Montecopiolo e Sassofeltrio, un divorzio lungo 10 anni – La scheda

Il comune di Sassofeltrio
di MATTEO DE RINALDIS

URBINO – Una Brexit alla marchigiana che dura da quasi dieci anni. Il 24 e 25 giugno del 2007 i comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio tramite un referendum consultivo hanno espresso la volontà di abbandonare la provincia di Pesaro e Urbino per diventare territori della provincia di Rimini. A Montecopiolo la “secessione” ha avuto l’83% di voti favorevoli, a Sassofeltrio l’87%. Un voto che si spiega con ragioni sia geografiche che culturali, come emerso durante la relazione alla Camera della legge. Nonostante il via libera della Provincia di Rimini e della Regione Emilia-Romagna, la proposta di legge non era mai arrivata a votazione in Parlamento. Ultimo step prima del definitivo passaggio dei due comuni.

L’iter della legge

Il passaggio dei comuni da una regione è regolato dall’articolo 132, secondo comma, della Costituzione.
  • 24-25 giugno 2007, a Montecopiolo e Sassofeltrio vince il sì al referendum. Il risultato è iscritto nella Gazzetta Ufficiale numero 158 il 10 luglio 2007
  • 8 settembre 2007, scade il termine di 60 giorni entro i quali il ministro dell’Interno deve proporre il Disegno di legge per dare via alla scissione. In quel periodo, la carica era ricoperta da Giuliano Amato

Dopo il sì al referendum, è necessario che le Regioni competenti esprimano il proprio parere e diano mandato al Parlamento per convertire in legge l’esito della consultazione popolare.

  • 10 aprile 2012, la regione Marche pubblica una nota dove dichiara che non si esprimerà sulla questione
  • 17 aprile 2012, la regione Emilia-Romagna dà parere positivo all’aggregazione dei due comuni
  • 13 giugno 2013, il deputato Tiziano Arlotti presenta la legge in Commissione affari costituzionali
  • 16 ottobre 2014, inizia l’iter in Commissione
  • 12 novembre 2014,  la Commissione affari costituzionali invia la prima lettera per sollecitare il parere della regione Marche
  • 8 luglio 2015, la Commissione invia la seconda lettera
  • 21 ottobre 2015, la Commissione invia la terza lettera

Se la regione Emilia-Romagna nel frattempo si è espressa all’unanimità con parere positivo, la Regione Marche invece ha taciuto. “Abbiamo chiesto per tre volte un parere alla Presidenza del consiglio delle Marche senza ottenere alcuna risposta – ha dichiarato la senatrice pesarese Camilla Fabbri – anzi, ci è stato detto che la regione non avrebbe adottato provvedimenti in merito”. Ma “la mancata espressione non può costituire motivo ostativo alla prosecuzione dell’iter parlamentare” secondo la Fabbri. In soldoni: le Marche non possono fare “melina” all’infinito. Per la regione Marche la colpa è del Ministro dell’Interno dell’epoca (Giuliano Amato): secondo la legge, infatti, la proposta sull’aggregazione dei due comuni all’Emilia-Romagna doveva essere presentata dal Viminale entro 60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del risultato referendario. E così l’iter della legge è andato avanti.

  • 12 gennaio 2016, l’Ufficio di presidenza decide di procedere senza il parere della Regione Marche e dà il via ad audizioni informali di esperti per risolvere la questione
  • 10 marzo 2016, il presidente della Commissione riferisce il parere degli esperti: la mancata espressione della regione non può bloccare la procedura legislativa
  • 23 marzo 2017, la Commissione vota all’unanimità la proposta
  • 27 marzo 2017, la legge arriva alla Camera

La legge dovrà poi passare in Commissione al Senato ed essere approvata a Palazzo Madama. Una corsa contro il tempo, visto che l’attuale legislatura scadrà tra meno di un anno.

 I precedenti

Se la legge dovesse essere approvata, i comuni passati dalle Marche all’Emilia-Romagna diventerebbero nove. Pochi mesi prima del referendum di Montecopiolo e Sassofeltrio, infatti, altri sette comuni avevano votato per passare alla provincia di Rimini: Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello. Per loro, il Parlamento si è espresso in tempi più rapidi, tanto che hanno ottenuto il distaccamento tre anni dopo, il 15 agosto del 2009. La provincia di Pesaro e Urbino ha così perso una superficie di 328 km². È il primo caso nella storia dell’Italia repubblicana di un passaggio di comuni tra due regioni. Dopo lo storico passaggio, la Regione Marche aveva presentato un ricorso alla Corte Costituzionale per chiedere di annullare la disposizione, ricorso bocciato dalla Suprema Corte nel luglio del 2010.