Viviana
Caputo, 27anni, si è laureata in Psicologia clinica e di comunità all'università
La Sapienza di Roma nel febbraio del 2000. Iscritta all'albo degli psicologi della
regione Puglia, è specializzanda in Psicoterapia umanistica integrata (ASPIC-Roma).
Si occupa di disturbi dell'alimentazione e dipendenze da sostanze e lavora da
2 anni nella comunità terapeutica per tossicodipendenti Oasi2 di Trani. Ha svolto
una ricerca sugli aspetti psicologici delle condotte magiche con la cattedra di
Psicologia generale del professor Bonaiuto.
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Un
momento dell'"Incontro" | Quali
sono gli effetti delle pratiche popolari sull'individuo?
Dal punto di vista psicologico, come scrive Galimberti, la magia ha la sua radice
nella precarietà dell'esistenza umana sempre alla ricerca di forme protettive
e rassicuranti. L'ignoto, il non prevedibile è da sempre fonte di angoscia, per
cui leggere l'oroscopo al mattino o ancor più rivolgersi a chi millanta poteri
di chiaroveggenza, permette di essere pronti al futuro e soprattutto di prevenire
o evitare i mali, o l'espandersi degli stessi, mettendo in atto piccoli rituali,
usando oggetti portafortuna, con effetti principalmente ansiolitici. È
la volontà di trovare certezze e sicurezza? Questo
affidamento consente di spostare il "locus of control", e dunque le responsabilità,
fuori da sè, concentrandolo su un oggetto, su uno sguardo o una parola, attribuendo
un senso ad una sfera di realtà che altrimenti sarebbe difficile tollerare e spiegare.
Alla base sembra esserci la necessità di avere il controllo della realtà che in
qualche modo è ego-antropomorfizzata. Infatti vengono attribuiti processi psichici,
cognitivi, emotivi all'esterno, come risultati di proiezioni personali, di emozioni
e sentimenti e pensieri intollerabili. Sono
meccanismi che dunque rientrano nella sfera della superstizione? Il
fatto di essere superstiziosi testimonia come il pensiero umano possa funzionare
a livelli irrazionali. Piaget lo definisce "pensiero magico", dato che la magia,
nella sua accezione più spicciola e comune, consiste nel credere di poter mettere
in rapporto cose che non hanno nulla di attinente o di poter influire con la forza
di volontà su eventi o persone.
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Un
cortile alle spalle della Cattedrale | Ci
sono categorie sociali più o meno esposte? È
un retaggio dell'"onnipotenza dei pensieri" tipicamente infantile, ma presente
in misure diverse in ciascun essere umano, a prescindere dal livello culturale,
in misura maggiore nei nevrotici ossessivi che con i rituali tentano di controllare
il loro mondo interno, proiettandolo all'esterno. Un
processo assistito dalla forza della suggestione? Certo
alla base delle condotte magiche vi è la suggestione da maggioranza o da leader,
esercitata da figure carismatiche. La magia inoltre dischiude un orizzonte mitico
definito da De Martino metastoria dove il senso delle vicissitudini umane è già
descritto nel suo esito positivo. Questo fa sì che quando sopraggiunge la negatività
nel qui ed ora dell'esistenza umana, l'individuo si appoggia a rituali conformi
al mito in cui analoghi eventi hanno avuto una evoluzione positiva. Quindi,
per trovarne la spiegazione, bisogna risalire all'origine? La
superstizione spesso è originata da antichi e significativi episodi, poi generalizzati,
e di cui spesso si trascura o ignora la fonte, come è avvenuto con i tredici a
tavola, reminiscenza dell'ultima cena della tradizione cristiana cattolica, o
ancora con la paura delle conseguenze di versare il sale, generalizzazione della
riduzione di fertilità di un terreno se il sale viene sparso abbondantemente.
Tali condotte attecchiscono sicuramente con più forza in situazioni di profonda
sofferenza e frustrazione individuale e collettiva, basti pensare ai riti propiziatori
o scaramantici delle comunità primitive. Come
si spiega l'efficacia di alcune pratiche popolari? La
letteratura e la pratica clinica ci portano ad individuare che le condotte magiche,
a diversi livelli, soddisfano contemporaneamente varie motivazioni: il bisogno
conoscitivo viene soddisfatto attraverso le spiegazioni rapide di modificazioni
impreviste e singolari della realtà (lutti, calamità, benefici); il bisogno di
avventura, attraverso il ricorso al mistero, alla speranza, alla sorpresa, alle
figure incongruenti presenti nell'iconografia esoterica. Inoltre l'intenso rapporto
con figure affascinanti può coinvolgere ed appagare la motivazione sociale ed
in modo sublimato anche sessuale. Esempi?
La credenza
negli spiriti dei defunti, che fa si che molta gente si rivolga a medium, allevia
e contiene l'angoscia della morte, lasciando intravedere un possibile aldilà felice,
permettendo così di vivere il lutto senza elaborarlo in quanto si mantiene il
legame con il defunto. I riti magici consentono inoltre l'illusione di progredire,
perfezionarsi, compensare errori, appagando il bisogno di affermazione di sé e
non per ultimo l'aggressività, agìta verso aspetti o persone valutate come ostacolanti,
spesso oggetti di proiezione difensiva di aspetti profondi interiori. Jung, che
molto si è occupato di occultismo, ritiene che il ricorso a rituali magici sia
funzionale al controllo delle forze inconsce che agiscono nell'essere umano come
complessi autonomi dall'io: "In questa età di materialismo (…) si è avuta una
reviviscenza della fede negli spiriti, sia pure a un livello più elevato. Non
si tratta di una ricaduta nella superstizione ma del bisogno di proiettare la
luce della verità su un caos di fatti malsicuri", C.G. Jung ,1902. |