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Un viaggio nel microcosmo della tradizione di Bisceglie - un paese tuffato nell’Adriatico, a una trentina di chilometri da Bari - svela piccoli segreti di medicina popolare e di superstizione che si perpetuano in formule e conoscenze. Direttamente sperimentati.
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L'aglio per tagliare i vermi
L'aglio per tagliare i vermi

“Due settimane fa mio marito è morto di ictus. Mio nipote era con lui in quel momento e ha assistito all’intera scena. La sera seguente, alla stessa ora, ha cominciato a strillare, dicendo di avere un fortissimo mal di pancia. La stessa cosa è capitata la sera dopo e quella dopo ancora. Finché ho capito che il trauma aveva fatto formare i vermi”.

Angela racconta l’aneddoto doloroso e le pause tra un immaginario capoverso e l’altro diventano più lunghe, più sofferte, rispetto a quando aveva parlato di ossa da aggiustare. Già, perché lei conosce anche la pratica per “tagliare i vermi”. La malattia dei vermi è, secondo la credenza popolare, un’affezione frequente nella prima infanzia e colpisce, chissà perché, soprattutto i bambini biondi. Ma il nipotino di Angela ha il viso e i capelli scurissimi e non gli è servito ad evitarne i sintomi.

Le manipolazioni sull'ombelico
Le manipolazioni sull'ombelico

“I vermi - riprende Angela ritrovando un pizzico del precedente furore - si racchiudono nella zona dell’ombelico ed è lì che bisogna intervenire. Con le manipolazioni si rimette a posto il ventre scombussolato dagli spasmi. Contemporaneamente si fanno segni della croce usando gli spicchi d’aglio e si ripetono in mente le formule segrete. A volte i vermi salgono fino al naso provocando convulsioni più gravi e in quel caso l’aglio va passato anche sotto alle narici. Nelle situazioni più dure è meglio fare degli impacchi con la camomilla”.

Come la capacità di aggiustare le ossa, anche questa pratica Angela l’ha imparata da sua madre: “La pratica si può tramandare soltanto a mezzanotte della vigilia di Natale. Purtroppo non tutti coloro che la conoscono hanno la volontà di insegnarla: alcuni temono che chi vuole imparare non mantenga il segreto, altri (e sono la maggioranza) sono gelosi delle formule. Io non li capisco proprio. Se si può allargare la possibilità di far bene alla gente, perché impedirlo?”.

Non gelosia, ma un’ombra di diffidenza si affaccia tra le parole di Maria Pia, un’altra custode della tradizione di curare dai vermi. La sua casa è arredata in stile assai più moderno e lo stesso edificio in cui si trova ha il nitore di una recente costruzione. Il tono della chiacchierata sembra adeguarsi: meno partecipato ed emotivo, più compassato, a volte severo. Mai confidenziale. “Proprio ieri sera - comincia a raccontare Maria Pia - ho curato una mia piccola parente di 14 mesi di età. Sua madre l’ha portata qui alle 23. Era in lacrime, urlava dal dolore; l’ombelico era sceso tantissimo e bisognava subito ritirarlo su”. Lo dice così, dando per scontato che l’immagine del pancino della bimba, contorto dal dolore, sia chiara. Una descrizione che ha dell’incredibile tradotta in un tentativo di razionalità.

Dopo l'aglio, la camomilla
Dopo l'aglio, la camomilla

“Non tutti i casi - continua - sono uguali: alcuni sono molto forti e portano addirittura allo svenimento e al senso di soffocamento e si rende necessario “tagliare” sulla gola oltre che sul ventre. Ma il principio è sempre lo stesso e consiste in manipolazioni, segni di croce, orazioni segrete da ripetere tra sé. Bisogna tagliare per tre volte a un quarto d’ora di distanza l’una dall’altra, poi si beve una tazza di camomilla rigorosamente senza zucchero”. Appena una piccola pausa e poi, con l’espressione di chi confida una curiosità, riprende: “Tempo fa i farmacisti vendevano un preparato, una specie di sciroppo amaro da bere per tre giorni. Ma non c’era nulla dentro e lo davano solo per suggestione. Adesso al massimo consigliano di mettere qualche foglia di alloro nella camomilla. Ma senza il nostro aiuto non basta di certo”. E nessuno osi contraddirla.

 

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