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Un viaggio nel microcosmo della tradizione di Bisceglie - un paese tuffato nell’Adriatico, a una trentina di chilometri da Bari - svela piccoli segreti di medicina popolare e di superstizione che si perpetuano in formule e conoscenze. Direttamente sperimentati.
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Sazi Jerico Mhlongo, presidente dell'organizzazione dei guaritori tradizionali del Natal
Sazi Jerico Mhlongo, guaritore del Natal

C’è un Paese dove gli insegnamenti della tradizione curano più gente della scienza. C’è un Paese che non può fare a meno dei suoi santoni perché i suoi abitanti fanno spesso e volentieri a meno della medicina ufficiale. C’è un Paese dove l’ufficialità deve scendere a patti con il ruolo sociale dei guaritori e il governo deve tentare di integrarli e di garantirne i diritti. Questo Paese è il Sudafrica.

Il servizio sanitario nazionale, riferisce il periodico Leadership, nonostante lo sforzo di rendere il più possibile estesa ed accessibile l’assistenza di base con nuovi ambulatori distribuiti sul territorio e cure in molti casi gratuiti, è ancora inadeguato alle esigenze della popolazione e ha bisogno del supporto dei guaritori tradizionali.

L’impressione è però che la loro opera sia ancora vista come un male necessario. Eppure, secondo alcune stime approssimative che scontano la mancanza di un registro ufficiale, questi curatori sarebbero fra i duecento e i trecentomila, a fronte degli appena trentamila medici. Il prestigio della scienza è minato dal fatto che, secondo un rapporto del South African Medical Journal, l’80% dei pazienti si rivolge esclusivamente ai guaritori tradizionali oppure si rivolge comunque a loro prima o dopo la diagnosi del medico. Inevitabile dunque che le istituzioni abbiano cominciato, seppur timidamente, ad avvicinarsi a questo mondo.

È così che tre anni fa la Commissione parlamentare permanente sulla sanità, guidata dal dottor Abe Nkomo, si è confrontata per la prima volta con un problema che si prospettava tutt’altro che unitario, composto com’è da 300 voci differenti, tante quante sono le associazioni di settore. “Il ministero - ha detto Nkomo - vuole andare avanti perché è stato inondato di richieste che sollecitano la creazione di un organismo preposto alla registrazione, alla formazione professionale e ai problemi etici e finanziari. Abbiamo bisogno di un organismo che abbia il potere legale di prendere decisioni”.

Ecco allora che la commissione finanziaria ha raccomandato la formazione di un consiglio provvisorio dei guaritori tradizionali con durata triennale, che avrà il compito di preparare un consiglio permanente, elaborare progetti di legge in materia, stabilire i criteri della formazione professionale, formulare un codice deontologico e definire le diverse categorie dei curatori (approssimativamente: fitoterapeuti, divinatori, assistenti al parto e chirurghi tradizionali; non si sa se potranno essere inclusi anche i guaritori spirituali).

Durban. Un mercato dove si vendono i rimedi della medicina tradizionale
Piante medicinali vendute al mercato

Accanto alle questioni di ordine sostanziale, c’è però pure un aspetto correlato che dovrebbe indurre ad accelerare le pratiche. Molte cure tradizionali si servono di piante ed estratti naturali; secondo un rapporto di Myles Mander, dell’Istituto per le risorse naturali, ogni anno in Sudafrica sono commercializzate 19500 tonnellate di materiale estratto da piante medicinali, per un valore di 270 milioni di rand (più di 26,6 milioni di euro). L’opinione di Mander è che, senza la medicina tradizionale, il governo dovrebbe trovare altri 10 miliardi di rand l’anno (quasi 100 milioni di euro) per i farmaci. E le piante rischiano di estinguersi: in alcune zone certe specie sono già scomparse. “Se si estinguono - afferma il dottor Neil Crouch dell’Istituto botanico nazionale - anche i metodi tradizionali rischiano di scomparire. È come avere un ospedale o un ambulatorio occidentale senza scorte di farmaci. Non possiamo permettere che succeda. Non è solo un problema di ecologia e di valori culturali, è anche una questione economica”.

L’ultima questione, non certo la meno importante, riguarda i diritti dei guaritori tradizionali. Molti di loro sono diffidenti nei confronti della medicina ufficiale e sono restii a confrontarsi e a collaborare con medici e istituzioni perché temono di perdere i segreti officinali e curativi di cui sono custodi. Ma già ora il patrimonio di conoscenze tradizionale è in molti casi un segreto di Pulcinella, preda degli interessi delle multinazionali farmaceutiche che si appropriano delle cure di cui testano l’efficacia. Il Consiglio per la ricerca medica ha creato per questo un centro per le innovazioni mediche che fornisce consulenze sui diritti di proprietà intellettuale. Se un guaritore è disposto a rivelare come è stato preparato un rimedio, racconta ancora il servizio di Leadership, il centro firma con lui un accordo prima di procedere ai test, se il rimedio o il principio attivo sembrano promettenti e si può arrivare a una terapia farmacologica, bisogna firmare un secondo accordo che tutela i diritti.

Ma in attesa che le proposte divengano concrete, le procedure realmente funzionanti e la collaborazione efficace, c’è qualcuno che non ha perso tempo e ha deciso di venire incontro a scienza e istituzioni per conto proprio. Nella provincia del Capo occidentale, Albert Khandekana dirige la Buzani Kubawo Inyangas’ Association: la sua idea, che ha proposto al Ministero della sanità, è di creare un centro per guarit ori tradizionali a Khaelitsha, una township di Città del Capo. Lì i guaritori potrebbero ricevere una formazione comune, si potrebbe sperimentare l’integrazione dei due sistemi sanitari e si potrebbero lanciare campagne di sensibilizzazione sull’Aids, sulle malattie a trasmissione sessuale e sui metodi sicuri di circoncisione. Senza naturalmente dimenticarsi della funzione principale: curare la gente.

PER CONOSCERE MEGLIO I GUARITORI TRADIZIONALI
(da Internazionale)

Nella tradizione africana tanto gli eventi lieti quanto le disgrazie sono il risultato dell’influenza attiva di persone o di spiriti degli antenati. Per questa ragione i guaritori tradizionali godono di un grande prestigio sociale e vengono consultati regolarmente. I guaritori tradizionali possono essere divisi in quattro categorie: iSangoma, iNyanga, uMthakathi e iSayoni. I divinatori (iSangoma) possono individuare la causa di un determinato problema mettendosi in contatto con gli antenati. Poi l’iSangoma indirizza il paziente verso un iNyanga, un guaritore che cura con le erbe. Le piante vengono scelte sia per usi divinatori che per usi medici, anche se la differenza tra queste due pratiche è sempre meno marcata e spesso le figure dell’iSangoma e dell’iNyanga si confondono. Una figura completamente distinta è invece quella dello stregone (uMthakathi) che usa il muthi (i rimedi tradizionali) per danneggiare o addirittura per uccidere le persone. L’iSayoni è l’ultimo tipo di guaritore, che prega per i suoi pazienti e somministra loro medicine a base di cenere e acqua benedetta.


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