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Un viaggio nel microcosmo della tradizione di Bisceglie - un paese tuffato nell’Adriatico, a una trentina di chilometri da Bari - svela piccoli segreti di medicina popolare e di superstizione che si perpetuano in formule e conoscenze. Direttamente sperimentati.
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Tullio Seppilli, nato a Padova nel 1928, insegna antropologia culturale all’Università di Perugia ed è presidente della Società italiana di antropologia medica.

Professor Seppilli, è possibile dare una definizione di medicina popolare?
È un insieme di pratiche, di concezioni e di saperi per la prevenzione e la terapia di forme patologiche nelle classi popolari. Esistono vari tipi di medicina popolare, non solo per le zone territoriali considerate, ma anche per le varie classi sociali: il mondo contadino, ad esempio, è diverso da quello dei pastori. La medicina popolare presenta differenze con quella ufficiale soprattutto nel riferimento al passato. È un po’ più tradizionale, anche se in astratto non è necessario che vi sia l’aspetto folklorico della tradizione.

I "sepolcri" allestiti nella chiesa Sant'Adoeno di Bisceglie il giovedì santo
I "sepolcri" di Sant'Adoeno

In molti fenomeni si osserva una commistione tra forme di guarigione e magia. Qual è il motivo?
La medicina popolare in linea di massima agisce attraverso due direttrici: la conoscenza farmacologica legata a pratiche empiriche (si pensi al lavoro nei campi che fa scoprire le caratteristiche curative di determinate erbe), più vicina alla medicina ufficiale (l’industria farmaceutica oggi sempre più si avvale di questo patrimonio di conoscenze); e l’azione per così dire magica che si realizza attraverso formule verbali o gestuali, talvolta coreutiche come nel caso del tarantismo. Quest’ultima produce una forte sicurezza di guarigione che attiva processi reali del tipo dell’effetto placebo.

Quindi è molto forte il ruolo della suggestione.
La suggestione è una fonte di produzione di efficacia. La psiconeuroimmunologia ha evidenziato che gli stati psichici influenzano il sistema di difesa immunitario, quindi certezze soggettive di guarigione producono effetti positivi.

Qual è l’origine della ritualità delle pratiche?
Dal punto di vista generale l’impianto magico risale addirittura al Paleolitico (ne è già un esempio la convinzione preistorica che, dipingendo un animale ferito, fosse possibile determinare un successo nella caccia). Molte formule invece hanno origine precristiana e il riferimento a divinità pagane è stato sostituito dalla simbologia cristiana e cattolica. Ma la struttura, come dimostrato da Ernesto De Martino, il grande maestro dell’antropologia, si mantiene sostanzialmente analoga. Gli influssi e il sincretismo si sono imposti aldilà della teologia ufficiale, nelle forme della religione popolare, ma anche tramite la politica culturale della Chiesa che, alla fine dell’Impero romano, per catechizzare l’Europa, ha utilizzato l’interazione tra il mondo del culto popolare e la simbologia ufficiale.

Una cappella votiva dedicata alla Madonna di Giano
Una cappella votiva dedicata alla Madonna

Quindi il rapporto tra Chiesa e medicina popolare è assai stretto.
La Chiesa si è sempre mossa tra accettazione e rifiuto, perché quando alcuni risultati del sincretismo si spingevano troppo in là, si interveniva e ci sono Sinodi e Concilii che condannano certe pratiche come peccaminose. Naturalmente dipende anche dai livelli di gerarchia ecclesiastica, con maggiore contiguità ai livelli più bassi.

Qual è invece il rapporto della medicina popolare con quella ufficiale?
Da un lato la medicina ufficiale ha sempre inteso avocarsi la legittimazione dei processi di formazione sanitaria e quindi di prevenzione e terapia; dall’altra, soprattutto i medici di base a volte accettano e verificano l’opportunità di alcune pratiche.

Esiste una spiegazione per la segretezza delle formule utilizzate?
Tutto ciò che è sacro è in qualche modo segreto, ma ci sono anche motivi per così dire professionali, perché chi sapeva curare era detentore di un sapere importante da salvaguardare e ad esso era legato anche un ruolo sociale di prestigio. In genere comunque c’è l’idea che il potere sacrale vada protetto perché altrimenti perde efficacia o il guaritore non può più praticarlo o addirittura si producono conseguenze negative.

Si possono delineare differenze di fondo tra Nord e Sud?
In termini generali, nella fenomenologia dei guaritori del Sud contano molto di più sogni e visioni, al Nord forse il materiale è meno immaginifico. Ma non è detto che sia sempre stato così.

C’è un rischio che queste pratiche scompaiano?
Stanno scomparendo già adesso. E questo perché sta scomparendo quel tipo di cultura popolare tradizionale, prevalentemente contadino e pastorale, che ne è l’humus naturale.

 

 






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