|
Si
individua il dolore | Non
serve una forza straordinaria, né una particolare abilità manuale. La virtù di
saper aggiustare le ossa non ha nulla di trascendente e si impara, basta
che ci sia qualcuno disposto a incoraggiarti. Come
illustra l'aneddoto che Angela, settantenne dalla mole imponente e dalla
vivacità a stento trattenuta dal recente lutto che la ha resa vedova, rievoca
nella sua camera da pranzo piena di ninnoli e di ricami per spiegare come ha cominciato.
"Ho 'dovuto' imparare - dice intrecciando le mani sul tavolo e sistemandosi in
maniera più comoda sulla larga poltrona - improvvisamente. Avevo 22 anni,
la decisione fu presa da mia madre e allora non si discuteva: a quell'età non
ne avevo grande voglia, ma in seguito non so quante volte l'ho ringraziata per
quella scelta. Del resto l'episodio che mi portò a scoprire questa capacità non
fu certo allettante. Avevamo un cane, un bastardino di medie dimensioni
molto vivace, che un giorno cadde dal balcone, al terzo piano, atterrando sulle
zampe anteriori. Mia madre, con la massima naturalezza, mi disse di mettergli
a posto le zampe. E così presi la povera bestiola sanguinante e, dopo averla
messa sotto l'acqua fredda, cominciai a manipolare per la prima volta. Fui brava,
devo ammetterlo, perché più tardi il veterinario si complimentò per quel servizio
di pronto soccorso". È
un'arte tutta fisica, che non ha nessun innesto spirituale o simbolico,
se non in maniera molto limitata. È più simile al lavoro di un pranoterapeuta,
ma senza alcun crisma di scientificità. Sottoponendogli
il pollice della mano destra dolorante, Angela si accorge subito che è
una leggerissima distorsione che va avanti da un po' di tempo. Prende la
mano tra le sue, ben più grosse, e comincia a tirare, a stendere il nervo
dice lei. Segue una linea che solo lei vede, parte un po' più su del polso e poi
scende, fino alla punta del pollice. Movimenti sicuri, interrotti soltanto da
massaggi appena accennati. Poi di nuovo a tirare e stirare. Una decina di minuti
e la pratica è finita. Per oggi: la prescrizione è di fare impacchi di camomilla
tiepida sulla zona interessata e di tornare per tre giorni per ripetere
la manipolazione. Ma se è finita la pratica, non è certo finito il racconto.
|
Si
sale fino al polso | Angela
non ha nessuna voglia di congedare gli ospiti e riprende a parlare: "Lo sai che
sono intervenuta anche su me stessa? È successo durante una gita organizzata,
ero in piedi nel pullman e, per una frenata brusca, caddi sui predellini, sbattendo
anca e spalla. Il dolore fu immediato e insopportabile, per cui, prima
di essere portata all'ospedale del paese più vicino, decisi di provare. Mentre
operavo con una mano sulla spalla opposta, chiedevo a mio fratello di tirare forte
e di scatto il braccio. In pochi minuti il dolore si attenuò. L'ortopedico dell'ospedale
rimase a bocca aperta: per lui era non era possibile che potessi già sollevare
il braccio!". La
soddisfazione di questa donna per i suoi successi professionali è sempre briosa
e travolge tutto: "Peccato che i medici siano scettici, che non capiscano. Le
persone che vengono da noi non lo confessano mai al proprio dottore e noi stesse
certo non ci riveliamo. Anche se io - e qua Angela non riesce a nascondere un
moto d'orgoglio - una volta al mio medico l'ho detto che aggiusto le ossa. Sai
che mi ha risposto? Che se la gente prova sollievo, è giusto continuare". Guarda
il video Torna
all'inizio
|