di FEDERICA OLIVO
URBINO – Nicola Marini, già caporedattore della sede Rai dell’Abruzzo è il nuovo presidente dell’Ordine dei Giornalisti. La sua elezione è arrivata dopo le dimissioni di Enzo Iacopino, il 16 marzo scorso.
Ricoprirà questa carica per pochi mesi, in un momento di transizione per l’Ordine. Dopo la riforma della composizione del consiglio dell’ordine – che, a partire dalla prossima elezione sarà composta da 60 membri, contro gli attuali 156 – sono attesi i decreti attuativi che disporranno le modalità delle prossime elezioni.
Come intende gestire questa fase così particolare per l’Ordine?
Ho accettato di ricoprire questo ruolo – dopo le improvvise dimissioni di Iacopino – nella consapevolezza che siamo di fronte a una fase molto delicata per questa istituzione. Siamo in attesa che il Governo emani il decreto attuativo della riforma, per effettuare le elezioni del Consiglio. L’atto è atteso per il 15 maggio e le votazioni dovrebbero essere il 30 giugno. Le elezioni andrebbero, però, convocate il 20 maggio, ma sarà difficile farlo se il decreto sarà emanato soli 5 giorni prima. Per evitare che si vada a votare a luglio, sarebbe opportuna un’altra piccola proroga dei poteri dell’attuale Consiglio nazionale.
Si ricandiderà alle prossime elezioni?
Sicuramente non come presidente. Sono da tanti anni consigliere dell’Ordine e ho anche ricoperto la carica di tesoriere. Mi piacerebbe continuare a far parte di questo ente, senza però essere al vertice.
Quali sono i problemi che affronta oggi la categoria dei giornalisti?
Il problema principale del nostro settore è la crisi: degli oltre 100.000 iscritti all’Ordine solo il 20-25% ha un contratto a tempo indeterminato. Il nostro è un albo con molti precari e disoccupati. Anche i pochi che hanno un lavoro stabile non possono essere più considerati “garantiti”, perché le garanzie di un tempo non possono essere offerte più neanche dalle grandi testate. Se non cambieranno le cose questa crisi si aggraverà, soprattutto a discapito della carta stampata.
Quale può essere, allora, la soluzione?
Intanto sarebbe necessario che la nuova legge per l’editoria sia approvata presto e che vengano erogati finanziamenti alle realtà in crisi.
Quali sono le prospettive dei giovani che escono dalle scuole di giornalismo?
Il loro vantaggio è sicuramente quello di essere molto più preparati dei colleghi, anche più anziani, che non hanno frequentato la scuola. Data la situazione, però, corrono anche loro il rischio di non ottenere subito un contratto di lavoro a tempo indeterminato. È, però, importante sottolineare che ancora oggi c’è un grande bisogno di professionisti, soprattutto in un mondo in cui, attraverso internet, chiunque può fare informazione.