizzare l’attenzione su un caso di stretta attualità, analizzando il rapporto tra violenza, web e censura.

Insomma i due giorni di festival hanno animato la città ducale, che ha risposto con partecipazione e interesse all’evento. Forse, un tema così complesso avrebbe avuto bisogno di tempi più estesi e di più incontri, magari con pause più lunghe tra l’uno e l’altro.  E mentre gli organizzatori pensano già ad una seconda edizione, rimangono i dubbi sulle profezie di Piero Dorfles: la cultura scomparirà definitivamente dai giornali?

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