Fare il giornalista è ancora un mestiere pericoloso: 65 reporter uccisi nel mondo nel 2017

di FEDERICA OLIVO

URBINO – Stavano raccontando la guerra in Siria o in Iraq, oppure la corruzione e il narcotraffico in Messico. Sono stati ammazzati perché il loro lavoro dava fastidio a qualcuno o perché si trovavano al fronte mentre le bombe esplodevano e i cecchini sparavano. Sono 65 i giornalisti uccisi nel 2017, secondo il rapporto annuale di Reporters sans frontières. La maggior parte di loro – l’89% – è stata uccisa nel suo Paese d’origine. I reporter morti a causa della loro professione sono di meno dell’anno scorso – nel 2016, infatti, erano 79 – ma il dato è comunque allarmante. In aumento il numero delle donne uccise, il 10% del totale.

Il Paese più pericoloso per i giornalisti è la Siria, dove quest’anno sono morti 12 reporter. Segue il Messico: nello stato dell’America centrale, infatti – come ha raccontato, tra gli altri, Attilio Bolzoni nel suo docufilm Silencio – i giornalisti che scrivono di criminalità organizzata o della corruzione della classe politica sono in pericolo costante. “Sono quasi sistematicamente presi di mira, minacciati, uccisi a sangue freddo”, si legge nel rapporto.

Altri Stati pericolosi per i giornalisti sono l’Iraq, l’Afghanistan e le Filippine. Subito dopo le sue elezioni, ricorda Reporters sans frontières, il presidente filippino Rodrigo Duterte era stato molto chiaro con i giornalisti del suo Paese: “Il fatto che siate giornalisti non vi proteggerà dall’essere uccisi se siete dei figli di puttana. La libertà d’espressione non ci sarà per voi, miei cari”.

Il dossier riporta anche i dati dei reporter detenuti a causa del loro lavoro: il maggior numero di giornalisti in carcere è in Cina, dove sono 52. Seguono la Turchia con 43 e la Siria e l’Iran, dove i giornalisti in prigione sono rispettivamente 24 e 23.

In Turchia, si evidenzia nel report, la carcerazione preventiva è un’arma per mettere a tacere i giornalisti che si oppongono al potere.

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Negli ultimi mesi c’è stato un aumento della repressione nei confronti dei giornalisti anche in Vietnam, dove al momento sono detenuti 19 reporter.

Nel 2017 è cresciuto anche il numero dei giornalisti tenuti in ostaggio. Sono, infatti, 54 contro i 52 dell’anno scorso. Solo nel 14% dei casi si tratta di reporter stranieri rispetto allo Stato dove sono segregati. I Paesi dove sono avvenuti i sequestri sono la Siria – dove 29 giornalisti sono tenuti in ostaggio – lo Yemen, l’Iraq e l’Ucraina, dove i giornalisti privati della libertà da bande criminali sono rispettivamente 12, 11 e otto.

Sono, invece, due i giornalisti scomparsi nel corso del 2017 che non sono ancora stati ritrovati. Si tratta di Samar Abbas, giornalista pakistano di cui si sono perse le tracce dal 7 gennaio 2017 e di Uptal Das, scomparso in Bangladesh dal 10 ottobre.